17.11.09

Finalmente Bukowski

Post Office di C. Bukowski

Un autore così mitizzato e citato nelle osterie e nei locali piu' "alternativi" mancava nella mia libreria. E forse averlo letto in età matura non mi ha dato modo di apprezzare gran parte del suo fascino. Non si può dire però che non sia di interessante questo Post Office. Il romanzo, perchè di un breve romanzo si tratta, narra le vicende di un postino anarchico e alcolizzato che gira le cassette della posta dell'America anni '70. Il resto del tempo si passa tra le lenzuola di donne insoddisfacibili e al gioco dei cavalli. Per prima cosa il libro scorre che è una bellezza e produce un bel pò sane risate di quelle che si fanno a bocca aperta. I personaggi poi sono fortemente caratterizzati e brillanti. Uomini e donne assetati di sesso e alcool che sembrano aver trovato il modo di fregarsene del mondo, vivendo allegramente. Ma non è tutto rosa e fiori, il lavoro alle poste è duro, sempre in competizione, capi assurdi da accontentare, tempi di consegna da rispettare, clienti insoddisfacibili, ma il nostro amico anche quando viene licenziato la prende bene :

"Piccola, non essere ingenua. Qualunque stronzo è capace di trovarsi uno straccio di lavoro; invece ci vuole cervello per cavarsela senza lavorare. Qui la chiamano arte di arrangiarsi. E io voglio diventare maestro in quest'arte."
L'eccesso in tutte le sue forme, dal divertimento spensierato al declino psicofisico. Il libro può essere visto come un'analisi dell'ambiente border line che è poi l'altra faccia di una società opulenta che crea emarginazione. Una vena amara o comunque riflessiva percorre la descrizione dei personaggi del romanzo, sempre a un passo dal declino tra povertà, disfacimento, sesso compulsivo, truffe, alcol, droga, corse di cavalli, ma sempre autentici.
Le donne senza dubbio hanno un posto di primo piano nella vita del nostro Chinaski : si passa dalla matura e famigliare Betty, compagna di sesso e bevute che però fa una brutta fine
"Andai a casa e lo appoggiai al culo caldo di Betty"

"Betty era invecchiata,molto in fretta. Si era appesantita. Le rughe erano diventate più profonde. [...] vidi le piaghe e le rughe sotto le chiappe"
a donne belle e appariscenti e magari anche benestanti anch'esse compagne di sesso come Joice o May Lou
"Aveva lunghi capelli biondi ed era un bel pezzo di carne fresca e soda" ... "Aspetta!Aspetta un minuto, piccola! Ne abbiamo già fatte un paio e non sono ancora le due di pomeriggio"

"Dio o qualcun altro continua a creare le donne e a mandarle in giro, e una ha il culo troppo grosso, l'altra le tette troppo piccole, una è pazza e l'altra è suonata, una ha la mania della religione e l'altra legge le foglie del tè, una non riesce a controllare le scoregge, l'altra ha il naso grosso, e l'altra ancora ha le gambe secche... Ma ogni tanto arriva una donna, in pieno rigoglio, una donna che scoppia dal vestito... una creatura tutta sesso. Alzai gli occhi e la vidi in fondo al banco. Era già ubriaca."
Un altro aspetto che è evidente è la sua scrittura, libera, istrionica, divertente :

"Mi alzai. Tossii. Mi venne un conato di vomito. Mi infilai lentamente i vestiti. "Mi fai sentire uno zero" le dissi. "Non posso essere così tremendo! Devo avere anche qualche lato buono!" Finii di vestirmi. Andai in bagno e mi buttai un po' d'acqua sulla faccia, mi pettinai. Se solo potessi pettinarmi anche la faccia, pensai, ma è impossibile
La morale è sempre quella : divertiti, bevi, drogati, ma con un pò di cervello che ti illumini e ti faccia superare le difficoltà di questa vita "sbandata".

9.11.09

Un libro per nasi raffinati

Il profumo di P.Suskind

Mi è capitato tra le mani questo bestseller di qualche anno fa. Ultimamente è uscito anche un film ma non l'ho visto, dicono che non sia all'altezza. Comunque l'ambientazione è molto interessante una Parigi settecentesca cupa e brillante al tempo stesso, stracciona ed elegante. La creatura uscita dalla penna dello scrittore è un essere meschino, povero, abbandonato, con una caratteristica unica, diabolica, un naso abile a distinguere e sezionare ogni olezzo mentre dal suo corpo non viene diffuso alcun odore. Idea alquanto originale, se non bizarra, che intriga il lettore. In effetti l'odorato-olfatto è il senso piu' trascurato, sicuramente per difficoltà oggettive, nei romanzi e nei film, è per lo piu' coperto, nascosto, alterato nella realtà dei nostri giorni, ma nel passato ha avuto un ruolo ben piu' importante e soprattutto nella Francia del Settecento. Tra l'altro questo romanzo mi fa ricordare un esperimento di qualche tempo fa di cui non si trova piu' traccia ,la televisione con gli odori, che mi fa vedere i distillatori televisivi di essenze di base per ricavare l'ampia gamma dell'odorato terreno a dei moderni Grenouille, il profumiere disodorato. Grenouille è il profumiere piu' abile di Francia, ma è anche un essere spregevole, infido, mefistofelico, vuole ruba l'anima e il corpo della creatura piu' bella e odorosa del mondo per conquistarlo, ma il suo atto estremo frutto della sua perversione non lo salva, non lo guarisce, non lo redime. Molto favoloso, avventuroso, titanico, il libro si fa leggere, a tratti però è noioso poi magari si riprende e così su e giu' fino alla fine. Non mi ha sedotto, ma non mi ha neanche deluso del tutto.

3.11.09

A novembre muoiono i poeti

Poesie di Alda Merini e PP Pasolini

Il primo novembre è morta Alda Merini ed il due ricorre il trentaquattresimo anniversario dalla morte di Pier Paolo Pasolini. Questa macabra coincidenza mette insieme due tra i poeti piu' amati dal dopoguerra in poi.
Rileggiamoci allora due poesie :


Le più belle poesie
si scrivono sopra le pietre
coi ginocchi piagati
e le menti aguzzate dal mistero.
Le più belle poesie si scrivono
davanti a un altare vuoto,
accerchiati da agenti
della divina follia.
Cosi, pazzo criminale qual sei
tu detti versi all’umanità,
i versi della riscossa
e le bibliche profezie
e sei fratello a Giona.
Ma nella Terra Promessa
dove germinano i pomi d’oro
e l’albero della conoscenza
Dio non è mai disceso né ti ha mai maledetto.
Ma tu si, maledici
ora per ora il tuo canto
perché sei sceso nel limbo,
dove aspiri l’ assenzio
di una sopravvivenza negata. (A.MERINI)


Alla mia nazione
Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico
ma nazione vivente, ma nazione europea:
e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,
governanti impiegati di agrari, prefetti codini,
avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,
funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,
una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!
Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci
pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,
tra case coloniali scrostate ormai come chiese.
Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,
proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.
E solo perché sei cattolica, non puoi pensare
che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.

Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.

