9.12.08

Un ponte "Vecchio"

Gita prenatalizia a Firenze

Per Firenze c'è bisogno di almeno due giorni, anche se è vicino Roma ed anche se si è già visitata. Approfittiamo dunque del ponte dell'otto dicembre. Siccome i centri città amiamo viverli intensamente e comodamente, scegliamo il viaggio in treno ed un alloggio nei pressi della stazione. Qui ci sono diversi bed and breakfast alcuni molto eleganti. Un luogo molto meno anonimo dell'hotel e spesso piu' accogliente. Ne troviamo uno delizioso, gentilmente condotto da una signora inglese molto cortese e finemente arredato. In piu' la colazione a letto con vassoio d'argento non è una spiacevole esperienza. Da qui abbiamo pianificato i nostri itinerari. La prima uscita è sempre, senza una meta precisa, per vedere un pò la città, il centro. Tocchiamo dunque Piazza Indipendenza, con i suoi uccellini che attendono impazienti le molliche del nostro spuntino. Poi da Piazza San Marco seguiamo via Ricasoli fino a raggiungere la cattedrale di Santa Maria del Fiore. Il tuor obbligato ci porta verso la via dello shopping d'elite cioè Via dei Calzolai, per lambire poi Piazza della Signoria, il Ponte Vecchio fino a Palazzo Pitti. A questo punto direi di inoltrarci per il quartiere di San Frediano nell'Oltrarno. Qui scopriamo la meravigliosa Chiesa del Carmine che ospita la Cappella Brancacci, famosissima per gli affreschi di Masaccio e Masolino. Non ne sapevo proprio nulla e devo dire che ne sono uscito entusiasta. Noi che siamo dei grandi camminatori non ci fermiamo qui. Concludiamo il tour del primo giorno passando per Santa Maria Novella con il maestoso interno, e anche qui a contatto con Masaccio e la sua mitica Trinità. Oltre che dalla chiesa rimaniamo stupiti da quello che viene chiamato Cappellone degli spagnoli, una imponente sala capitolare con le quattro pareti completamente e medievalmente affrescate in un ciclo dedicato all'ordine domenicano. Se non c'è molta gente, si può provare con dei gorgheggi a mo di canto gregoriano : l'eco ci divertirà parecchio. La seconda giornata invece è incentrata sulla visita al Giardino di Boboli. Ci vuole una mattinata. Ma vale davvero la pena attraversare questo giardino all'italiana che ha luoghi come la fontana del nettuno, il casino del cavaliere, la grotta del Buontalenti, la Limonaia. Se capitate in una bella giornata poi il godimento è doppio, ma anche in caso di pioggia potreste passare dei momenti piacevoli visitando l'interessante Museo del Costume o quello delle Porcellane. Ma un aspetto non meno importante della vita di una città è la conoscenza degli abitanti, dei luoghi di incontro, dei mercatini, delle prelibatezze culinarie. A questo proposito una gran bella impressione ci ha fatto quel gioiellino di Piazza Santo Spirito, molto italiana per la chiesa agostiniana che la domina, molto parigina per le bancarelle e i bistrot, ma molto toscana per le specialità gastronomiche. La ribollita servita al tavolo e il succulento lampredotto servito dal furgoncino ambulante sono una vera delizia. Ci spostiamo dunque a Piazza Santa Croce, fantastica per la chiesa de " Le tombe dei forti rendono bella la terra che li ospita e spingono a grandi opere" e per il crocifisso di Cimabue, ma in questa gita prenatalizia è allestita, con gran gusto, come un mercatino tirolese. Vi trovi biscotti francesi, un delizioso vino cotto, dei dolciumi viennesi, panini dei piu' vari e ovviamente i piu' diversi oggettini da regalo, molto carini e tuttaltro che "i soliti". La terza piazza che vorrei citare è quella della Santissima Annunziata, anche questa molto elegante di suo, con sullo sfondo l'ospedale degli innocenti e l'omonima chiesa, che ospita un mercato dei produttori biologici toscani. Segnaliamo su tutti il pane fatto in casa col formaggio fresco. Oddio forse ho esagerato con le segnalazioni mangerecce ma sono parte integrante della cultura di un luogo, del presente di un popolo, laddove le pietre rappresentano la cultura di un passato ormai sempre piu' remoto.
Wil

28.11.08

Troppo avanti

Scritti Corsari di P.P.Pasolini

Pasolini, prima di essere un poeta, regista, romanziere è stato quello che si dice un "intellettuale", un uomo di cultura che ha saputo leggere e raccontare il suo tempo. Come non rimanere affascinati da certe sue interviste che mandano ogni tanto, troppo poco, in tv e che è ormai facile trovare su internet. Come non restare a bocca aperta da certi suoi interventi sui giornali che capitavano anche sulle nostre antologie scolastiche. Così mi son fatto regalare questi "Scritti Corsari" che raccolgono alcuni articoli composti dal nostro per il "Corriere della sera" . La sensazione immediata è quella di vedere finalmente squarci di verità che rimuovono le tenebre di ipocrisia e falsità costruite per anni dai poteri forti. Sempre controcorrente anche contro i fintorivoluzionari dai capelli lunghi che non hanno niente di nuovo da dire come nel primo "Il discorso dei capelli" :
Ora così i capelli lunghi dicono, nel loro inarticolato e ossesso linguaggio di segni non verbali, nella loro teppistica iconicità, le «cose» della televisione o delle réclames dei prodotti, dove è ormai assolutamente inconcepibile prevedere un giovane che non abbia i capelli lunghi: fatto che, oggi, sarebbe scandaloso per il potere.
Potenti parole, azzeccate, perfette. Perchè se alcuni riescono a percepire il marcio che c'è nel mondo non è facile renderlo e raccontarlo in questa maniera così spietata e senza alcuna indulgenza. Affascinante la considerazione sul neofascismo dilagante, questo sì veramente pericoloso perchè annienta la cultura che in tanti anni ogni popolo ha messo insieme, ciò che non ha fatto il fascismo vero :
Conosco, anche perché le vedo e le vivo, alcune caratteristiche di questo nuovo Potere ancora senza volto: per esempio il suo rifiuto del vecchio sanfedismo e del vecchio clericalismo, la sua decisione di abbandonare la Chiesa, la sua determinazione (coronata da successo) di trasformare contadini e sottoproletari in piccoli borghesi, e soprattutto la sua smania, per così dire cosmica, di attuare fino in fondo lo "Sviluppo": produrre e consumare.L'identikit di questo volto ancora bianco del nuovo Potere attribuisce vagamente ad esso dei tratti "moderati", dovuti alla tolleranza e a una ideologia edonistica perfettamente autosufficiente; ma anche dei tratti feroci e sostanzialmente repressivi: la tolleranza è infatti falsa, perché in realtà nessun uomo ha mai dovuto essere tanto normale e conformista come il consumatore; e quanto all'edonismo, esso nasconde evidentemente una decisione a preordinare tutto con una spietatezza che la storia non ha mai conosciuto. Dunque questo nuovo Potere non ancora rappresentato da nessuno e dovuto a una «mutazione» della classe dominante, è in realtà - se proprio vogliamo conservare la vecchia terminologia - una forma "totale" di fascismo.
Moderno, attuale, si legge oggi come e meglio di ieri. Per non parlare della celeberrima "Io so"
Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe (e che in realtà è una serie di golpes istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974......
Che dire poi delle considerazioni sulla chiesa, sempre dalla parte del potere, e spesso fuori linea rispetto ai suoi principi cristiani :
La Chiesa non può che essere reazionaria; la Chiesa non può che essere dalla parte del Potere; la Chiesa non può che accettare le regole autoritarie e formali della convivenza; la Chiesa non può che approvare le società gerarchiche in cui la classe dominante garantisca l’ordine; la Chiesa non può che detestare ogni forma di pensiero anche timidamente libero; la Chiesa non può che essere contraria a qualsiasi innovazione anti-repressiva (ciò non significa che non possa accettare forme, programmate dall’alto, di tolleranza: praticata, in realtà, da secoli, a-ideologicamente, secondo i dettami di una «Carità» dissociata - ripeto, a-ideologicamente - dalla Fede); la Chiesa non può che agire completamente al di fuori dell’insegnamento del Vangelo; la Chiesa non può che prendere decisioni pratiche riferendosi solo formalmente al nome di Dio, e qualche volta magari dimenticandosi di farlo; la Chiesa non può che imporre verbalmente la Speranza, perché la sua esperienza dei fatti umani le impedisce di nutrire alcuna specie di speranza; la Chiesa non può (per venire a temi di attualità) che considerare eternamente valido e paradigmatico il suo concordato col fascismo
E molte altre trattazioni, su temi quali omosessualità, aborto, sessualità, potere, laicità, cultura.
Un libro da leggere con calma, su cui riflettere, da cui imparare. Un libro da conservare sul comodino per riprenderlo e ricordare.



