La classe - Entre le murs di Laurent Cantet
C'è stato un film francese che quest'anno a Cannes ha battutto i nostri fortissimi "Gomorra" e "Il Divo". C'è sicuramente una componente campanilistica nell'assegnazione del palmares ma ciò non basta a spiegare il successo di "Entre le murs" tradotto da noi con "La classe". Mossi da curiosità vivissima siamo andati al cinema. Al Tibur a San Lorenzo, uno dei nostri preferiti : comodo da raggiungere, poca confusione, niente popcorn e film pregevoli. La classe è sicuramente un film pregevole innanzitutto per l'argomento affrontato: la scuola, l'educazione degli adolescenti ai nostri tempi. E non è un tema facile, però è un tema strategico. Non è facile perchè la cultura di una nazione cambia con il passare del tempo e l'insegnamento deve adeguarsi senza degradarsi alla culturicchia dell'immagine che è dominante ma senza, d'altro canto, rimanere ancorata ai vecchi schemi da brontosauri. Inoltre cambiano i ragazzi, cambiano i volti, le lingue, le etnie, il loro status socio-economico. Basterà un bravo insegnante, mosso da una passione sincera per il suo lavoro a tirare su una generazione difficile e a traghettarli verso la conoscenza e l'unità sociale? Il film cerca di mostrare tutto ciò con estremo realismo e con la massima naturalezza possibile. E' chiaro che perdendoci lo slang parigino della banlieu, l'argot, perdendoci pure il francese del professore e traducendo sgallettate per "petasses" che, dicono,ha un significato volgare paragonabile a, che ne so, "puttanelle" o qualcosa di simile, non cogliamo tutte le sfumature della sceneggiatura. Ma resta il fatto che "La classe" e' un film simbolico, rappresentativo del presente e come tale va elogiato. Forse è piu' rappresentativo di una realtà come la Francia che ha avuto la colonizzazione e risente dei rigurgiti antigallici delle seconde generazioni di immigrati, che tifano le nazionali dei progenitori alla coppa d'Africa. Ma una situazione simile la si vive in Italia, o negli altri paesi occidentali meta di immigrazione. Il professore, mosso da intento sincero, cerca di sanare una ferita forse insanabile che divide i cittadini francesi "originali" da quelli nati da immigrati. Il compito è arduo e le contraddizioni vengono fuori, così alla fine dell'anno, la ragazzina che dice di non aver imparato nulla da quell'anno scolastico è un'immagine sconfortante che deve farci riflettere. Il film non ci da risposte, non ci risolve problemi, ci mostra uno spaccato di verità e ce lo lascia interpretare. Restano le facce, gli sguardi, le grida, i battibecchi tra studenti e professore, tra le mura di una classe scolastica della periferia parigina.
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