(P.P.Pasolini)

8.10.09

Femminismo di primo novecento

Camera con vista di E.M.Forster

La premiata Biblioteca di La Repubblica che ha fatto leggere importanti classici a migliaia di italiani, mi ha portato questo "Camera con vista" che magari normalmente avrei saltato. Tutto sommato si fa leggere, anche se a tratti è un pò noioso come molti libri inglesi e molti film in costume tratti da questi libri. La parte che piu' mi piace è la fase iniziale, quella fiorentina con belle descrizioni dalla stanza con vista su Ponte Vecchio, alla piazza della Signoria con l'omicidio a sorpresa e poi la gita sulla collina di Fiesole. La Firenze di primo novecento rappresenta per gli inglesi la gita culturale della maturità, ma anche il viaggio della liberazione delle passioni, dei sentimenti che nella fredda madre patria hanno represso. La Lucy protagonista è un bel personaggio, donna intelligente, romantica e determinata, è un esempio di emancipazione femminile in tempi ancora difficili per il femminismo e la liberazione sessuale. Il suo slancio amoroso resisterà agli oppositori puritani della triste campagna inglese e finirà per essere coronato dal matrimonio con George Emerson, un giovane di mentalità aperta e moderna. Quindi innanzitutto una bella storia da "femmine", cioè di amore sentimentale contrastato da famiglie e società ma con il lieto fine : "vissero tutti felici e contenti". Ma non mancano figure collaterali ben caratterizzate quali la cugina accompagnatrice Charlotte, che cerca di tenere Lucy legata alle convenzioni sociali, o al contrario Mr Emerson un filosofo buono, di idee moderne, pronto a dispensare consigli di vita :

"Sappiamo di venire dal vento e di doverci ritornare;che tutta la vita non è che un nodo,un garbuglio,una macchia sulla superficie liscia dell'eterno.Ma perchè mai questo dovrebbe renderci infelici?Amiamoci,piuttosto,lavoriamo e cerchiamo di essere felici.Io non credo nella sofferenza del mondo."

e così via tra personaggi legati al "buon costume" e personaggi "scostumati".

14.9.09

Sognando il '68

Il grande sogno di Michele Placido

Il '68 è un anno ormai arcimitizzato, visto in mille film, in mille documentari, discusso in mille salse. Alcuni credono che abbia cambiato il mondo, alcuni che sia stato un fallimento. Ma quello che è incontestabile è l'entusiasmo, la spinta emotiva che ha unito milioni di giovani verso un sogno comune. Alla domanda "L'importante è che il sogno si verifichi o che si sogni e basta" si cerca di dare una risposta attraverso dibattiti e discussioni interminabili. Da una parte si schierano gli antisessantottini da sempre, dall'altra parte quelli che lo hanno rinnegato, dall'altra ancora quelli rimasti "giovani rivoluzionari anacronistici" ma si finisce sempre nella sterile battaglia tra schieramenti politici opposti. Anche Michele Placido con un punto di vista molto personale, per aver trascorso quegli anni tra le forze dell'ordine simpatizzando per i "rivoluzionari", irrompe sull'argomento ed anche in questa occasione le polemiche politiche non mancano : "Berlusconi non so chi è e neanche lo voto, voto da tutt'altra parte. Ma voi mi dovete dire con chi devo fare i miei film: li ho fatti con la Rai (Ovunque sei, ndr.) e mi avete contestato, ora con Medusa e protestate». Ma parliamo del film : "Il grande sogno", molto atteso, mi ricordo che se ne parla da piu' di un anno, è in effetti una pellicola coinvolgente ed emozionante. Le vicende dei tre giovani che reggono la trama ci appassionano e ci conquistano, gli attori sono molto credibili e bravi e le vicende ben ricostruite. Giovani di grandi ideali, dalle grandi aspettive per il futuro. Il futuro non è altro che speranza, sogno, ciò che, in forte contrasto con quegli anni, sembra mancare ai giovani dei nostri anni zero. Ma tornando al film, la rivisitazione di Placido è concentrata sugli scontri di Valle Giulia a Roma e sulle occupazioni a La Sapienza. Riprendendo la poesia di Pasolini, ma soprattuto pezzi di vita vissuta dal regista, il protagonista, un poliziotto attore, di origine proletaria, venuto dal sud in cerca di fortuna constata la forza e la lucentezza degli ideali di quei moti, ma si accorge d'altra parte di come sia impossibile fare davvero un "reset" delle classi sociali che riporti tutte le persone allo stesso punto di partenza. Ma probabilmente il maggior pregio del film è quello di narrare una intensa storia d'amore a tre, la bella di buona famiglia, il proletario appassionato, l'intellettuale politicizzato con Trinca, Scamarcio ed Argentero che contribuiscono in maniera importante alla buona riuscita dell'opera.

24.8.09

Lisboa antigua

L'anno della morte di Ricard Reis di Josè Saramago

Finalmente Saramago, un autore che ho inseguito per molto tempo senza raggiungerlo e che poi ho dimenticato per molti anni. Un giorno però mi sono trovato tra i libri da leggere questo "L'anno della morte di Ricardo Reis" ed è nato un grande amore. Davvero grandioso questo romanzo. Si viaggia in una Lisbona, piovosa, nebulosa, portuale e ti viene voglia lo stesso di andarci. Il dottor Ricardo Reis è un gentiluomo portoghese vissuto per molto tempo in Brasile e tornato in patria dopo la morte del poeta Pessoa. In realtà Ricardo Reis è uno degli alter ego di Pessoa quindi il libro è anche un omaggio allo scrittore, ai suoi versi e al suo Portogallo. Ma è molte altre cose, la storia amorosa passionale e sensuale di un borghese con una cameriera , o la storia d'amore raffinata, epistolare, dello stesso borghese con un'altrettanto borghese ed elegante ragazza. Meravigliosi gli ambienti, sia gli interni, dall'hotel Braganca o l'appartamentino vuoto che il nostro prende in affitto, ma anche le piazze e le vie in salita della capitale lusitana. Ma non solo i luoghi, tanti personaggi che vivono, parlano, partecipano alla rievocazione di questa Lisbona del 1936. Nel realismo di fondo si incastona la trovata poetica dell'incontro con il poeta morto che consiglia, conforta, sparisce e riappare. C'è la storia, la grande storia delle oscure dittature europee, Salazar in Portogallo, Mussolini in Italia, Hitler in Germania e si stanno gettando le basi per quella che sarà la guerra civile spagnola che porterà il "caudillo" al potere. Un mondo variegato in quattrocento pagine. Ma è lo stile raffinato e preciso dello scrittore che riesce a miscelare sapientemente ed in maniera equilibrato tutto questo materiale. Alcune citazioni per rendersi conto :
…. aveva usato involontariamente parole che potevano anche
aver risvegliato pensieri sarcastici tra i suoi ascoltatori, era impossibile che non
avessero pensato a Lídia quando lui stesso parlava di cure, affetti e attenzioni,
chissà perché le parole si servono tante volte di noi, le vediamo avvicinarsi, minacciare, e non siamo capaci di allontanarle, di tacerle, e così finiamo col dire
quel che non avremmo voluto, è come l?abisso irresistibile, cadremo e andiamo
avanti

“E lo scuro rumore della pioggia è costante nel mio pensiero, [..] mentre dentro questa stanza, dove appena oscillano, lievemente, i paralumi, un uomo circondato da mobili alti e scuri scrive una lettera, componendo e adattando il suo racconto affinché l'assurdo riesca a parer logico,l'incoerenza linearità perfetta, la debolezza forza, l'umiliazione dignità, il timore ardimento, che tanto vale ciò che siamo stati quanto ciò che desidereremmo essere stati, ah, se ne avessimo avuto il coraggio quando siamo stati chiamati al rendiconto, il saperlo è già metà del cammino, basta che ce ne ricordiamo e non ci vengano meno le forze quando bisognerà percorrere l'altra metà