24.11.08

Su e giu' per Roma in una fredda giornata

Dall'Appia al Gianicolo

In una fredda domenica, una delle poche dell'inverno romano, si resterebbe volentieri a casa, ma noi "furbi" approfittiamo della pigrizia generale per trovare una Roma assonnata e semideserta da visitare con comodo. Poichè, come si diceva, con il freddo stare all'aperto non è il massimo, si opta per un giro in macchina e poche fermate. La prima fermata è un pò casuale : una vallata verde dentro al raccordo e una stradina di san pietroni , toh è l'Appia antica. Ci troviamo nel tratto che taglia via di Torricola ed avvistiamo un grande sepolcro circolare che, prendendo la guida, par che sia Casal Rotondo. Deve essere la tomba di qualche antica persona importante. Ci sono molte epigrafi, ma non è il caso di leggerle. Comunque ci giriamo attorno per scrutare tutto il possibile. Lungo l'Appia si incrociano alcuni temerari con bici o addirittura dei rari pedoni, e persino delle automobili e ci sembra molto strano: sarà qualcuno che risiede qui in maniera piu' o meno abusiva. Ci ristoriamo e successivamente ripartiamo. Continuiamo a girare a caso in macchina e nei pressi di Viale Trastevere decidiamo di salire su al Gianicolo. Bei viali, bei palazzi, ci fermiamo dunque nei pressi di una grande fontana, monumentale, voluta da Papa Paolo V Borghese, detta poi dell'Acqua Paola, di grande impatto scenico. Oltre la fontana c'è un bel davanzale da cui si gode una vista mozzafiato di tutta Roma. Ma qualcosa non mi convince. La mia guida non è chiara o io non la so leggere, c'è qualcosa che non va, leggo una freccia "Passeggiata del Gianicolo", "mhhh". Forse è il caso di prendere questo breve percorso che sale attraverso un bel giardino e ci porta su un piazzale con al centro la statua equestre di Garibaldi. Quassù si celebra il Risorgimento italiano, vi si incontrano i busti dele camicie rosse dell'impresa dei mille. E pensare che per poco non ci perdevamo il vero "Gianicolo". Siamo ancora piu' in alto ed il panorama di Roma è ancora piu' suggestivo. Restiamo una mezzoretta ed infine ripartiamo. Rigirando dall'Aurelia a Centocelle tutta la città, torniamo finalmente a casa. Davvero una giornata spassosa.

17.11.08

Ho comprato due cd

Paolo Conte: Psiche e Vinicio Capossela: Da solo

Da un pò di tempo ho perso un pò il gusto di acquistare cd nuovi. Costano troppo, è facile scaricarli da internet, anche se adotto il criterio di non farlo mai per album appena usciti, si ha sempre poco tempo per fermarsi un attimo ed ascoltare un disco per intero. Ormai si ascolta una traccia mentre si lavora, in macchina, per strada. L'ascolto è diventato, anche quello, mordi e fuggi. Però ci sono alcuni autori che mi fanno sussultare ancora e quando esce un loro album non posso non comprarlo. Magari aspetto qualche settimana per trovare una buona offerta. Andando al sodo stiamo parlando di Paolo Conte e Vinicio Capossela che, essendo fra i miei preferiti, appena esce un loro nuovo album, e per fortuna ne fanno uno ogni due tre anni, lo compro sempre. Partiamo da "Psiche" di Paolo Conte. Non avevo dubbi, un album elegante, sofisticato, da gustarsi con un cognac invecchiato in qualche night parigino. Le atmosfere sono malinconiche, avvolgenti, sinuose, così come ci si aspetta da un classico come Paolo Conte. Segnalo tra le altre "Velocità silenziosa" che è la magnifica sigla del giro d'Italia o la circense acrobatica e un pò russa "Ludmilla". Bisogna dire in verità che alcune canzoni sono un pò moscette e l'ascolto di tutto l'album traccia dopo traccia potrebbe stufare, quindi consiglio l'ascolto mirato. Anche il nuovo di Vinicio Capossela è molto intimista, questa volta ha messo da parte gli echi di parate, ritmi balcanici, o musiche da circo, è tutto molto soffuso, dolce, delicato. E non è che per questo ci piaccia di meno. Canzoni come "Una giornata perfetta", "In clandestinità" o la fantastica "Il paradiso dei calzini" ti riconciliano col mondo. L'effetto che mi producono è l'affievolimento dell'aggressività che si secerne quotidianamente, il ristoro mentale ed il viaggio verso un mondo malinconico e fatato. Molto piano, ma anche fiati, archi e i curiosi strumenti ricercati : campanellini, mellotron, armonio indiano per ritmi che vanno dal blues, allo swing. Anche qui dunque niente di nuovo ma trattandosi di Capossela è proprio questa la novità.


3.11.08

Dal borgo antico all'outlet moderno

Segni e Valmontone

Domenica di bel tempo di inizio novembre, giornata da impiegare in una gitarella. La meta di questa volta è Segni, paese noto per Lotario di Segni, il mitico Innocenzo III, "protettore" di Federico II. Visto che non abbiamo fretta e visto che amiamo la lentezza, cerchiamo di seguire dapprima la via Prenestina e poi la via Casilina, le due nobili arterie consolari, fin oltre le colonne d'Ercole del Gra scoprendo cosa si cela dall'altra parte. Incontriamo le belle colline dei castelli dalle bronzee vigne e poi il paesino di Colonna, l'antica Labico, fino a giungere a Valmontone. Da qui raggiungiamo Colleferro, cittadina molto estesa, nota ai piu' per l'inceneritore che non passa certo inosservato. Salendo salendo, dopo aver superato una collina castagnifera, priva di abitazioni si giunge al centro abitato. Piu' moderno e mal urbanizzato ai lati, interessante al centro, come tutti i borghi che hanno subito trasformazioni nel tempo. Parcheggiamo e saliamo in vetta. Qui c'è tutta un'area ben attrezza per pic nic con vista sulla Valle del Sacco, quella famosa per gli sversamenti industriali nel fiume, altamente inquinanti, che peccato! Da quassù la vista è strepitosa. Iniziamo la scoperta del luogo, scorgendo subito le antiche mura megalitiche o ciclopiche che cingevano l'acropoli della città. Grossi massi di pietra riscontrabili in varie zone del paese. C'è un'antica cisterna molto vasta dove fino a pochi anni fa si svolgeva la giostra del maialetto che per fortuna del maialetto e sfortuna nostra è stata bandita. Di fronte la bella chiesetta di San Pietro anticipata da una caratteristica scalinata. Antistante la chiesa una piccola piazza ed il vescovato che da centinaia di anni ha sede in questa città, scorgiamo anche un pò di seminaristi che in mezzo al mortorio generale non passano inosservati. Di qui ci si può sbizzarrire a scendere per le stradine scoscese tra le case e le piazzette ma bisogna poi essere energici ed avere gambe forti per risalire. Per trovare la piazza centrale bisogna scendere fino alla porta maggiore e risalire per una stretta e ripida ma suggestiva via principale fino alla cattedrale seicentesca di Santa Maria Assunta. Al bar di fronte ci si può fermare per un caffè e raccogliere informazioni importanti da parte di gentili avventori del locale. L'informazione che ci interessava particolarmente era la strada verso la "Porta saracena" il monumento piu' noto di Segni, che faceva parte delle antichissime mura ciclopiche. Una volta terminata la perlustrazione possiamo proseguire e visto che non è ancora notte e visto che è di strada ci fermiamo al mega outlet di Valmontone per vedere di che si tratta. Bè tutto sommato è meglio di quello che pensavo, con un filino di pregiudizio. Sono casettine in vario stile, realizzate non in muratura, credo in cartongesso, che compongono una piccola cittadina dell'abbigliamento e non solo. I prezzi sono discreti, la scelta è notevole, non si sta al chiuso del grande centro commerciale. L'unico problema è che c'è un sacco di gente, un sacco di macchine un sacco di confusione. Però è una scoperta. Ci ritornerò

2.11.08

Il presente visto da un'aula scolastica

La classe - Entre le murs di Laurent Cantet

C'è stato un film francese che quest'anno a Cannes ha battutto i nostri fortissimi "Gomorra" e "Il Divo". C'è sicuramente una componente campanilistica nell'assegnazione del palmares ma ciò non basta a spiegare il successo di "Entre le murs" tradotto da noi con "La classe". Mossi da curiosità vivissima siamo andati al cinema. Al Tibur a San Lorenzo, uno dei nostri preferiti : comodo da raggiungere, poca confusione, niente popcorn e film pregevoli. La classe è sicuramente un film pregevole innanzitutto per l'argomento affrontato: la scuola, l'educazione degli adolescenti ai nostri tempi. E non è un tema facile, però è un tema strategico. Non è facile perchè la cultura di una nazione cambia con il passare del tempo e l'insegnamento deve adeguarsi senza degradarsi alla culturicchia dell'immagine che è dominante ma senza, d'altro canto, rimanere ancorata ai vecchi schemi da brontosauri. Inoltre cambiano i ragazzi, cambiano i volti, le lingue, le etnie, il loro status socio-economico. Basterà un bravo insegnante, mosso da una passione sincera per il suo lavoro a tirare su una generazione difficile e a traghettarli verso la conoscenza e l'unità sociale? Il film cerca di mostrare tutto ciò con estremo realismo e con la massima naturalezza possibile. E' chiaro che perdendoci lo slang parigino della banlieu, l'argot, perdendoci pure il francese del professore e traducendo sgallettate per "petasses" che, dicono,ha un significato volgare paragonabile a, che ne so, "puttanelle" o qualcosa di simile, non cogliamo tutte le sfumature della sceneggiatura. Ma resta il fatto che "La classe" e' un film simbolico, rappresentativo del presente e come tale va elogiato. Forse è piu' rappresentativo di una realtà come la Francia che ha avuto la colonizzazione e risente dei rigurgiti antigallici delle seconde generazioni di immigrati, che tifano le nazionali dei progenitori alla coppa d'Africa. Ma una situazione simile la si vive in Italia, o negli altri paesi occidentali meta di immigrazione. Il professore, mosso da intento sincero, cerca di sanare una ferita forse insanabile che divide i cittadini francesi "originali" da quelli nati da immigrati. Il compito è arduo e le contraddizioni vengono fuori, così alla fine dell'anno, la ragazzina che dice di non aver imparato nulla da quell'anno scolastico è un'immagine sconfortante che deve farci riflettere. Il film non ci da risposte, non ci risolve problemi, ci mostra uno spaccato di verità e ce lo lascia interpretare. Restano le facce, gli sguardi, le grida, i battibecchi tra studenti e professore, tra le mura di una classe scolastica della periferia parigina.

