Tempo fa lessi "Quer pasticciaccio brutto.." e, pur non riuscendo a carpirlo fino in fondo e tenendo testa con difficoltà alla trama e al linguaggio incredibile dell'autore, lo avevo trovato estremamente intelligente ed originale. E così sono tornato ad approfondire Carlo Emilio Gadda con questa "Cognizione del dolore". Titolo bellissimo, stupendo direi, ma ovviamente non avrei mai immaginato quale romanzo fosse nascosto dietro quel titolo. L'inizio è stato quanto di piu' assurdo mi aspettassi, un fantomatico dopoguerra tra Maradagal e Parapagal, poi di un Nistitùo de Vigilancia para la Noche e di villette che questo ente difende tramite reduci di guerra alquanto subdoli ed imbroglioni. La prima parte è anche molto comica, ci sono personaggi curiosi, delle donne che fanno pettegolezzi, si ride e non si capisce dove si va a parare; successivamente si introducono i tre grossi personaggi: un dottore di campagna, la madre e l'hidalgo Gonzalo, il protagonista. Gonzalo è una figura chiave della letteratura italiana, un personaggio emblematico che è anche l'alter ego dello scrittore. Sarebbe necessario dare una letta alla biografia del nostro amato ingegnere, alla cartina geografica della Brianza e alla storia dell'Italia del fascismo, in questo modo tutte le metafore e le allegorie utilizzate nel libro potranno essere dipanate ed associate correttamente, io ho letto prima il libro. Tornando a Gonzalo Pirobutirro, dalle pere butirro coltivate nel Maradagal, egli è un ritratto della sofferenza di chi, incapace di adeguarsi ad una società ottusa vive covando un "male oscuro" carico d'odio verso l'ipocrita "imbecillaggine generale del mondo" e la sua tragica, "orrida solitudine". Libro complesso ed incredibile, tra l'altro incompleto (chi uccide la madre?) pare per una misteriosa volontà dell'autore, poco lineare, linguaggio barocco che comprende dialettalismi, spagnolesismi, tecnicismi,arcaismi,neologismi, con toni che passano dal comico al tragico al grottesco al surreale ma in questo baillame di parole si viene introdotti ad un mondo a parte o alla lettura mascherata del mondo reale in cui viviamo. Perchè Gadda è il miglior scrittore italiano del novecento.
Di seguito alcuni stralci :
Sarebbe trasceso alle bestemmie, ch'ella non poteva udire: ad accuse troppo vere, forse, per essere udibili: coinvolgendo nella turpitudine pazza che lo animalava in quei momenti financo il sacro nome di Pastrufacio (il Garibaldi del Maradagàl) e il Prado, e Lukones, ed Iglesia, e i rispettivi campanili, con le campane, i sindaci, i parroci, i cocchieri, e via via tutto il Serruchón maledetto e testa di cavolo (così, o press'a poco, si esprimeva); tutte le infinite ville del Serruchón, i calibani gutturaloidi della Néa Keltiké, lerci, ch'egli avrebbe impiccato volentieri, se potesse, dal primo all'ultimo.
La madre, viceversa, fin da quando i muratori ci accudivano nel '99, aveva incorporato in sé, subito, - avvampante splendore di giovinezza - il trionfo serpentesco della "sua" villa sopra le rivali keltikesi che non credevano alla possibilità di una villa: (degli spelacchiatissimi Pirobutirro).
- ... Pace non conosceva, Gonzalo, né conoscerebbe: la madre, accudendo in quelle stoviglie, le parve di dover disperare: il viso di lui, sconvolto, denunciava, a certi momenti, ch'egli non poteva aver ragione del suo deliro.
- Non bevevo mai liquori. Non fumava. Non era neppur pensabile che dopo lo stento faticoso de' suoi giorni, cosí avaramente retribuiti dalla Compañia de Destribución, ci fosse denaro per gli alcaloidi costosi di cui avevano riferito, fino a quel tempo, i giornali, un po' tutti, sia del Maradagàl vincitore che del debellato Parapagàl;
- ...Camerieri neri, nei "restaurants", avevano il frac, per quanto pieno di padelle: e il piastrone d'amido, con cravatta posticcia. Solo il piastrone s'intende: cioè senza che quella imponentissima fra tutte le finità pettorali arrivasse mai a radicarsi in una totalitaria armonia, nella fisiologia necessitante d'una camicia. La quale mancava onninamente.
- Pervase da un sottile brivido, le signore: non appena si sentissero onorare dell'appellativo di signora da simili ossequenti fracs. "Un misto panna-cioccolato per la signora, sissignora!". Era, dalla nuca ai calcagni, come una staffilata di dolcezza, "la pura gioia ascosa" dell'inno. E anche negli uomini, del resto, il prurito segreto della compiacenza: su, su, dall'inguine verso le meningi e i bulbi: l'illusione, quasi, d'un attimo di potestà marchionale. Dimenticati tutti gli scioperi, di colpo; le urla di morte, le barricate, le comuni, le minacce d'impiccagione ai lampioni, la porpora al Père Lachaise; e il caglio nero e aggrumato sul goyesco abbandono dei distesi, dei rifiniti; e le cagnare e i blocchi e le guerre e le stragi, d'ogni qualità e d'ogni terra; per un attimo! per quell'attimo di delizia.
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