….non ha mai assistito ad un comizio politico. La causa di questa coltivata ignoranza deve essere nelle peculiarità del suo temperamento, nell’educazione che ha ricevuto, nei gusti classici verso cui è incline, in un certo pudore anche, chi conosca un po’ i suoi versi troverà facilmente la strada per una spiegazione”

Una cosa curiosa è che mentre stavo leggendo questo libro su una spiaggia, un signore mi è venuto vicino e mi ha detto "Bello questo, ma devi leggere "Memoriale del convento" che è superiore .. vedremo

10.8.09

Su e giu' per i monti Lucretili

Ad Orvino, Percile, Licenza e Vicovaro

In un fine settimana di agosto, prima di dedicarci ancora al mare e alla spiaggia si fa una tappa nei dintorni di Roma alla ricerca di luoghi freschi e tranquilli.
Saliamo fino ad Orvinio nel parco dei monti Lucretili. Il percorso è tortuoso e lungo, ci sono molte curve, ma il paesino è accogliente e anche i dintorni non sono male, c'è molto verde. Si può sostare, passeggiare, ristorarsi, rilassarsi. In piu' ci sono alcune chiesette, un castello privato due bar e molti romani, ad agosto non si trova parcheggio neanche da queste parti. Tornando a valle ci fermiamo a Percile, anch'esso paesino arroccato su un colle con case e viuzze. Sotto si incontra un fiumiciattolo con vicino un campo di calcetto. A fianco c'è una antica chiesetta ed un piccolo cimitero degni di nota. Continuando la discesa ci fermiamo presso Licenza dove una bella cascata viene associata all'antica fonte Bandusia di Oraziana e scolastica latinicmemoria.
« O fons Bandusiae, splendidior vitro,
dulci digne mero non sine floribus.....


Bel posto non solo per l'acqua fresca che vi scorre, ma per le more, che con qualche difficoltà ed un pò di punturine di rovo, raccogliamo. Il nostro yogurt casalingo si arricchirà di un dolce sapore. Proseguendo per questa, che è una stradina di campagna molto, ma molto rovinata giungendo ad un paesino da cui non riusciamo ad uscira a causa passaggio della banda. La piccola festa è situata in un posto chiamato Roccagiovine. Comune da duecento abitanti, ci sono condomini piu' grandi, andrebbe accorpato immediatamente a qualche comune limitrofo. Incontriamo un bel castello, marcondirondiondello, una chiesetta chiusa dopo il terremoto, una fontana , due vecchiette, e un gattino piccolo piccolo. Il solito sali e scendi e si riparte. Dopo tanto camminare ci possiamo gustare la magnifica porchetta di Vicovaro, che si vede anche passando dalla Roma-L'Aquila. Molti conoscono il posto e si fermano, magari prendono anche delle "coppiette", ma bisogna essere dei professionisti della masticazione per osare così tanto. Siamo pronti per Vicovaro paese, che non è Vicovaromandela come credevamo da piccoli, Mandela è un altro posto. Di Vicovaro conoscevo il pane, perchè ormai quando vai a comprarlo ti chiedono "Come lo vuoi : Vicovaro, Altamura, Genzano, Lariano ..." . Il pane ha il nome di questi paesi che lo producono e ti ricordi il pane ma dimentichi che dietro c'è un paese. Bè Vicovaro è proprio carino, una piazza scosesa bellissima, con due chiese una di fronte all'altra. Da una parte un magnifico tempietto dedicato a San Giacomo con decorazioni marmoree di un certo livello, e di fronte la "dignitosa" chiesa settecentesca di San Pietro. C'è tanta gente con la pizza bianca in mano, ma per noi è già finita... va bè ce ne andiamo, per oggi ci siamo stancati abbastanza

3.8.09

Vedi la costiera e scopri Salerno

Salerno e costiera amalfitana

Arriva l'estate! Il mare, la sabbia, il cielo azzurro e le vacanze. Una banalità, ma piacevole. Noi, al solito, cerchiamo un abbinamento con un pò di cultura e al limite "avventura", che non fa mai male. E allora, visto che abbiamo una strategia collaudata sulla visita di questo tipo di posti, andiamocene a Salerno e da qui approderemo alla costiera amalfitana. Una città importante funge da base per raggiungere diversi luoghi piu' piccoli o piu' impervi. A Salerno c'è un problema : non si trovano parcheggi, il turista dunque lascia la macchina in un luogo sicuro e procede a piedi. Con i piedi si raggiunge il porto da dove, prendendo un traghetto, si prosegue per le località piu' amene della costiera Amalfitana. Amalfi, prima repubblica marinara, già nel nono secolo, prima tappa del nostro itinerario, meta elegante e antica, nota soprattutto per il suo duomo in stile arabo-siciliano. In realtà si tratta di un complesso molto grande che proviene da varie epoche storiche ed è caratterizzato da vari stili. Il chiostro del paradiso, di gusto arabo-normanno in voga nel mezzogiorno d'Italia nell'anno mille è l'angolo piu' suggestivo. Dalla piazzetta antistante il duomo si percorrono a salire le varie stradine. Tra una granita al limone e l'altra si visitano i negozietti e si gode di un ottimo panorama. Ad un certo punto però ci si getta in mare, perchè in questa vacanza si farà un bagno in ogni località toccata. Utile e dilettevole. C'è tempo per gettare l'ancora su un'altra località Atrani, quattro case, due abitanti, 50 metri da Amalfi, ma un comune a parte. Una bella e tranquilla spiaggetta. Dopodichè ci apprestiamo a scoprire il tormento massimo di cui si può godere qui in costiera : il pullman di linea. Pieno fino all'orlo, l'autista corre come un matto, la strada presenta curve su curve, baratri e voragini e non si arriva mai, un incubo. Però è un'esperienza formativa, se non vomitate. Altra meta ambita e nota è Positano, località fighetta, ma non male. Vale la pena di toccare questi posti esclusivi, ville, piscine, macchine scappottate, scarpine Paciotti. Ma ce la godiamo anche noi con un nuovo tuffo che spegne la calura. Il viaggio in traghetto ci da modo di osservare in dettaglio i particolari di questa costa così frastagliata e diversificata ed impervia. Piccoli approdi raggiungibili solo in barchetta, grotte, costoni di roccia. Bellissimo per gli appassionati da diporto. Ma a me che preferisco la terra ferma il posto che ho preferito è Ravello. Si può raggiungere comodamente con un pullman CitySightseeing, così da farsi toccare, salendo, dai raggi del sole e farsi rinfrescare dalla fine arietta. Quassù c'è una piazzetta magnifica e due ville da sogno, Villa Rufolo e Villa Cimbrone che oltre ad una eleganza architettonica e del giardino, hanno delle terrazze sul mare da sogno. Non mancano anche le chiese antiche, il duomo ha un pulpito ed un ambone che da soli valgono la vacanza. Ce ne torniamo dunque in spiaggia presso gli stabilimenti di Maiori per un giorno intero di relax. Anche la sdraio ha un suo compito in un viaggio estivo. Salerno ti sorprende, città longobarda e poi normanna quindi nel Regno delle due Sicilie conserva nel suo centro storico un bel bagaglio della sua storia. Città anche moderna, con un bel lungomare. Queste due anime sono ben miscelate e per il turista non può che essere una soddisfazione. E' un bel passeggiare per Salerno antica, attraverso un dedalo di vicoli, chiese e palazzi nobiliari ben ristrutturati, vivace punto di sfogo della vita cittadina grazie anche alle caratteristiche botteghe ed i locali che lo animano fino a tarda notte. Una "movida" così ricca e diversificata non si vede facilmente in giro. Concerti per tutte le età, noi non ne abbiamo disdegnato nessuno ma abbiamo preferito quello giovanilistico che ha ospitato in una delle varie serate "Luci della centrale elettrica". Sto ragazzetto è un pò piu' sballato di quello che pensavo ma cantare a squarciagola "Per combattere l'acne" con un buon mohito in mano è molto piacevole. Tornando alla Salerno monumentale non può mancare la visita alla Cattedrale dedicata all'evangelista Matteo, del quale se ne conserva il corpo. Imponente e fresca all'interno, buona idea se fuori fa caldo, un bellissimo quadriportico, origine normanna, ma è stata molto ricostruita dopo il grande terromoto del 1688. Anche l'aspetto commerciale della città non è male, c'è la bella via dei mercanti con i negozi tradizionali, l'aspetto gastronomico è rappresentato da ottime pizzerie e buone ristoranti di pesce, l'aspetto ospitalità, se non fanno troppe feste notturne nel bed and breakfast dove andate è anch'esso di buon livello. Infine, nel giorno del ritorno ci allunghiamo a Paestum, che è molto piu' di quanto mi aspettassi, tre enormi templi composti da pietre giganti. E' una visita che ristora lo spirito, sempre che non faccia troppo caldo. Buone vacanze!