26.10.08

Tre donne borghesi

Una donna spezzata di Simone de Beauvoir

Anche questo è un libro che ho letto perchè ce l'ho e perchè alcuni autori, che si sentono citati e ricitati in piu' occasioni, mi viene il desiderio di approfondirli. E così Simone de Beauvoir, il femminismo, Jean Paul Sartre, Parigi, il '68, bè sì vediamo. Mi ritrovo, dunque, tra le mani questo "Una donna spezzata" , tre racconti, tre donne borghesi, alle prese con crisi e riflessioni sulla loro condizione di persone di mogli e di madri. Il primo è quello di una donna tradita dal marito, che vorrebbe essere superiore ed accettare la cosa con maturità, parlandone, elegantemente, ma ovviamente non ci riesce, non si può. E' sfiancata, spezzata da ansie, angosce. Cos'ha questa amante piu' di lei? E' piu' bella, piu' giovane, piu' arrivista, più in gamba? E così via, tutta una serie di domande, magari le solite domande diremmo, visto che la vicenda è analoga a quelle di molte fiction o telenovelas o soap operas di oggi, ma la scrittura è molto piu' intellettualoide ed un pò meno patinata. Il secondo racconto è già piu' interessante, la vicenda si fa politica, c'è una madre insofferente perchè il figlio si adegua ai tempi, rinunciando ai propri ideali di sinistra condivisi, in passato, con la madre, sposa una ragazza alla moda, ricca, arrivista con un suocero che lo piazza in un bel posto di lavoro. Crisi col marito che è sempre piu' arrendevole alla vecchiaia che avanza e sempre meno combattivo e piu' tollerante ed aperto nei confronti del figlio, mentre l'intransigenza della protagonista crea dei muri insormontabili. Piu' affascinante, piu' intricato e di scrittura piu' complessa, forse il piu' bello dei tre. Il terzo invece è un monologo disperato, gridato, di una donna anziana, ormai sfatta dalla solitudine, dai tradimenti e dal suicidio della figlia. In definitiva, tre persone, che si sfogano contro la loro condizione di impotenza, contro gli uomini, contro se stesse. Però quello che si nota è che il punto di vista è sempre borghese, intellettuale, filosofico. Si potrebbe pensare che sono riflessioni di chi sta bene con i soldi e può permettersi di non lavorare e pensare a queste cose. D'altra parte dobbiamo inquadrare l'opera nell'epoca in cui è stata scritta perchè letta ora magari perde molto della sua energia. Comunque si fa leggere, scorre e presto è finito e se ne può iniziare un altro.

29.9.08

Commedia arzilla

Il pranzo di ferragosto di G. Di Gregorio a Piazza Fiume.

Che piacere quando ti scontri con questo genere di film. Gradevole, scorrevole, leggero, pulito, una vera rarità. Il bravissimo Gianni Di Gregorio, che come attore si rivela formidabile, ha inventato una storiella perfetta, di raro candore. Metti quattro vecchiette arzille ed un bamboccione un pò in là con gli anni, metti un quartiere come Trastevere a Ferragosto e d'incanto ti ritrovi una commedia divertente e scansonata come non si ricordava da anni. In un festival veneziano che quest'anno è parso ai critici molto scarso, si è fatto strada questo film spumeggiante di cui hanno subito iniziato a parlare. Si tratta di una piccola produzione, fatta con pochi soldi, che ha avuto la luce grazie al regista di Gomorra, Matteo Garrone e che è diretto da uno dei suoi sceneggiatori, il protagonista Gianni di Gregorio. Subito uscito in poche sale ha mietuto consensi su consensi, perchè è impossibile resistervi. Così si decide di impiegare un bel sabato pomeriggio di fine settembre a piazza Fiume, un pò alla Rinascente, visto che giusto che sei lì devi accoppiare l'utile al dilettevole e successivamente al Mignon, uno dei miei cinema preferiti. Dopo due ore passate tra borse, borsette, ombrelli, abiti e profumi puoi gustarti un pò di aria di una delle zone che preferisco a Roma, magari un bell'aperitivo e subito dopo entrare in sala. L'idea è gagliarda, ma l'interpretazione di questi attori improvvisati è superiore delle attese. Un signore sessantenne che vive con la madre, alcuni suoi amici che non sanno dove piazzare le loro di madri per il ponte ferragostano e il film è fatto. Il protagonista poi è davvero un "personaggio" : elegante ma bevitore, abile in cucina, un romano di una volta. Bei dialoghi, bravissime le vecchiette, una un pò nobildonna, una con un pò di demenza senile, un'altra impasticcata e messa a dieta dal figlio, un'altra ancora passionale ed amante del divertimento e se ci aggiungiamo pure l'alcolizzato amico barbone del protagonista, carinissimo abbiamo messo su un bel gruppo. Il luogo, la magnifica vuota Trastevere d'estate è una cornice magnifica ed anche metaforica. Esci e ti senti quella sensazione di buonumore che fa tanto bene di questi tempi.

26.9.08

L'isola letteraria

L'isola di Arturo di Elsa Morante.

Come scelgo i libri da leggere? Tra quelli che ho acquistato e non ho ancora letto, che sono sempre tanti, in genere preferisco cercare tra quelli piu' antichi. Quelli che hanno piu' polvere. Uno di questi è L'Isola di Arturo che stava lì da tre quattro anni, e poi mi piaceva qualcosa di ancora estivo e scorrevole, prima dell'arrivo dell'inverno. In inverno mi darò al librone lungo e pesante.
Dopo essermi appassionato e avere quasi pianto su "La storia", quest'altro romanzo di Elsa Morante non mi ha troppo entusiasmato. Credo che possa appassionare piu' gli adolescenti o un pubblico femminile, visto che tratta temi piu' aderenti a questi contesti. Certo, la mia lettura distratta e poco regolare, non mi ha aiutato nel calarmi nella trama e partecipare attivamente ai moti emozionali del protagonista. D'altra parte a tratti ho subito il fascino della crescita di questo bambino isolano ma in altri momenti mi ha annoiato. La prima fase del romanzo ha con sè il tema dell'avventura, il ragazzino solo sull'isola deserta, bella ed incontaminata, che si cresce da sè, che fantastica su letture mitiche, su viaggi salgariani inseguendo il mito del padre-eroe. Nella seconda invece c'è la crescita, la delusione delle proprie speranze, c'è l'amore, sotto forma di un erotismo torbido, adolescenziale, edipico e c'è il dolore. C'è un miscuglio fascinoso tra realtà e leggenda, a favore del sogno e dell'immaginazione nella prima parte, a favore della delusione per gli ostacoli da affrontare nella triste realtà, nella seconda. Un romanzo di formazione diremmo, ma c'è qualcosa di mistico, di atavico, di primordiale che lo rende diverso dagli altri. Bei personaggi, fortemente caratterizzati, dal nostro protagonista Arturo, al padre, l'indecifrabile Whilelm, alla Nunziatina, giovanissima moglie e madre, snodo cruciale del romanzo. Strane cose, cose strane per noi che appena si parla di "Isola" e di personaggi pensiamo subito a Simona Ventura, Vladimir Luxuria, Belem e compagnia bella. Strani tempi i nostri.

15.9.08

Weekend agrotermale

La maremma e le terme.

Accoppiata vincente di un fine settimana di grandi festeggiamenti. Non è molto lontano, è un posto nuovo da visitare, scegliamo come alloggio, un agriturismo immerso nella natura. Siamo a Manciano, un comune sterminato, il centro abitato è distante almeno trenta chilometri dal luogo in cui troviamo il cartello stradale. Non si vede un'anima, campi e campi coltivati ed ogni tanto di qui o di là un'azienda, che è anche e sistematicamente un agriturismo. Sembra lontana Roma da qui, nel senso che è lontana la modernità del cemento. Abbiamo scelto bene. Ma il tempo non è clemente, pioggia, temporali, lampi, tuoni, non manca niente. Per la prima sera ci ristoriamo con un pò di specialità culinarie. Da queste parti va forte l'acqua cotta, una brodaglia gustosa, un minestrone rinforzato da uova e pane raffermo, poi si degustano ottimi primi, al sugo di lepre o di cinghiale o di anatra, sapori rustici, e poi le mitiche grigliate con bistecche di manzo e salsicce di maiale. Se ci mettete anche del buon vino della casa non c'è da lamentarsi. Ma descriviamo subito la giornata dedicata alle terme di Saturnia, tanto note, scopriremo perchè. Ci vuole un pò per arrivarci, da Manciano, ed è consigliabile godersi il viaggio andando piano con l'auto. Poco prima della meta scorgiamo, con meraviglia, le cascatelle, delle piccole pozze di acqua termale in uno scenario agreste fantastico. Lo stabilimento ufficiale è molto ben organizzato. Ci sono gli spogliatoi, la cassetta per mettere portafogli, chiavi ed effetti personali. Ci si spoglia e subito si è ai bordi dell'immensa serie di piscine d'acqua calda che è Saturnia. Dopo il primo tuffo, ah, si gode, ma proprio tanto, ah che piacere. Se non ci si va non si immagina, di piscina in piscina, idromassaggianti, funghi, acqua alta, bassa, media non ci si stanca mai. E si fanno le cinque e ancora non si vuole uscire, neanche con la pioggia che ti cade in faccia. Qui bisogna tornare di quando in quando.
Per la serata invece siamo ospiti della "Festa delle cantine" di Manciano che si svolge nel centro storico. Disseminate per tutto il borgo, che si dipana, come tutti i paesini collinari, in maniera piramidale, le cantine, piccole grotte, colme di vino e prodotti tipici che vengono distribuiti ai visitatori in cambio di una piccola offerta. Diversificando l'assaggio, da cantina a cantina ,dai fritti di vario tipo, all'acqua cotta, alle bruschette, ai fagioli,ai panini con salsiccia, dolci e via dicendo ad accompagnare le leccornie si esibiscono gruppi musicali e cori poco piu' che improvvisati. Le canzoni, di quelle che la goliarda piu' irriverente ama di piu', tipo le varie "Le osterie" oppure una che par si chiami "La norma", oppure "El torero" tutte a sfondo sessual-novat. Divertente, irriverente ed inebriante... Una sana mbriacata come quando si era giovani, rinvigorisce.
Per il giorno di partenza torniamo alla cultura, scegliamo di passare la mattinata presso un vicino borgo , Pitigliano, arrocato in maniera strepitosa su un blocco di tufo. L'impatto è notevole, soprattutto se si viene da Manciano, fermandoci un chilometro prima di arrivare, presso una chiesetta, da dove si può fare una bella foto, c'è pure un bel gattone che si lascia accarezzare dai turisti. Pitigliano è un borgo affascinante, come ce l'aspettiamo noi, turisti della domenica, con stradine strette, case antiche con i fiori sui balconi e alle finestre, chiesette carine. Pitigliano è detta "La piccola Gerusalemme" per la sua tradizione ebraica che risale al '400. Conserva un piccola il ghetto, con la sinagoga ed un museo di cultura ebraica con gli ambienti originari della tradizione. Come non citare poi palazzo Orsini, situato al centro del paese con la sua importante mole. Ma soprattutto, essendo un weekend dedicato al relax e agli ozi, abbiamo apprezzato i negozi di prodotti tipici, acquistando miele, legumi e formaggi. Insomma un weekend rilassante e gustoso

8.9.08

Giornata europea della cultura ebraica

Visita alla sinagoga di Roma

Con l'occasione della giornata europea della cultura ebraica cogliamo l'occasione per tornare al ghetto di Roma. Posto passeggiosissimo, luogo importante della tradizione romana, ma ahimè, legato anche ai tristi ricordi delle deportazioni naziste. Ogni anno, da alcuni anni, c'è questa manifestazione, distribuita nelle varie città d'Italia che hanno delle importanti tradizione giudaiche.A Roma, non mancano le iniziative. In questo giorno è possibile visitare anche per i "gentili" la sinagoga o tempio maggiore che si vede dal lungotevere e gratuitamente. Arriviamo nel tardo pomeriggio e la prima impressione è che c'è un servizio di sicurezza che manco fossimo terroristi, ma si sa, questi hanno nel dna i cromosomi del Mossad. E allora passateci metal detector e guardateci di sguincio tanto noi non abbiamo intenzioni velleitarie. Si scende nel museo della storia ebraica romana, ma ci fermiamo poco perchè sta per partire la visita guidata al tempio spagnolo. Qui ci sediamo, indossiamo la kippà, i maschi soltanto, e ascoltiamo. Sefarditi, Askenaziti, rito spagnolo, rito romano, le cinque scole, la scola catalana sono alcune tra gli argomenti illustrati dal ragazzo che ci fa da Cicerone. A me viene in mente il romanzo di Bassani, i passaggi iniziali, e cerco di associare le immagini del libro agli spazi del tempio spagnolo. Una cosa che non sapevo affatto è che il ghetto storico in pratica non c'è piu' perchè demolito ai primi del novecento in quanto fatiscente e malsano e situato ad un livello stradale quasi all'altezza del Tevere. Soddisfatti delle nozioni acquisite, ci trasferiamo dunque nella sinagoga piu' nota, edificio ai limiti del massonico, un pò art nouveau, non è che sia molto aggraziato, soprattutto l'interno, c'è un certo gusto assiro-babilonesem, non so, non ispira certo meditazione, ma anche qui ascoltiamo, in massimo silenzio e senza scattare foto, i racconti di una signora dalla severità che potrete immaginare. Colmata questa lacuna quindi sulla comunità romana giudaica, che è un pò quella che abita Roma da sempre, possiamo tornare per le strade del ghetto (quello moderno) e fermarci presso il portico d'Ottavia, per mangiare qualche specialità kosher, c'è la ressa però, e terminare la nostra passeggiata.

2.9.08

Ritorno a Subiaco

Visita ai monasteri benedettini

Qualche tempo fa avevamo lambito Subiaco, cittadina ai piedi dei monti Prenestini, senza addentrarci nei suoi luoghi piu' noti. Ed ecco che ora possiamo finalmente visitare, c'è pure un bel sole, i santuari che tanti "peregrini" apprezzano. Prima fermata al ponte San Francesco, poco prima di giungere in città, un bel ponte medievale sull'Aniene. Si da il caso che oggi, su questo fiume ci sia una gara di pesca, pescatori da tutta Italia con famiglie al seguito alle prese con la pesa del pescato. Risaliamo il fiume fino alla chiesa di San Francesco, purtroppo è chiusa, ci fermiamo un pò, qui si respira una buona aria e c'è molto verde. Si sta bene. Ma dirigiamoci verso gli obiettivi della giornata. Saliamo verso San Benedetto, il monastero incastonato nella roccia. Troviamo dei bravi volontari che ci accompagnano per una visita guidata "che è meglio" come diceva il puffo quattrocchi. L'ingresso è suggestivo, si passa subito alla Chiesa superiore che è meravigliosamente affrescata da pittori senesi del trecento, quindi si scende alla Chiesa inferiore, piu' antica e attigua alla grotta di San Benedetto, dove il santo si ritirava in eremitaggio. Ci viene indicato un celebre dipinto rappresentante San Franscesco, l'unico senza aureola perchè rappresenta il fraticello di Assisi ancora in vita. Altro interessante dipinto che ho notato è quello di Innocenzo III, uguale a quello che avevo nel libro delle medie. Il mitico Innocenzo III, Lotario di Segni, papa di San Francesco, "protettore" di Federico II. Tornando ai monasteri di Subiaco, terminato il giro, scendiamo fino al monastero di Santa Scolastica. Qui, ancora visita guidata, il complesso è l'unico rimanente di una serie di monasteri seguiti alla venuta di San Benedetto da queste parti, quindi è piu' antico rispetto all'altro precedentemente descritto, ma è stato, negli anni, piu' volte restaurato. Conserva diversi chiostri interessanti, da quello cosmatesco con le colonnine scolpite, a quello gotico, con un'interessante pozzo fino a quello rinascimentale. La chiesa non l'abbiamo vista, a causa della lunga messa in corso, ma abbiamo apprezzato il bellissimo campanile. La parte piu' bella di queste visite ai monasteri però è la sosta allo spaccio. E non posso fare a meno di prendere delle caramelle aromatizzate al rabarbaro, ma qui ci sono creme, unguenti, cioccolate, mieli, tisane. Tutti prodotti dal profumo accattivante, che riportano ai tempi delle antiche farmacie medievali. Ed e' sempre un piacere.
Wil

1.9.08

Tra i rioni di Roma c'è la Garbatella

Una pizza diversa

A Roma, il sabato sera, se non vai al centro, se non vai a Piazza Navona o Fontana di Trevi a Campo dei Fiori o a Trastevere, non è che ci siano molti luoghi dove puoi fare una bella passeggiata. O almeno non ti vengono in mente, così, su due piedi. Ma se ci pensi bene e hai voglia di scoprire la città puoi puntare su una serie di rioni storici che, pur non molto frequentati dalle masse, e pur se non ci sono molti negozi, bancarelle, gelaterie, pizzerie , sono interessanti da visitare. In questo sabato di fine estate abbiamo scelto Garbatella, citata spesso come esempio di eccellenza urbanistica. Si va un pò prima di cena, così c'è ancora un pò di luce e ci possiamo godere il paesaggio. Si può parcheggiare dalle parti di Circonvallazione Ostiense presso il famoso albergo Rosso, fantastica costruzione, recentemente ritinteggiata, presso piazza Biffi. Di qui ci si può addentrare nel quartiere e ammirare le scalinate, i cortili, le piazze, le case, i giardini. Un esempio di urbanizzazione fatta a misura d'uomo, al contrario di quello che è successo in Italia, dagli anni sessanta in poi. Negli anni del boom e ancora oggi non si segue piu' un ordine, un piano armonico, ma si costruisce come viene, senza regole, seguendo soltanto le convenienze di questo o quest'altro palazzinaro di dubbio gusto. I nostalgici del fascismo troveranno un motivo in piu' per celebrare il duce osservando queste pietre, costruite durante la sua dittatura, ma bisogna pur ricordare che qui venivano ammassati, gli abitanti dei quartieri del centro, sfrattati forzatamente dalle loro abitazioni. Ma torniamo alla passeggiata, che prevede il passaggio presso gli altri alberghi popolari, quindi la sbirciatina di un pò di case private, chissà quanto costano, e il passaggio per la piazza del "bar dei Cesaroni", anche se provo ribrezzo per il modo con cui ho ribattezzato piazza Giovanni da Triora e il suo Roma Club Garbatella. C'è anche il mitico Teatro Palladium, altra costruzione arrotondata in equilibrio col quartiere e poi Piazza Brin detto il pincetto della Garbatella, e finiamo con un gelato nella bella piazza Sant'Eurosia. Ma, dimenticavo la pizza. Sì abbiamo trovato e provato un locale, carino, popolare, molto informale, pieno di gente, di ogni età. Si è mangiato bene, abbondantemente e si è pagato poco. Non fanno la fattura ma per il resto un'ottima pizza. Si può passare una serata diversa, dunque, impegnandosi un pochino ed avendo un pizzico di curiosità.