26.7.09

Andiamo in Sudafrica con un nobel

Vergogna di J.M. Coetzee

Mi ricordo di quando il Tg1 era un telegiornale quasi vedibile. C'era una rubrica sui consigli di lettura e mi colpì la presentazione di Vincenzo Cerami che consigliava un libro di un premio nobel sudafricano. E dopo qualche anno mi sono ricordato di Coetzee. Non ricordo il libro presentato in quell'occasione ma ho comprato "Vergogna". Il titolo in inglese "Disgrace" dice qualcosa di piu' corretto : la caduta in disgrazia del professor David Lurie e di sua figlia Lucy. Dico subito che questo libro mi è piaciuto molto. La prima parte è ariosa e spensierata. Un professore godereccio che si diverte senza far del male a nessuno. Uomo libero, due ex mogli, due figli, che va a mignotte dignitosamente, ne ha una preferita, se capita si fa una storia con una collega o con una studentessa, sempre con grande tranquillità ed in questa fase il libro è divertente, spassoso.
«Per un uomo della sua età, cinquantadue anni, divorziato, gli sembra di avere risolto il problema del sesso piuttosto bene».
Ad un certo però c'è la denuncia per molestie da parte della sua ultima conquista, la bella studentessa Melanie ed il libro cambia, si alza una nube di sofferenza che si prolunga fino all'ultima pagina. Ma da questo punto si rivela senza più ombra di dubbio lo spessore e l'importanza dell'opera. Una società falsamente tollerante isola il nostro protagonista che per smarcarsi cambia contesto. Va a vivere dalla figlia Lucy in campagna. La ricerca di un'intimità perduta con la ragazza e la vita di campagna può riscattare la sua esistenza "disgraziata. Anche qui accade un episodio vergognoso, anzi drammatico. Non si fugge da un destino gravoso, ma si impara e si cambia. Il nostro professore sessuomane diventa l'uomo dei cani morenti, li accompagna dolcemente alla morte con un gesto d'amore che non li faccia soffrire. Questo è uno dei punti che più mi ha colpito del romanzo.La pratica di Bev Shaw è una puntura che offre una caritatevole eutanasia ai poveri animali. Il nostro protagonista impara la dura necessità di questo gesto e per la verità anche con questa signora ormai attempata e abbondante si trova ad avere dei rapporti sessuali : ma non vi è più l'amore, seppur passeggero e la passione di inizio romanzo. Uno stile asciutto, crudo, di alta tensione narrativa che da a Coetzee lo scettro di grande scrittore sommo. Vi sono molte chiavi di lettura, a partire da quella puramente narrativa, la storia è molto avvincente anche quando si fa piu' oscura, poi c'è quella sociologica che ci mostra il Sudafrica post apartheid, la città moderna dei bianchi e la campagna dove vegetano i vecchi rancori degli abitanti neri, fino a quella psicologica che ci mostra l'evoluzione di un uomo a contatto con la disgrazia. Si legge tutto d'un fiato e vi viene voglia di viaggiare un pò a Sud.

22.7.09

Alla scoperta dell'umanità di Napoli


Montedidio e Non ora, non qui di Erri De Luca

Erri De Luca è uno scrittore che conoscevo di nome da tempo e sapevo che era un bravo free climber. Poi dalle sue piu' recenti apparizioni televisive tra cui quelle da Fabio Fazio, ho ammirato questo essere magro dalla faccia scavata di grande energia, serietà e soprattutto umanità. L'ho sentito parlare con grande autorevolezza e saggezza, forte anche dei suoi studi autonomi e mattutini della bibbia in ebraico, di diritti umani e di povertà. Erri de Luca ha anche un passato avvincente, ha fatto Lotta Continua, lo scrittore operaio ma ora ci interessano i suoi libri e allora leggiamoli. Sono libricini piccoli piccoli che li finisci subito quindi uno non mi è bastato. Prima ho letto "Montedidio", a suo modo un romanzo di formazione. Il protagonista è un ragazzo tra le terrazze di un quartiere povero di Napoli alle prese con l'attraversamento dell'adolescenza. La famiglia disagiata ma dignitosa, l'amore, il primo amore regalato dalla coetanea, ma matura e sensuale, Maria, il primo lavoro da falegname da Mast'Errico dove conosce il saggio calzolaio ebreo don Rafaniello. Un mondo di valori e di vita tra tante contraddizioni. Una scrittura essenziale ma raffinata che rende giustizia ai vicoli della bellissima città all'ombra del Vesuvio.
Dal buio dei lavatoi spunta Maria. I tredici anni suoi sono piu' cresciuti dei miei, lei sta in un corpo già arrivato. Tre dita sotto il ciuffo dei capelli neri, corti, c'è la sua bocca veloce con le parole, le vedo uscire fuori dallo scivolo delle sue labbra grosse. Il sorriso le taglia la faccia da un orecchio all'altro. Maria sa le mosse delle donne.

"Non ora non qui" è invece un libro un pò piu' austero, meno colorato, con piu' grigi, ma probabilmente piu' poetico. Un libro di memorie, il ricordo di un bimbo taciturno, timido, balbuziente :
”…Non riuscivo a parlare bene. Mentre la mente comandava la prima lettera, la bocca premeva per emettere l'ultima. Ero balbuziente per fretta di concludere.
Libro fortemente autobiografico. Viene rievocata, prendendo spunto da foto ormai ingiallite, la vita in famiglia a cavallo tra la povertà dell'anteguerra e l'arricchimento del miracolo economico. Veine rievocata la “crudezza” della madre, la morte improvvisa, assurda, dell’amico venerato, la perdita in casa della anziana cameriera, che nulla possedeva. Episodi di vita, quel che resta di ciò che è già stato dimenticato.