18.8.08

Un'oasi per l'anima

Fermata a Posta Fibreno

Questo è un piccolo post per un piccolo posto dove siamo stati per poco tempo, ma quel tempo è trascorso così bene che il post grazie al bel posto diventa un bel post. A parte i giochi verbali vi voglio raccontare di una località, il lago di Posta Fibreno, scoperta per caso durante un viaggio di attraversamento dell'Italia da ovest verso est, dal Tirreno all'Adriatico. Trovandoci nei pressi di Sora, sulla Cassino-Avezzano abbiamo seguito l'indicazione Lago e dopo pochi chilometri ci siamo ritrovati presso un'area attrezzata per pic nic, sulla riva di un incantevole specchio d'acqua. Bene, zona quasi disabitata, non si vede nessuno, pace e silenzio, però appena ci vedono arrivare con panini imbottiti, sbucano dall'acqua delle simpatiche paperelle, non saprei dirvi il nome scientifico, che dimostrano di avere una fame da lupi. L'acqua invece è di un freddo che piu' freddo non si può. Anche se siamo in pieno agosto, è difficile introdurre piu' di un pezzo di piede in acqua. Si sta proprio bene, restiamo un pò e pensiamo che qui ci si può tornare. Avendo piu' tempo potremmo visitare tutta la riserva ed osservare la fauna selvatica protetta, da diversi punti del lago che non è piccolo. Ci sono delle barche, magari si possono noleggiare. Prima di ripartire sorseggiamo un ottimo caffè in un baretto di quelli che non si vedono piu' da decenni, con delle persone gentili pronti ad illustrarti il territorio. Noi apprezziamo ma dobbiamo andare.
Per saperne di piu' http://www.parks.it/riserva.lago.posta.fibreno/

14.8.08

Due piccoli libri

Diario di un killer sentimentale di L.Sepulveda e
Colazione da Tiffany di T. Capote

Per quest'estate ho sentito il bisogno di letture non troppo onerose sotto il profilo dell'impegno. Anch'io ho bisogno di racconti veloci, intriganti, che scorrano, senza richiedere troppe risorse all'intelletto. E allora ho pescato dalla libreria due piccoli romanzi o due lunghi racconti che avevo acquistato già da alcuni anni. Ho iniziato con Sepulveda, autore che ultimamente è poco in vista, almeno in Italia, dopo il successo che ha avuto qualche fa. Comunque "Diario di un killer sentimentale", inizia come un thriller da cui sembra non ti aspetti granchè, ma superata la prima metà inizia a prenderti in maniera incredibile. La costruzione è molto cinematografica, come un film di spionaggio alla James Bond, o come credo che siano i film di James Bond non avendone mai visto uno, ci sono traffici di droga, spie internazionali, scagnozzi, mandanti, valigette e poi c'è l'amore passionale che fa di un killer infallibile, un morto che passeggia. Davvero equilibrato nella struttura, nella descrizione dei personaggi, nell'analisi psicologica del protagonista. Non si rimpiange. Invece, ho trovato un pò deludente questo famosissimo "Colazione da Tiffany" di Capote, che ovviamente è piu' famoso per il film che per il libro. Deludente per forza, perchè chissà cosa ti aspetti da questa Holly Golightly , resa immortale dall'interpretazione di Audrey Hepburn, ed invece, in fondo, probabilmente perchè i tempi son cambiati, lo considerei un simpatico racconto e niente piu'. Comunque si fa leggere, non l'ho buttato dalla finestra. E poi non si può non conoscere la piccola, dolce, ingenua e al tempo stesso energica e svampita creatura incastonata come un gioiello di Tiffany nella mitica New York degli anni '50. E quindi l'ho letto, a tratti appassionandomi, anche per gli imprevisti colpi di scena, in verità un pò assurdi (ed è un merito), a tratti ammorbandomi, ma non si ha il tempo di fare queste considerazioni che la lettura finisce e subito si dimentica. Magari vedendo il film...

3.8.08

Nella terra di San Francesco

Visita ad Assisi

Appuntamento ricorrente e gradito nella nostra storia di peregrinazioni, vuoi per il significato spirituale, vuoi per l'aspetto paesaggistico, artistico e storico della cittadina umbra, quest'anno in concomitanza con l'arrivo della marcia torniamo ad Assisi. E piu' che mai fa caldo, molto caldo. La prima impressione è questa. Il caldo rallenta i movimenti e fa sudare. Però è agosto e non ci possiamo lamentare. Per l'alloggio si sceglie al solito Santa Maria degli Angeli, zona piu' tranquilla rispetto al centro storico, tra l'altro meno costosa e piu' agevole con la macchina. Anche se bisogna dire che dal punto di vista dell'accoglienza non sempre si trova il meglio. Queste qui son persone che, col miracolo turistico che si sono ritrovati, hanno trasformato le loro case in alberghi per mettere su un' impresa redditizia grazie al santo. Ma non tutti hanno una preparazione da albergatore e spesso sono indisponenti, ma vabbè noi ci accontentiamo e lasciamo passare. Passiamo alle tappe. Iniziamo con San Damiano, oasi di pace tra gli ulivi, importante per la storia giovanile di San Francesco, qui sentì il crocifisso dire : "Vade Francisco et repara domum meam", qui compose il Cantico delle Crature, ma qui hanno vissuto per diverso tempo anche Santa Chiara e le sue Clarisse. Un breve ed interessante percorso si snoda all'interno del convento. Ci sono molti frati e molti pellegrini che si rivedono in questi giorni in occasione della marcia francescana. L'arrivo della marcia è l'evento che ogni 2 agosto si compie a Santa Maria degli Angeli. Schiere e schiere di camminatori, da ogni parte d'Italia, ma anche dall'estero, giungono qui dopo una marcia a piedi di molti chilometri, per raccogliersi nella Porziuncola. Ma proseguiamo nel racconto dei posti da vedere. Salendo verso il Subasio c'è l'eremo delle Carceri complesso francescano restaurato da San Bernardino da Siena. Addentrandoci poi nel borgo antico di Assisi, ci si potrebbe soffermare su una quantità enorme di edifici chiese e palazzi, tutti ben restaurati, ma ne citeremo solo alcuni, la prima fermata è la chiesa di Santa Chiara con la sua bellissima facciata. Ma subito dopo si va diritti al cuore di Assisi, alla basilica di San Francesco (superiore ed inferiore) e qui c'è poco da dire che non sia stato già detto, ci vorrebbe molto tempo per visitarla adeguatamente ed una enormità di righe per descriverla in tutti i suoi affreschi che non sono solo Giotto, ma anche Cimabue e Simone Martini. E poi la visita è anche di tipo mistico o meglio spirituale, c'è la tomba di San Francesco e ci fermiamo un pò per una preghiera. L'ultima chiesa che vediamo è San Pietro la piu' antica di Assisi, romanica, l'unica prefrancescana. Abbiamo fatto un bel giro, con questo caldo, può bastare. Però non disdegnamo una visitina serale a Corso Vannucci a Perugia, per lo struscio serale con gelatino presso la fontana Maggiore.

30.7.08

Micol, ma perchè?

Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani

Per la serie un libro per l'estate, anche se molto malinconico, "Il giardino dei Finzi Contini" capita a fagiolo, si fa leggere tutto d'un fiato e appassiona. Senza però essere una quisquilia estiva, contiene, nascosto sotto uno strato di leggerezza che non è banalità, un sottobosco di storia italiana a cavallo tra fascismo, guerra e leggi razziali. Ambientato a Ferrara, emblema di Ferrara, questo libro fa senz'altro venir voglia di visitare la città estense. Si gusta tra l'altro l'atmosfera d'altri tempi, i modi di persone raffinate, il piacere di una passeggiata nella bella villa dei signori della città ed il tennis e la bicicletta che a Ferrara è ancora molto in voga. Però ciò che appassiona è certamente la storia di amore inconclusa, sospesa nel tempo, incompiuta. Bè non tutte le storie possono avere un lieto fine, è spesso stucchevole vedere films o leggere storie che si concludono nel migliore dei modi ma ci si può rimanere male. C'è l'incontro casto, l'innamoramento adolescenziale, la ragazzina carina ma tremenda, di famiglia di antico lignaggio che fa invaghire il diligente ragazzo borghese, c'è il rifiorire di questa amicizia covata, c'è poi l'aspettativa per la riuscita della storia d'amore costruita a tavolino ma poi niente! Non va! Micol non vuole, magari le piace il Malnate. Eppure sembrava interessata. Mah! Al di là di questa piccola delusione, lo stile di Bassani è coinvolgente, molto cinematografico. La sua erudizione classica, la sua appartenenza alla classe agiata e alla comunità israelitica ne contraddistingue gli argomenti. Così tra i luoghi di questo romanzo troviamo la sinagoga, le città universitarie di Bologna, Milano e Venezia, la fastosa villa al centro di Ferrara con l'enorme giardino in cui si svolgono le vicende di Alberto, Micol, del Malnate e del nostro narratore. Ed inoltre è interessante scrutare la vita degli ebrei italiani sotto le leggi razziali nella fase iniziale, capire l'evoluzione dei legami con il regime perchè molti ebrei hanno, in molti casi, in prima istanza, aderito al fascismo o almeno simpatizzato. Dunque sono molti gli ingredienti di questa lettura, che consiglio a tutti.

29.7.08

Cinque terre e anche di piu'