6.7.09

Proviamo a leggere un giallo

L'uomo che guardava passare i treni di George Simenon

Inizia l'estate e aumenta il desiderio ed il tempo per la lettura. E si cercano libri per così dire "leggeri". Questo ovviamente nella concezione alta del termine. Dalla serie uscita su "La Repubblica" avevo preso un giallo di Simenon, molto quotato, citato e letto. Si sostiene che "L' uomo che guardava passare i treni" è un romanzo fra i migliori che il grande scrittore francese ha prodotto. La lettura in effetti è stata davvero intrigante, molto ben architettato il disegno ed i luoghi, i movimenti del protagonisti, tutti i personaggi. Si parte da un anonima Olanda, in un'anonima famiglia borghese e soprattutto da un anonimo personaggio dal nome simpatico Kees Popinga. Di colpo, per un caso, l'omino scuro si ribella al suo banale destino e si trasforma nell'uomo piu' ricercato dalla polizia di Parigi. Tra un treno e l'altro il nostro eroe giunge nella capitale francese e ne fa di tutti i colori, diventa addirittura omicida lucido di prostitute di periferia (che non si possono chiamare escort in quanto di periferia). E ci diventa simpatico, ma proprio simpatico anche se temiamo per lui che da un momento all'altro lo becchi il commissario di turno. Davvero avvincente, io che sono proprio lento a leggere in tre giorni l'ho fatto fuori. Kees Popinga è una follia, il sogno di chi, insoddisfatto, si scardina dai binari della sua piatta esistenza. Il sogno dei molti che Kees Popinga non saranno mai. Perchè nella realtà le persone non sono capaci di cambiare pelle, se uno nasce tondo non può morire quadrato!

30.6.09

Viaggio in Pontinia

Abbazia di Fossanova e Sermoneta

Dopo la visita all'abbazia di Casamari è necessario completare l'opera con la visita a Fossanova. L'altro grande complesso cistercense della Ciociaria, anch'esso costruito intorno all’anno Mille, è un altro esempio dello straordinario periodo delle grandi cattedrali romaniche. Grandi architetti, grandi agronomi, grandi enobirrologi, grandi teologi hanno vissuto e operato da queste parti. Uno dei frequentatori di Fossanova, uno a caso, è stato San Tommaso d'Aquino, tra i sommi dottori della chiesa che qui è morto. Infatti è possibile visitare la celletta in cui si è ritirato in preghiera prima di morire nel 1274. L'abbazia è situata in una bella zona verde, isolata, vicino Priverno, posto ideale per la meditazione e per le scampagnate. La chiesa ha una bella facciata in gotico cistercense con un gran rosone. All'interno si possono visitare la sala capitolare, il chiostro e ammirare da qui il bel tiburio a pianta ottagonale con lanterna. Da queste parti non mancano negozietti di dolci, e la classica ed affascinante bottega dei monaci che offre amari, mieli e composti a base di erbe che noi amiamo molto. In particolare scopriamo i nuovi mieli in circolazione, da quello di sulla a quello di tiglio a quello di cigliegio. Buoni. Se il tempo non fa le bizze è piacevole restare qui e curiosare i preparativi del matrimonio che si sta per celebrare. Sulla via del ritorno, la mitica Appia, tocchiamo le zone bonificate di Pontinia e Latina scalo e svoltiamo all'interno per visitare il borgo di Sermoneta. E' una breve tappa, non abbiamo intenzione di visitare il Castello Caetani che domina, con la sua mole, il paese, ma lo raggiungiamo salendo per ripidi gradini. Da qui si gode di un buon panorama. Si può quindi ridiscendere e fermarsi presso archi, antiche chiese e palazzi per tornare in piazza ed ammirare la carinissima Loggia quattrocentesca dei Mercanti. Qui è ancora situato il comune, come nel medioevo, ed e' un punto di ritrovo dei giovanissimi. Le viuzze e le antiche pietre sono decorate da belle fioriere che arricchiscono lo sguardo. Per completare la visita si fa un salto alla Cattedrale di Santa Maria e poi ci si può rilassare con qualche biscottino preso nel forno tradizionale e con una granita( in verità poco gradita perchè alla fragola e melone, seppur consigliatissima dal barman, non era il massimo), nel salotto buono del paese. E un'altra gita è ben riuscita

29.6.09

Flussi e coscienze

Gita al faro di Virginia Woolf

Tra i libri che ho comprato da alcuni anni e che magari non stavano nel mio percorso ideale di lettura c'era anche questo "Gita al Faro" di Virginia Woolf. Succede che ad un certo punto i libri che prendono troppa polvere in libreria li metto in lista di lettura. Tutto sommato non ho fatto male, anche se non è stata una passeggiata. La scrittrice effettivamente è dotata di un eleganza raffinata. Non amo molto il tema della famiglia borghese inglese col seguito di artisti e filosofi e i loro hobbies antiquati. Ma bisogna dar atto che una volta che ci si libera di alcuni preconcetti si può auscultare il famoso "flusso di coscienza" dei protagonisti. Tra questi la signora Ramsay carismatica e affascinante, la padrona di casa verso la quale ci si rivolge con deferenza e rispetto poi c'è suo marito professore severo e serioso che valuta troppo pericoloso avventurarsi verso il faro con quel tempo, scontentando così il figliolo più piccolo. Otto figli ed un'altra schiera di personaggi, dalla pittrice di un quadro mai finito Lily Briscoe, al poeta Carmichael a Charles Tansley dei quali vengono scandagliate le profondità emozionali, le intenzioni, i pensieri. Il grosso del romanzo è nel primo capitolo, poi c'è uno strano capitolo intermedio con eventi storici, tra i quali la prima guerra mondiale, che decimano l'allegra compagnia. Infine il terzo capitolo dove si cerca di raggiungere il famoso faro a dieci anni di distanza dal primo capitolo. Manca la signora Ramsay che nel frattempo è morta, ma la sua presenza domina ancora i sentimenti dei personaggi rimasti. Non c'è che dire, la lettura a tratti mi ha proprio affascinato, ma resto dell'idea che non è questa la mia meta letteraria. Per concludere è indubbio che Virginia Woolf è incredibile per come riesce a dipingere ogni respiro dei protagonisti con una sensibilità che è prima di tutto femminile e poi è da grande scrittrice.

23.6.09

Fine settimana di concerti



Festival De Andrè e Villa Ada incontra il mondo

In un fine settimana di giugno, inizio d'estate, a Roma ci sono sono un sacco di iniziative, concerti, spettacoli. Bisognerebbe approfittare. Qualche volta si può. In questo periodo, nel quartiere della Magliana, notissimo per la banda criminale che da qui si espanse per tutta Roma nel periodo anni '70 anni '80, c'è una piazza dedicata a Fabrizio De Andrè. Qui si svolge un piccolo festival dedicato al grande cantautore genovese. Quest'anno c'era Luca Carboni, che per la verità non mi è mai dispiaciuto, ma che ha fatto un bell'album di cover rispolverando soprattutto due canzoni mitiche : "Ho visto degli zingari felici" di Claudio Lolli ed "Eppure soffia" di Bertoli. Meglio le originali indubbiamente, ma la nuova versione è piacevole. L'uso delle cover per resuscitare canzoni di nicchia o per darle in pasto ad una platea piu' commerciale è un'operazione interessante. Ma c'è da fare una considerazione : da un lato alla massa vengono servite delle perle che molti non saprebbero cercarsi da soli, dall'altro lato queste perle vengono poi canticchiate da alcuni in maniera irriguardosa e senza comprenderne i valori o in qualche caso finiscono in discoteca storpiate completamente.





Tornando al concerto, la sorpresa maggiore è Cristiano De Andrè che, inaspettato ci alcuni brividi cantando alcune canzoni del padre con quella voce che tanto lo ricorda.
Il sabato sera invece scegliamo di andare a Villa Ada dove c'è un tipico gruppo salentino di pizzica. In realtà questo non è un gruppo comune, perchè l'Officina Zoe ha firmato la stupenda colonna sonora di Sangue Vivo di Edoardo Winspeare. Questo film ha introdotto una decina di anni fa la rivisitazione della musica popolare leccese scatenando una moda che ancora imperversa ogni estate e che ha il suo culmine nella notte della Taranta. Che dire poi di Villa Ada! Per prendere qualcosa da mangiare devi fare una fila spaventosa, i prezzi sono alti, il personale non sa cucinare e spesso la roba finisce presto. A parte questo bella serata!

16.6.09

Il lago al posto del mare


Villeggiare al lago di Bracciano

Una domenica di quelle che ti viene voglia di andare un pò al mare, giusto perchè fa caldo ed un bagno ti ristorerebbe, però poi pensi alla fila per andarci, al caos delle persone e delle macchine, insomma si sta meglio a casa. A meno che non ti venga in mente una idea strana tipo "Perchè non proviamo al lago?" Ci sono in effetti dei posti in cui puoi fare il bagno al lago ed uno di questi posti partendo da Roma è il lago di Bracciano. Anche qui la strada non è breve, ma il percorso è molto piacevole, in mezzo alla natura, Cassia e poi Braccianense. Ad un certo punto, dopo Anguillara troviamo il posto giusto, alcune macchine parcheggiate, alcuni villeggianti, qui si può. Si scopre che anche qui c'è una tariffa, per carità cinque euro non sono moltissimi : ti danno la sdraio, c'è l'ombra degli alberi a disposizione, una bella erbetta tagliata bene, spazio per fare, non è il nostro caso, salsicce alla brace. Puoi anche fare il bagno, l'acqua è calmissima, non ci sono onde, non c'è il fastidio della sabbia che ti si appiccica addosso, un congruo numero di bagnanti. Soddisfacente, solo che, pure se non è il mare, starci tutta la giornata diventa pesante. Quindi verso il medio pomeriggio ci si alza e si va verso l'alto lago fino a fermarci a Trevignano. Il terzo dei paesini che guardano il lago, forse il meno noto dei tre, ma non per questo è meno attraente. Una bella passeggiata lungolago, alcuni mercatini, un buon gelato, un centro storico con alcune piazzette interessanti ne fanno una meta ideale per una piccola sosta. E buona notte.

15.6.09

Melodramma fascista in salsa futurista

Vincere di Marco Bellocchio

Non finiremo mai di riflettere sul fascismo nè di studiare questo "a"tipico fenomeno storico-culturale. Non la smetteremo neanche in questi tempi in cui alcuni meccanismi di arroganza e prevaricazione prendono il sopravvento. Ciò che appare interessante capire è come possa germogliare questo fiore del male, se sia mai possibile rivivere tale situazione in futuro. Anche uno dei nostri registi preferiti ha voluto indagare su ciò, mostrandoci il giovane Mussolini. Ovviamente un artista, non uno storico, tende a dare un contributo estetico e melodrammatico alla scatola dei fatti. Lo spunto è l'amore impetuoso e passionale tra il Ducetto ed Ida Dalser. Quest'ultima è la vera protagonista, la classica eroina tragica, sedotta e abbandonata, dimenticata dal grande condottiero (per modo di dire) che le preferisce un tranquillo matrimonio di facciata. Il primo tempo è molto spassoso e scoppiettante, ritmo incalzante, filmati d'epoca, montaggio futurista. Fantastica la fotografia di Daniele Ciprì che davvero impacchetta la pellicola in un guscio che sembra provenire direttamente dall'istituto Luce. Come dicevo alcuni scampoli sono presi da animazioni originali provenienti dai famosi balconi, dalle famose piazze ove folle immani si riunivano al grido di "Italiani!". Il secondo tempo è piu' tranquillo, meno compulsivo, c'è la storia della relegazione in manicomio della Dalser e della separazione forzata del figlio della coppia, Benito Albino, in riformatorio, e della cancellazione da parte del regime delle loro esistenze. I due attori molto bravi, Timi e la Mezzogiorno, molto presenti fisicamente, soprattutto nella prima parte con scene di sesso rantolanti, un tantino esagerate a dir la verità. Non credo ricordino il pur "prestante" duce e la pur "avvenente" Dalser, ma ai fini della struttura drammaturgica dell'opera ci sta. Tornando alla vicenda storica, interessante è la parte iniziale con l'ascesa al potere del giovane socialista antimonarchico e anticlericale che quasi quasi dice cose sagge. Purtroppo di lì a breve la brama di potere e l'uso indiscriminato della violenza segnerà per sempre l'uomo piu' nefasto della nostra recente storia (o almeno se la gioca col capo attuale). Ci sarebbero tanti spunti da prendere, tante possibili considerazioni da fare, ma soprattutto si può dire che è un film da vedere. E con Bellocchio alla regia c'era da aspettarselo.

5.5.09

Da Carducci a Napoleone

Gitarella in Val di Cornia e Isola d'Elba

La Toscana, ci ospita per l'ennesimo viaggio ponte del primo maggio. Visto che ci piace cambiare, mai andare in uno stesso posto se non dopo alcuni anni, scegliamo la costa vicino Piombino detta Val di Cornia. Ci alloggia un hotel sul mare, a San Vincenzo località estiva, ancora ferma al primo timido risveglio di stagione. La sera qui si vede il tramonto sul mare, non che ci importi molto, credo infatti che questo evento naturale sia sopravvalutato, il bello è avere il mare di fronte, e poi è un'ottima base per scoprire i dintorni. Prima giornata un pò bucolica, un pò poetica per il passaggio a davanti a San Guido e i suoi cipressi che conducono a Bolgheri. Borghetto agricolo molto "Tuscany Stile" : artigianato, scultura, enogastronomia, da queste parti si produce il Sassicaia, c'è poi la statua della nonna di Carducci e la sua casa da piccolo. Proseguiamo sulle tracce del poeta di scolastica memoria verso la sua amata Castagneto, paese di medie dimensioni, anch'esso impeccabile, niente fuori posto. Ecco perchè i turisti stranieri amano tanto la Toscana, tutto nelle forme rustiche, si mangia biologico, si gode di ottimi panorami, e si vive a misura d'uomo. Chiesette, palazzi, un museo interessante con la storia, anche un pò di gossip, per la verità, sul poeta e si può ripartire. Continuiamo per la Val di Cornia attraversando un bosco molto fitto, tra curve e controcurve toccando, senza approfondire, i paesini anch'essi impeccabili di Sassetta e Suvereto fino a Campiglia. Dalla nostra San Vincenzo, un'altra escursione ci porta verso Populonia, antico insediamento etrusco. Prima di salire sul colle ed ammirare il famoso castello dal quale si gode un'ottima vista, ci fermiamo e rimaniamo stupiti dalla splendida Baratti. Si tratta di un piccolo golfo costituita da un leggero arco di sabbia con dune ed una suggestiva pineta. Qui abbiamo approfittato della festa del primo maggio, verso sera la immane folle di motocicilisti diradandosi ci ha lasciato spazio per assaggiare una birra passeggiando attraverso le antiche tombe etrusche. Una piccola sosta a Piombino che, nota ai piu' per le acciaierie, per l'inquinamento e le partenze per l'isola d'Elba, ha degli edifici storici interessanti, e poi la mirabile Piazza Bovio, una terrazza pedonale che volge lo sguardo sull'arcipelago toscano. Di qui, come si diceva, si parte per Portoferraio. La mattinata è dedicata ad una visita celebrativa ai simulacri del grande condottiero corso. Prima la chiesetta della Misericordia che conserva il calco del viso e della mano di Napoleone e diversi stralci del suo passaggio nell'isola, poi la bellissima Villa dei Mulini con giardino sul mare ed infine un pò all'interno la Villa San Martino. Nel pomeriggio invece ci siamo dedicati all'aspetto paesaggistico che merita altrettanta attenzione. Il mare qui è limpido, le coste impervie e spesso di difficile accesso, ma i paesaggi sono indiscutibilmente mozzafiato. Le strade ovviamente un pò insidiose, ed i parcheggi quasi nulli, immagino che caos in estate. Nel giretto dell'Isola, tocchiamo le località di Procchio, dunque la bella Marciana Marina e poi saliamo verso il paesino di Marciana, che vale una piccola fermata. Dunque si prosegue attraverso curve che fanno girare la testa verso il lato ovest dell'isola, dal quale si vede la Corsica, fino a toccare ad esempio Pomonte, dove si può approfittare della spiaggia per ristorarsi un pò al sole. Infine si passeggia a Campo nell'Elba e si è abbastanza stanchi per prendere il traghetto verso il continente. Il viaggio di ritorno ci permette di sceglire come sosta una località che da sola meriterebbe un viaggio, Massa Marittima. Cittadina medievale, dotata di una magnifica piazza con la meravigliosa Cattedrale di San Cerbone, il Palazzo Comunale, e il Palazzo del Podestà. Il duomo, in stile romanico-pisano, con la sua scalinata irregolare, rimane posizionato asimmetricamente rispetto al resto degli edifici, creando un effetto molto suggestivo e sicuramente unico che permette di coglierne non solo la facciata ma anche il lato sinistro ed il campanile. L'altra parte da visitare si trova nella zona alta della città che è dominata dal Cassero Senese, una struttura fortificata collegata alla Torre del Candeliere da un arco su cui si può salire. Dopo avere approfittato degli ottimi salumi locali per rimpinzare un buon panino si può tornare alla magione.