Liguria di ponente

Vi racconto di una vacanza estiva molto interessante. Un'itinerario azzeccatissimo, deludente soltanto nella parte finale. Patrimonio dell'Unesco e centro turistico importante, abbiamo pensato di visitare le cinque terre e i dintorni per fare dieci giorni tra mare e cultura. Gira e rigira per google maps e siti turistici liguri, abbiamo stabilito la base a La Spezia, da qui sembra si possano raggiungere agevolmente tutte le località da visitare. Ed il primo risultato gradevole è che La Spezia oltre a confermarsi strategica è proprio una bella città. Abbiamo trovato un ottimo alloggio ad un buon prezzo nei pressi di via del Prione, la strada dello struscio spezzino, la stazione a due passi ed il mare a tre. Dicevamo che da qui si possono fare molte escursioni, per molti diversi itinerari. La prima è verso il lato destro del golfo dei poeti ossia Porto Venere, località iperchic. E' preannunciata da una piccola località graziosa detta, non per altro, Le Grazie, con un porticciolo ed una piccola baia, qui si sta benissimo. Si sta meno bene a Porto Venere che è iperaffollata, non si trova un parcheggio manco a pagarlo e bisogna lasciare la macchina molto lontano. Però tralasciando la parte marinara, non c'è molto sole e poi so tutti fighetti in suv e villetta per un metro di spiaggia, si può salire al borgo genovese e qui ci troviamo davanti ad uno spettacolo straordinario. La chiesetta di San Pietro su uno sperone roccioso che da sul mare aperto, qui dove il poeta Byron si tuffava per lunghe nuotate fino a San Terenzio, qui si vede la piccola isola di Palmaria e lassu' in cima la rocca dei Doria che, a passi tardi e lenti, viste le scale da fare, non manchiamo di visitare. Il paesino poi è ovviamente delizioso, tipico borgo marinaro, negozietti, pesto, olio, artigianato. Dicevamo che La Spezia è un posto strategico per raggiungere i cinque paesini a picco sul mare chiamati cinque terre, c'è infatti un treno che in pochi minuti ti porta direttamente in spiaggia. Si parte da Riomaggiore, prima fermata, con le famose barchette colorate, da cartolina, tanti turisti soprattutto nordeuropei, ma fare il bagno è pressochè impossibile, mentre è possibile iniziare il tuor delle focaccerie che ci accompagnerà per tutta la vacanza. La focaccia è la cosa piu' buona che c'è da queste parti, con le cipolle poi è la morte sua, ma anche al pesto, con le patate, olive e chi piu' ne ha piu' ne metta. Da RioMaggiore parte anche il percorso pedonale piu' famoso delle cinque terre, ossia la via dell'amore che conduce fino a Manarola, un quarto d'ora a passeggio, con vista mare meravigliosa fino al secondo paesino. Manarola è ancora piu' piccola di Riomaggiore, ma altrettanto carina, se non di piu', e c'è spazio anche per bel un tuffo, magari senza salire sullo scoglio, che noi siamo codardi! Si può ancora proseguire, ma qui il cammino è lungo, quasi un'ora, sotto il sole e tra la vegetazione profumata della macchia mediterranea, per giungere alla terza terra, Corniglia. E' bello fermarsi in una spiaggetta di pietre che la anticipa, molto suggestiva e poco popolata, attenzione che le onde possono essere vivaci. Altro borghetto carino è Vernazza, piccola, piccola, ma è dotata di una spiaggetta carina, con la sabbia e di una bella chiesa. Il posto piu' famoso delle cinque terre però è Monterosso, che è la località piu' grande ed ha anche rimandi letterari importanti, si pensi alle poesie dedicate al mare di Montale, che qui visse l'infanzia. Ma la casa di Montale non sono riuscita a trovarla nonostante l'impegno.... comunque ho individuato la zona. Faticosa, ma vale la pena l'ascesa al convento francescano, un'oasi di frescura da visitare nelle ore calde, c'è anche il piccolo cimitero del paese. Anche nel borghetto di Monteroso è piacevole passeggiare tra i mercatini artigianali, tra le belle casupole e le scalette e le salite e le discese. Ma tornando al mare, vi devo dire che si sta benissimo anche in spiaggia, specialmente in quella un pò piu' rocciosa che magari è piu' nascosta e selvaggia ma è indicata dalla riconoscibile statua di un gigante che sorregge un masso. Qui si può stare per ore. Un'altra giornata è stata dedicata al golfo di Portofino, raggiunta in macchina sulla statale tra i monti liguri, su e giu' fino alla meritevolissima Santa Margherita, ma quanta fatica!! Meglio l'autostrada. Comunque a Santa Margherita c'è il traghetto verso il golfo, e come prima tappa scendiamo presso l'abbazia di San Fruttuoso, un piccolo gioiello, ben tenuta, peccato che non ci siano piu' i frati. Al ritorno ci fermiamo a Portofino ed ammiriamo il famoso porticciolo,c'è solo quello, senza stupirsi piu' di tanto visto che non è piu' bella degli altri posti già visti, ci stupiamo invece un pò per i fastidiosi enormi yacht che vi parcheggiano. Altro giorno, altra escursione : Sarzana, bella città dell'entroterra spezzino, dall'urbanistica ordinata mitteleuropea, bei palazzi sette-ottocenteschi, notevole la chiesa di Santa Maria che una cittadina attenta, un pò curiosa per la verità, ci indica descrivendoci il crocifisso del maestro Guglielmo, tavola del 1138, lì conservato. La visita si completa con la fermata alla cittadella o fortezza Firmafede, utilizzata anche per concerti e per il famoso festival della mente; inoltre non può mancare una perlustrazione, fuori città, alla fortezza di Sarzanello, tipico castello delle fiabe, ben tenuto e situato su una verde collina. Scendendo di nuovo al mare visitiamo Lerici, lato est del golfo dei poeti, che contiene tutte le migliori caratteristiche dei borghi marinari liguri. Tornando alla città che ci ha ospitati, La Spezia, le vorrei dedicare un pò di spazio perchè davvero siamo stati bene, come non citare la passeggiata al porto, l'arsenale militare, o il castello San Giorgio o via del Prione o soprattutto il ristorante Da Sandro dei fratelli D'Angelo che abbiamo scelto ripetutamente per l'ottimo rapporto qualità prezzo. L'ultima parte della vacanza la passiamo a Genova, città importante, il centro storico piu' grande d'Italia ricca di storia, di mare, di architettura. Genova però ci ha deluso, quelle stradine, quei famosi vecchi carrugi, sono pieni di cacche di cane, di piccione, abbiamo visto anche dei topini, sputazzi e sporcizia per terra, persone poco raccomandabili, mignotte ed insomma, molto degrado. Molto piu' che in altri posti e di posti ne abbiamo visto. Quindi salvando la zona del porto vecchio di Renzo Piano e l'acquario che è sempre un piacere, com'è un piacere andare a Via del Campo presso il negozio dedicato a Fabrizio De Andrè, ma il resto, la visita delle bellissime chiese, dei bei palazzi della repubblica marinara è resa difficile dal contorno prima descritto. Poi se becchi il ristorante sbagliato che ti da delle cozze, che qui si chiamano muscoli, non delle migliori, può venirti un pò di intossicazione alimentare che ti fa passare ogni voglia di passeggio e se poi trovi Palazzo Rosso chiuso il lunedì, non c'è niente da fare. Segnalo comunque il complesso di Santa Maria di Castello, che non è notissimo ma è notevole.
Wil

18.7.08

Ai tempi della caccia alle streghe

Ho sposato un comunista di P.Roth

Non c'è nulla di meglio per capire l'America di un bel libro di Philip Roth. In piu' Philip Roth sa scrivere e molto bene. Non è che legga molti contemporanei ma non ne vedo di migliori in giro per il mondo. Speriamo che gli diano presto il premio Nobel. E quanto costruisce bene i suoi personaggi! Anche in "Ho sposato un comunista" ne troviamo di formidabili : il solito alter ego narratore Nathan Zuckerman (che sta nei tre libri della trilogia americana da Pastorale fino alla Macchia Umana) giovane promettente, studioso, educato, l'americano buono, poi c'è il protagonista il meraviglioso Ira Ringold che da umile lavoratore di fatica diventa prima un facinoroso comunista poi attore radiofonico e borghesemente sposato, poi c'è suo fratello Murray Ringold, onesto professore amato dai suoi studenti, Eve Frame bella, ricca e nevrotica moglie di Ira, attrice importante di Broadway, sua figlia Sylphid, cicciona egoista e suonatrice d'arpa. L'intreccio, lo stile, lo sfondo storico, le riflessioni sono tutte di altissimo livello. Si può appassionarsi all'incredibile vicenda di Ira, uomo dalla forte carica viscerale e dall'energica irruenza fisica, al suo rapporto con una donna di tutt'altro genere al loro litigio e reciproco annientamento. Oppure si possono puntare gli occhi sulla "storia" e rileggere gli anni scuri del maccartismo, di come l'America "democratica" degli anni '50e '60 abbia represso in maniera ipocrita la diffusione di un pensiero critico, tacciando di comunismo e di filostalinismo (siamo in piena guerra fredda) centinaia di artisti. La storia è raccontata anche attraverso la contemporaneità tra i personaggi inventati e quelli reali, si intravedono il senatore Mc Carty, i presidenti Truman e Nixon, Henry Kissinger e molti altri meno noti a noi italici, ed in questo contesto c'è una scena che trovo eccezionalmente riuscita che è quella del funerale di Nixon, in cui il democratico Bill Clinton, altrimenti acclamato come eroe positivo, viene coinvolto nella ipocrisia collettiva dei potenti, leggendo un discorso edulcorato su una persona che nella vita ha fatto tuttaltro che il bene degli Stati Uniti d'America. Philip Roth è veramente tosto, in piu' è veramente appassionante. Cito alcuni stralci dal libro :
IL MACCARTISMO fu il debutto, non soltanto della politica seria, ma di ogni cosa seria come spettacolo per divertire il pubblico. McCarthy non si è mai veramente interessato dei comunisti; se non lo sapevano gli altri, lo sapeva lui.La spettacolarizzazione della crociata patriottica di McCarthy fu una semplice conseguenza della sua teatralità.Fu la presenza della televisione a conferirle la falsa autenticità della vita vera. McCarthy capì meglio di tutti gli altri uomini politici americani prima di lui che chi aveva il compito di legiferare poteva fare una figura molto migliore recitando; McCarthy comprese il valore spettacolare dell’infamia e imparò a soddisfare i piaceri della paranoia. Ci riportò alle origini, al Seicento e alla gogna. Fu così che cominciò: l’onta morale come pubblico svago. McCarthy era un impresario e, più barbaro fosse stato lo spettacolo e più gravi le accuse, più grande sarebbe stato il disorientamento e maggiore lo spasso per tutti

Rimasi là disteso fino all’alba, pensando che Ira era morto, che Eve era morta… che tutte le persone che avevano avuto una parte nella storia, narrata da Murray, non erano più inchiodate al momento in cui erano vissute, ma morte e liberate dalle trappole tese loro dal tempo. Non esistono più errori che Eve o Ira possano fare. Non esiste il tradimento. Non esiste l’idealismo. Non esistono falsità. Non esiste né la coscienza né la sua mancanza… Ciò che si vede da questa tribuna silenziosa sulla mia montagna in una notte splendidamente chiara come la notte in cui Murray mi lasciò per sempre, è quell’universo in cui l’errore non ha corso. Ciò che si vede è l’inconcepibile… Ciò che si vede con i propri occhi è il grande cervello del tempo, una galassia di fuoco non accesa da mano umana. Le stelle sono indispensabili

14.7.08

Una giornata al mare

In spiaggia a Tortoreto Lido

Il fine settimana di luglio si può passare volentieri al mare ma non deve essere un'impresa come fanno alcunii folli che qui a Roma restano delle ore in fila sulla Colombo o sulla Ostiense o Via del Mare, tre strade parallele, per non parlare dello stress della ricerca del parcheggio. E poi Ostia mi è parsa sempre triste, con quelle case assolate, brutte, il biglietto da fare per entrare negli stabilimenti, le poche spiagge libere, la sabbia scura. Questo per dire che preferisco una mezza giornata a Tortoreto Lido, dalle mie parti, sul litorale teramano, non è complicato arrivarci, il parcheggio piu' o meno si trova, al limite paghi qualcosa, e ci sono diverse zone a spiaggia libera. Inoltre non c'è molta gente, non c'è Roma, la grande città che si riversa sulle sue coste, ci sono begli chalet, un lungomare molto curato. E quindi buona estate.