Wil

4.5.09

Sicilia, Sicilia canta la pastoredda...

Conversazioni in Sicilia di Elio Vittorini

Dopo aver visto l'interessantissimo film "Sicilia" di altrettanto interessantissimi registi Straub e Huillet, quest'ultima prematuramente scomparsa, mi è venuta la curiosità di leggere Conversazioni in Sicilia e scoprire Elio Vittorini. Ho aperto questo piccolo libricino conscio della sensazione di intenso stupore prodotto dal film. Un viaggio onirico a volte inafferrabile, ma bello, poetico, un'ottima fotografia. Nel romanzo c'è innanzitutto un pezzo in piu', tutta la la parte finale ed inoltre è piu' leggibile, ma bisogna essere imboccati, la chiave di lettura allegorico-politica.
Io ero, quell'inverno, in preda ad astratti furori. Non dirò quali, non dirò quali, non di questo mi son messo a raccontare. Ma bisogna dica ch'erano astratti, non eroici, non vivi; furori, in qualche modo, per il genere umano perduto...
E' chiaro che, sapendo che il libro è stato scritto durante la guerra di Spagna, questo incipit può rimandare alla condizione di chi, intellettuale, è mosso da una voglia repressa di gridare e di opporsi al regime fascista. Ovviamente tale condizione non può essere esplicitata sulla carta. Così viene raccontato il ritorno dell'emigrato nella natia terra di Sicilia. La Sicilia in realtà è molto poco Sicilia, è un luogo immaginario, simbolico. Simbolici sono i personaggi incontrati dal protagonista Silvestro lungo il viaggio. Dal venditore delle arance, all'uomo coi baffi a quello senza, fino al Gran Lombardo che pensa ad "alti doveri" e rappresenta allegoricamente "il socialista". La Sicilia che vede il nostro è una terra malata, sofferente, la mamma che si ciba di sole aringhe (tra l'altro le aringhe rimandano ad una cultura nordica) , la gente che soffre di malaria nel giro delle iniezioni. E poi il racconto dei felici tempi passati, la casa cantoniera, l'arrivo del treno, il padre che andava giu' nel vallone con le donne, questa cosa mi fa molto ridere, un buono a nulla al contrario del nonno lui sì un grand uomo come il gran lombardo.

Mia madre mi guardò. “Sì,” disse. “Tuo padre prendeva del denaro ogni fine mese, e allora per dieci giorni si stava bene, eravamo l’invidia di tutti i contadini e la gente delle zolfare... Ma dopo i primi dieci giorni si diventava come loro. Si mangiavano chiocciole.”

“Chiocciole?” dissi io.

“Sì, e cicoria selvatica,” disse mia madre.

E io chiesi: “Non mangiavano che chiocciole, loro?”

E mia madre: “Sì, tutti i poveri non mangiano che chiocciole, di solito. E noi eravamo poveri gli ultimi venti giorni di ogni mese.”

E io: “E mangiavamo chiocciole per venti giorni?”

E mia madre: “Chiocciole e cicoria selvatica.”

Io ci pensai su, sorrisi, poi dissi: “Immagino ch’erano buone, dopotutto.”

E mia madre: “Ottime... Si possono fare in tanti modi.”

E io: “Come, in tanti modi?”

E mia madre: “Semplicemente lesse, per esempio. O con aglio e pomodoro. O infarinate e fritte.”

E io: “Che idea! Infarinate e fritte? Con il guscio?”

E mia madre: “Ma si capisce! Si mangiano succhiandole dal guscio... Non ricordi?”

E io: “Ricordo, ricordo... Tutto il gusto è a succhiare il guscio, mi sembra.”

E mia madre: “Si passano ore, succhiando...”


Infine c'è l'incontro con altri curiosi personaggi simbolici l'arrotino Calogero "il rivoluzionario ", che sostiene che nessuno ha più coltelli da affilare. Calogero lo porta così dall'uomo Ezechiele "la filosofia consolatoria", che gli racconta di come il mondo sia "offeso". Il trio si sposta poi dal venditore di stoffe Porfirio "la cultura cattolica" che predica "la necessità dell' acqua viva" e infine alla bottega di Colombo "l'intellettuale", dove bevono alcuni bicchieri di vino. Un romanzo fatto di squarci, di fotografie, tra il realismo poetico, e l'onirico, il sognante. Una scrittura accattivante che ti trascina con sè nel fascino di luoghi e personaggi misteriosi. Un'invenzione geniale resa possibile grazie al "contributo" dalla censura e dalla repressione fascista. Visto che si è sempre detto che durante le dittatura si genera grande letteratura. Allora ce ne aspettiamo di grande letteratura anche nei tempi che andremo a vivere a breve....Salutamm



27.4.09

Il mare prima che arrivino i "turisti"