Da Paolo Conte 1974 :

10.7.08

Piazza bella piazza...

No Cav a Piazza Navona

Un governo che poco ci piace ed un uomo che molto ci piace, Di Pietro, l'eroe di Mani Pulite. Certo che si va a dare un'occhiata alla manifestazione di Piazza Navona, un pò perchè è un bel posto e poi perchè sembra una cosa ben organizzata, c'è la politica che ci piace e c'è lo spettacolo. Appena giungiamo in piazza ci si rende conto che c'è il pienone. Bisogna uscire e rientrare da piazza delle cinque lune per vedere qualcosa. Ci sono molte bandiere dell'Italia dei valori a dimostrazione che il gruppo di Di Pietro ormai si è ben radicato come partito e ci sono anche quelli di Rifondazione Comunista. Ma soprattutto ci sono moltissime persone senza marchio e senza brand che appoggiano la manifestazione contro il sopruso del lodo Alfano. Si susseguono gli interventi, ce ne siamo persi alcuni ma riusciamo ad ascoltare interamente Sabina Guzzanti che vuole esagerare stavolta, anche se a tratti è fortissima, non è sempre convincente, ma ripeto, a tratti è coinvolgentissima. Poi c'è Lidia Ravera, un bell'intervento pacato ma incisivo sulle donne in generale e le donne in politica, quindi c'è Beppe Grillo al telefono, ma non da il meglio di sè, comunque tutti i presenti sono frequentatori assidui del suo blog e sanno già tutto ciò che c'è da sapere. Furio Colombo non lo riesco proprio ad ascoltare e preferiamo farci un giretto per mangiare qualcosa a via di Tor Millina che qui attorno si sta sempre bene.
Comunque il mio preferito è stato ed è Ascanio Celestini e ve lo allego. Wil

L'intervento di Ascanio Celestini

2.7.08

Nell'alta provincia romana

Ciciliano, Gerano e Rocca Canterano

Le "domeniche in stile minimal" sono delle uscite fuori porta, senza pretese, presso piccoli borghi nascosti della provincia romana. Questa volta siamo usciti all'altezza di Castel Madama e abbiamo proseguito per la via Empolitana trovandoci in una zona tranquilla e poco abitata ma molto verde ed interessante dal punto di vista paesaggistico, quello che ti ristora uscendo dalla grande città. La nostra prima tappa è Ciciliano, seicento metri sul livello del mare, cerchiamo di arrivare in cima al castello attraverso una stradina stretta e ripida che giunge al culmine davanti al castello Theodoli (c'è pure una catena per incatenarsi, vedi foto), ma non c'è proprio spazio dove parcheggiare e torniamo indietro, forse è meglio risalirci a piedi. Una piazzetta, una chiesa, un castello e un bar, mille residenti, ma molti scorci gradevoli, carino. Possiamo riprendere l'Empolitana e passare dalla comunità montana di Tivoli alla comunità dell'Aniene, e fermarci in un altro comune da mille residenti : Gerano. Un pò meno ripido ed alto del precedente, Gerano presenta una bella piazza scoscesa dominata da un lato dalla torre dell'Abate Giovanni e palazzo, molto ben fatti con balcone a loggia e davanzale fiorito. Facciamo anche qui il giro del paese in dieci minuti, soffermandoci in una bella chiesetta per poi tornare in piazza attraversando le viuzze. Dunque ripartiamo per salire, l'obiettivo vero della giornata, ai 750 metri di Rocca Canterano, per respirare, un pò di aria fresca. Comune da 221 abitanti, che tra l'altro non è una frazione di Canterano, come ci si aspetterebbe, in due fanno cinquecento abitanti e dobbiamo pagare due sindaci e due amministrazioni! Vabbè, siamo qui per turismo, da quassù si gode di un ottimo panorama e di una piacevolissima tranquillità. Anche qui tentiamo un giro tra le viuzze del borgo, che troviamo molto caratteristico, anche se c'è molto da ristrutturare. Qui si può rimanere a lungo dimenticandosi di tutto il resto e così ci ristoriamo un pò. Per terminare la giornata ridiscendiamo verso Subiaco e la lambiamo soltanto, il tempo giusto per meditare di tornarci per una visita piu' completa. Per oggi il giro è terminato. Wil

23.6.08

Il borgo mangereccio di Roma

Sabato sera a trastevere

Uno dei luoghi classici romani del sabato sera, soprattutto se ti va di mangiare fuori casa è Trastevere. Quartiere tradizionale della Roma papalina, di Rugantino, di Belli e Trilussa ormai è stato espropriata dei romani di sette generazioni per far spazio a ricchi signori per lo piu' stranieri che riescono ad acquistare appartamentini microscopici a prezzi esorbitanti. Ma Trastevere è bellissima lo stesso anche se ormai è molto commerciale. E allora ci piace andarvi, per passeggiare e cenare e poi ripasseggiare. L'orario strategico, che consiglierei, è quello del tramonto, quando ancora c'è un pò di luce, prima dell'orario di cena. Uno perchè c'è meno traffico e si trova piu' facilmente parcheggio, provate a venirci dalle 23 alle 2 di notte , due perchè è molto bello vedere le chiese, le piazze, i vicoli in varie condizioni di luce dal giorno alla notte.
non abbiamo grossi problemi di parcheggio. Una serie di piazze stupende, a partire da piazza Santa Maria in Trastevere, piazza San Cosimato, piazza Trilussa, piazza S.Egidio e una serie di vicoli affascinanti, chiese, palazzi d'epoca e fontane. A Trastevere però ci si viene soprattutto per mangiare, ci sono decine di ristorantini, centinaia di tavoli, stretti stretti, all'aperto che occupano gran parte del terreno calpestabile delle stradine, e camerieri zelanti che trasportano bucatini all'amatriciana, carbonare, spaghetti alle vongole, fritti in quantità dai supplì ai fiori di zucca, ma anche buone pizze. Qui si mangia bene ed in maniera abbondante, certo non cene dietetiche o leggere perchè qui siamo a Roma, nel cuore della Roma romanesca e poi, non si spende tanto. Però c'è spesso la fila e devi mangiare in fretta e furia perchè i camerieri sono sempre in agguato se ti vedono col piatto vuoto, ne sanno qualcosa le due americane vicino a noi che fortemente invitate a prendere qualcos'altro, fanno le gnorri, non ne vogliono proprio sapere di andarsene tanto sono prese da due ragazzi del tavolo a fianco. Tornando alla romanità su questo si potrebbe aver da ridire vedendo gestori egiziani, camerieri cingalesi, cuochi maghrebini e lavapiatti bengalesi, bè non sono tutti romani, ma ne hanno acquisito i tratti salienti, la bonarietà e la strafottenza. Infine si può proseguire per i vicoli digerendo il tutto con lo shopping tra negozietti e bancarelle o rincarando la dose con un buon cornetto appena sfornato od un gelato. Un' estate senza una sera a Trastevere non è estate.

20.6.08

Cupa provincia italiana

Il resto della notte di F.Munzi

Al duetto regale Sorrentino-Garrone si è unito, a Cannes, un film minore, perchè piu' piccolo e con meno budget, ma interessante e ben diretto da Francesco Munzi. Il resto della notte tocca il tema dell'immigrazione dall'est Europa e dei furti nelle ville del nord Italia. Da una parte due fratelli romeni emigrati in Italia, che vivono in un quartiere popolare, lavorano e, per arrotondare compiono dei furti, dall'altra una matura famiglia borghese con una bella villa fuori città. Questi mondi ovviamente non sono così separati e si incontrano, in questo caso in maniera tragica. Molto equilibrato e riuscito nella ricostruzione della storia dei fratelli Ianut e Victor, un pò meno incisivo nel raccontare le vicende della famiglia italiana. Cupo e duro, per nulla addolcito da pietismi o melenserie varie, il film cerca di dare una visione piu' distante possibile senza prendere le parti di un personaggio o dell'altro. Per fotografare il film in breve si potrebbe raccontare di una giovane governante rumena licenziata per un furto sospetto che alla fine si scoprirà reale, di un assalto armato compiuto dai due rumeni e da un cocainomane nostrano terminato tragicamente, di un marito borghese traditore con la giovane collega anche se pieno di sensi di colpa e di una moglie alle prese con la ricerca della migliore tecnica di rilassamento. Tanti aspetti, tanti tagli, tante angolazioni del presente. Se ne possono dare varie interpretazioni. Qualcuno continuerà a dire che i rumeni sono pericolosi criminali, violenti e senza regole, e dirà anche che le loro donne sono altrettanto pericolose o forse ancor piu' perchè subdole e senza scrupoli, qualcun altro invece dirà che la povertà, il lavoro in condizioni difficili, la ricerca di migliori condizioni di vita a volte può portare all'illegalità violenta indipendentemente dalla nazionalità. Anche gli italiani infatti hanno le loro "debolezze" così come il tossicomane protagonista negativo, cattivo padre, persona irrecuperabile, il peggio di tutti, ma non sono impeccabili, anzi, neanche i molli e ricchi borghesi dalla villa lussuosa, ma dalla vita insulsa. Chi si salva dal film? Probabilmente i due ragazzi, che ancor giovani, hanno la possibilità di vivere in un'epoca ed un mondo piu' giusto. Chissà!

17.6.08

Gonzalo e le pere butirro

La cognizione del dolore di Carlo Emilio Gadda

Tempo fa lessi "Quer pasticciaccio brutto.." e, pur non riuscendo a carpirlo fino in fondo e tenendo testa con difficoltà alla trama e al linguaggio incredibile dell'autore, lo avevo trovato estremamente intelligente ed originale. E così sono tornato ad approfondire Carlo Emilio Gadda con questa "Cognizione del dolore". Titolo bellissimo, stupendo direi, ma ovviamente non avrei mai immaginato quale romanzo fosse nascosto dietro quel titolo. L'inizio è stato quanto di piu' assurdo mi aspettassi, un fantomatico dopoguerra tra Maradagal e Parapagal, poi di un Nistitùo de Vigilancia para la Noche e di villette che questo ente difende tramite reduci di guerra alquanto subdoli ed imbroglioni. La prima parte è anche molto comica, ci sono personaggi curiosi, delle donne che fanno pettegolezzi, si ride e non si capisce dove si va a parare; successivamente si introducono i tre grossi personaggi: un dottore di campagna, la madre e l'hidalgo Gonzalo, il protagonista. Gonzalo è una figura chiave della letteratura italiana, un personaggio emblematico che è anche l'alter ego dello scrittore. Sarebbe necessario dare una letta alla biografia del nostro amato ingegnere, alla cartina geografica della Brianza e alla storia dell'Italia del fascismo, in questo modo tutte le metafore e le allegorie utilizzate nel libro potranno essere dipanate ed associate correttamente, io ho letto prima il libro. Tornando a Gonzalo Pirobutirro, dalle pere butirro coltivate nel Maradagal, egli è un ritratto della sofferenza di chi, incapace di adeguarsi ad una società ottusa vive covando un "male oscuro" carico d'odio verso l'ipocrita "imbecillaggine generale del mondo" e la sua tragica, "orrida solitudine". Libro complesso ed incredibile, tra l'altro incompleto (chi uccide la madre?) pare per una misteriosa volontà dell'autore, poco lineare, linguaggio barocco che comprende dialettalismi, spagnolesismi, tecnicismi,arcaismi,neologismi, con toni che passano dal comico al tragico al grottesco al surreale ma in questo baillame di parole si viene introdotti ad un mondo a parte o alla lettura mascherata del mondo reale in cui viviamo. Perchè Gadda è il miglior scrittore italiano del novecento.
Di seguito alcuni stralci :
Sarebbe trasceso alle bestemmie, ch'ella non poteva udire: ad accuse troppo vere, forse, per essere udibili: coinvolgendo nella turpitudine pazza che lo animalava in quei momenti financo il sacro nome di Pastrufacio (il Garibaldi del Maradagàl) e il Prado, e Lukones, ed Iglesia, e i rispettivi campanili, con le campane, i sindaci, i parroci, i cocchieri, e via via tutto il Serruchón maledetto e testa di cavolo (così, o press'a poco, si esprimeva); tutte le infinite ville del Serruchón, i calibani gutturaloidi della Néa Keltiké, lerci, ch'egli avrebbe impiccato volentieri, se potesse, dal primo all'ultimo.
La madre, viceversa, fin da quando i muratori ci accudivano nel '99, aveva incorporato in sé, subito, - avvampante splendore di giovinezza - il trionfo serpentesco della "sua" villa sopra le rivali keltikesi che non credevano alla possibilità di una villa: (degli spelacchiatissimi Pirobutirro).
... Pace non conosceva, Gonzalo, né conoscerebbe: la madre, accudendo in quelle stoviglie, le parve di dover disperare: il viso di lui, sconvolto, denunciava, a certi momenti, ch'egli non poteva aver ragione del suo deliro.
Non bevevo mai liquori. Non fumava. Non era neppur pensabile che dopo lo stento faticoso de' suoi giorni, cosí avaramente retribuiti dalla Compañia de Destribución, ci fosse denaro per gli alcaloidi costosi di cui avevano riferito, fino a quel tempo, i giornali, un po' tutti, sia del Maradagàl vincitore che del debellato Parapagàl;

...Camerieri neri, nei "restaurants", avevano il frac, per quanto pieno di padelle: e il piastrone d'amido, con cravatta posticcia. Solo il piastrone s'intende: cioè senza che quella imponentissima fra tutte le finità pettorali arrivasse mai a radicarsi in una totalitaria armonia, nella fisiologia necessitante d'una camicia. La quale mancava onninamente.
Pervase da un sottile brivido, le signore: non appena si sentissero onorare dell'appellativo di signora da simili ossequenti fracs. "Un misto panna-cioccolato per la signora, sissignora!". Era, dalla nuca ai calcagni, come una staffilata di dolcezza, "la pura gioia ascosa" dell'inno. E anche negli uomini, del resto, il prurito segreto della compiacenza: su, su, dall'inguine verso le meningi e i bulbi: l'illusione, quasi, d'un attimo di potestà marchionale. Dimenticati tutti gli scioperi, di colpo; le urla di morte, le barricate, le comuni, le minacce d'impiccagione ai lampioni, la porpora al Père Lachaise; e il caglio nero e aggrumato sul goyesco abbandono dei distesi, dei rifiniti; e le cagnare e i blocchi e le guerre e le stragi, d'ogni qualità e d'ogni terra; per un attimo! per quell'attimo di delizia.

16.6.08

La scoperta di Tuscolo


Domenica a Frascati

E' primavera, è tempo di gitarelle, piu' organizzate, meno organizzate, improvvisate. Questa è abbastanza improvvisata. Domenica mattina, proviamo a fare un salto a Frascati. Bella cittadina alle porte di Roma, capitale incontrastata dei Castelli Romani, da cui si gode un ottimo panorama della città eterna. La zona piu' animata ci sembra quella del grande parco, villa Torlonia, tante piante, una grande fontana, ci sono degli sposi che fanno le foto, dei bambini che giocano ed una gara di breakdance in corso. Quest'ultima desta la nostra attenzione. Un gruppo di giovani, vestiti alla moda street o hip hop americana, fa acrobazie in coppia, coordinandosi all'interno di coreografie autoprodotte. Questa versione italiana addolcita ci piace, ci sembra civile, carina, educativa, sembra avere poco a che fare con l'idea del Bronx nero e pericoloso. C'è una coppia, fratello e sorella, molto bravi, speriamo vincano, ma non lo sapremo mai perchè proseguiamo, sperando di vedere la famosa villa Aldobrandeschi, ma di domenica è chiusa. Vabbè, tanto oggi non ci andava, è una giornata così, spensierata. Giriamo un pò, visitiamo la bella piazza principale, un gelatino e poi riprendiamo la macchina e proseguiamo per la collina. Qualche anno fa avevo visto un segnale turistico indicante l'antica "Tusculum" ed ero interessato a raggiungerla. Così saliamo, saliamo e raggiungiamo una piazzola con parcheggio delle macchine e ci fermiamo, c'è scritto TUSCOLO. Iniziamo a camminare e arriviamo su un'altura, con qualche rudere poco interessante, ma si gode di una vista meravigliosa. Ti si apre un mondo. Verdi pascoli, aria buona, poca gente che gioca con gli aereomodellini, i fiori di campo, delle caprette, un bel sole, una panchina, un libro. Che vuoi di piu'. Tuscolo è una scoperta! Tra i resti dell'antica città sconfitta da Roma, si sta alla grande e quasi non ce ne vogliamo piu' andare.
Wil

9.6.08

Due Einaudi al Quirinale

Domenica dal presidente

Domenica mattina, mi porto dietro una mezza idea, visto che non è tanto tardi, di andare al Quirinale, so che c'è un concerto e si può visitare il palazzo. Penso, se c'è fila, e spesso ce n'è, si cambierà programma . Non ero mai riuscito ad entrare nei miei pochi tentativi precedenti. Questa è la domenica giusta. Non c'è nessuno in fila, che strano, entriamo tranquillamente, qualche guardia ci da semplicemente una squadrata e ci lascia passare. Il cortile di ingresso è un bel posto sì, ma ben piu' importante è il significato simbolico: quante macchine di presidenti del consiglio abbiamo visto entrare nei servizi dei telegiornali, senza che nessuno ci abbia mai mostrato cosa ci fosse oltre quella soglia. Comunque la nostra prima intenzione stamane è di vedere il concerto di Ludovico Einaudi, un grande pianista, mimalista alla Nyman, le cui composizioni sono molto utilizzate in pubblicità o nei documenti televisivi. Purtroppo i biglietti per l'ingresso alla cappella paolina, quelli sì, son finiti, ci dicono nella prima fastosa stanza, ma restano quelli di ingresso semplice al palazzo. Così iniziamo a visitare il doratissomo e decoratissimo piano nobile. Arazzi, specchi, affreschi, lampadari, scrigni, marmi : di gran lusso ogni stanza, il gusto si riferisce a varie epoche visto che la storia del palazzo parte dal '500, dal periodo pontificio a quello napoleonico fino a quello sabaudo. Notevole una scalinata che scorgo quasi per caso, visto che non possiamo salire sopra, al torrino, assomiglia a quella di palazzo Barberini e si tratta della cinquecentesca scala del Mascarino, fornita di bellissime colonne binate. Proseguendo incrociamo la mostra dedicata all'Einaudi, primo presidente eletto della Repubblica e nonno del pianista. Un video che illustra la vita di quest'uomo, già presidente della banca d'Italia, ci fa riflettere sul suo profilo politico, culturale ed umano che farebbe comodo ai nostri tempi, regno incontrastato di ciarlatani e buffoni. Altra epoca, altra gente, altre condizioni, ma nelle foto scorgo un Andreotti d'annata, unico elemento di continuità col passato. Proseguiamo ed arriviamo al salone bellissimo e famosissimo dei corazzieri, bestioni alti due metri che difendono la massima istituzione repubblicana. Da qui si accede alla cappella paolina, dove si tengono i concerti, piena come un uovo, dalla quale fuoriescono diverse persone in tacito ascolto delle note di Le onde del maestro Ludovico. Ci fermiamo anche noi e riuscendo ad ascoltare le ultime due esecuzioni piu' il bis. Niente male per una domenica mattina senza pretese