Gita a Sperlonga e Gaeta

L'idea di questa domenica di fine aprile, non fa molto caldo, è di perlustrare, prima che diventi impossibile, qualche località sul mare della costa tirrenica. E'una zona che mi manca proprio. Penso a Sperlonga, tanto citata dai Romani(non gli antichi), tanto rinomata, prezzi altissimi, ti fa venire una gran curiosità. Dopo aver attraversato i monti Lepini ed incrociato le indicazioni per l'abbazia di Fossanova, che ci saranno utili in seguito, raggiungiamo Terracina. La cittadina meriterebbe un visita a parte, ma proseguiamo per i nostri obiettivi attraverso una strada costeggiata di campeggi e campi da frutta, visto che Fondi è vicina. A Sperlonga non si trova parcheggio, ma oggi è nuvoloso e poi è sempre aprile, quindi ci va bene, ma ovviamente si paga un pò. Il borgo è composto da una serie di belle casupole bianche che guardano il mare da una piccola altura. C'è la piazzetta, il salottino bene del paese, quello dell'elezione di miss maglietta bagnata dell'anno scorso, chissà quest'anno se lo rifanno. Ci si diverte vagando tra viottoli archetti, balconi, scalette, negozietti. Percorso in lungo e in largo, si fa presto, si può scendere verso il mare ed ammirare il porticciolo. Fin qui tutto molto carino. Ad un certo punto l'idea di un piatto di spaghetti con le vongole di fronte al mare ci annebbia la vista facendoci scegliere il primo ristorante incontrato. Ci fanno aspettare un sacco di tempo prima di servirci e non contenti di ciò ci fanno mangiare il peggiore spaghetto alle vongole del mondo, senza olio, senza l'ombra di una ripassatina in padella, uno schifo, difficile da replicare applicandosi alacremente. Per fortuna eventi del genere succedono raramente, così decidiamo di riconciliarci col mondo cercando un buon gelato a Gaeta, la seconda tappa del nostro viaggio. La raggiungiamo proseguendo per la bella litoranea costellata ancora di posti per villeggiatura e di discoteche all'aperto o almeno di insegne che ne indicano la presenza. Gaeta è una città nascosta, se non la conosci ci metti un pò per capire come raggiungere il centro storico, perchè è nascosto dietro un colle detto Montagna Spaccata. Dopo un giro lo trovi e scopri che è una città ad alto potenziale, ma che dovrebbe essere curata e ristrutturata per esaltarne l'aspetto estetico. Il solo fatto che stia sul mare è un punto a favore, importantissimo è il campanile del Duomo del XII secolo, integro ed imponente. Di qui si sale per una ripida via tra vecchie case che, come dicevamo, con un pò di buone intenzioni andrebbero messe apposto. Si giunge dunque fino ai piedi del bel castello angioino-aragonese anch'esso in attesa di restauro. Da quassù si osservano scorci molto suggestivi sul mare. Inoltre ci sono diverse chiesette interessanti, purtroppo chiuse. Dopo questa passeggiata tonificante e dopo il famoso buon gelato ci fermiamo presso la chiesa dell'Annunziata. Qui oggi c'è l'apertura straordinaria con visita guidata, oggi è un giorno fortunato, della famosa Cappella d'Oro che in effetti vale la pena vedere.
Wil

20.4.09

Pioggia e musei


Musei capitolini e mostra del Beato Angelico

Nella giornata gratuita della cultura, una pioggia continua non può che convincerci che questa è l'occasione giusta per "rinchiudersi" in un museo. Scegliamo i musei capitolini visto che quest'anno in aggiunta c'è una importante mostra su Beato Angelico. Ovviamente non l'abbiamo pensato solo noi, la fila con l'ombrello è lunga, ma con un pò di pazienza possiamo raggiungere il porticato e continuare l'attesa al coperto. Perchè abbiamo scelto questa mostra e non quella piu' reclamizzata e piu' importante su Giotto che si tiene al Vittoriano? Forse perchè abbiamo preferito al solito un ambiente piu' tranquillo, di nicchia e non vogliamo giocarci i dieci euri per Giotto proprio oggi tra file e sgomitate per vedere un quadro. Tanto lo vedremo in maniera ottimale in una data da destinarsi (ovviamente non sarà mai destinata!). Il frate domenicano detto Beato Angelico, pare che sia stato beatificato veramente ma che lo chiamassero beato già da prima, che ritroviamo spesso in giro per le nostre chiese, sepolto a Santa Maria sopra Minerva, autore del piano basso della mitica cappella di San Brizio ad Orvieto, fu un pittore del primo quattrocento di grande abilità tecnica tanto che ispirò tra gli altri Piero della Francesca. Qui, tra le opere, c'è la deliziosa annunciazione di San Giovanni Valdarno, una Tebaide dei primordi, Madonna tra Angeli e altre di grande raffinatezza. Proseguiamo la visita ai musei portandoci presso la nuova megasala del Marco Aurelio che è stata allestita recentemente infatti non la ricordavo. Bello l'imperatore filosofo a cavallo. Immenso il testone di Costantino. E continuiamo scorrazzando qua e là per le sale di pittura con Caravaggio, l'enorme tela del Guercino ma così senza approfondire, di palo in frasca, che siamo stanchi. Ed uno sguardo certo lo meritano la Lupa e la sala cerimoniale degli Orazi e Curiazi. Infine ci soffermiamo sulla descrizione che un fantastico insegnante tiene nella sala delle oche, la famosa storia di questi pennuti che salvarono Roma da un antico assedio, ad una classe di piccolissimi e altrettanto fantastici allievi. Vedendoli rispondere in maniera approfondita a tutte le domande, anzi, anticipando il racconto, si può bene dire che non è vero che la scuola italiana, le elementari in questo caso, sono così malvagie.

13.4.09

Cinquant'anni e sentirli

Herzog di Saul Bellow

La letteratura americana contemporanea ha un peso sproporzionato nell'ambito della letteratura mondiale rispetto alle altre. Sicuramente in parte perchè il dominio culturale che da qualche decennio gli Stati Uniti impongono porta con sè la maggior diffusione dei libri americani in giro per il mondo, in parte perchè questa terra essendo avanzata e libera offre l'humus giusto per sviluppare l'arte dello scrivere. Comunque risalendo l'albero degli scrittori ispiratori dei piu' moderni Philip Roth, De Lillo e compagnia ci si imbatte in Saul Bellow che tra l'altro ha preso il nobel nel 1976. Scrittore ebreo, o meglio di famiglia ebraica, infanzia in Canada, maturità in USA. Anche l'ebraicità è una componente di rilievo nel mondo culturale americano e non solo. Herzog è il romanzo della maturità di Saul Bellow, la storia di un professore-ricercatore cinquantenne alle prese con la crisi di mezza età. Una crisi che nelle vesti di un professore di filosofia viene completamente studiata e sezionata direttamente sul proprio corpo. Ostico nelle prime pagine, bisogna stentare un pò per entrare nella logica dell'autore. La struttura narrativa è arricchita di epistole scritte e mai spedite ai personaggi piu' disparati, dai reali, a personaggi del passato, della politica o della filosofia (bellissime quelle a Hegel, Nietsche, Freud) e da flashback che coprono qui e la storia del protagonista. Dopo qualche pagina si inizia a capire come gira la testa di Herzog e come scrive la mano di Bellow. Cinquantenne con due divorzi alle spalle, uno recente che brucia ancora, due figli, che vivono con le due mogli, nuovi incontri, e continui rivisitazioni di episodi cruciali della propria vita. Pieno di rimandi intellettuali, elucubrazioni e citazioni filosofiche, ma anche ricco di umorismo noir, di azione e sensualità. Non ci si annoia di certo nel seguire le peripezie folli o iperrazionali di Moses Herzog. Fonte di innumerevoli studi, certo di innumerevoli riflessioni che hanno fatto divertire critici e lettori, è consigliabile a palati fini. Poi a me piace troppo questo tipo di struttura anche nei film, quelle col un protagonista assoluto che vive ed elucubra. E soprattutto se l'autore è geniale. Vi propongo L'incipit :

“Se sono matto, per me va benissimo, pensò Moses Herzog. C'era della gente che pensava che fosse toccato, e per qualche tempo persino lui aveva dubitato di esserci tutto. Ma adesso, benché continuasse a comportarsi in maniera un po' stramba, si sentiva pieno di fiducia, allegro, lucido e forte.
Gli pareva di essere stregato, e scriveva lettere alla gente più impensata.[…] Lì, nascosto in mezzo alla campagna, scriveva a più non posso, freneticamente, ai giornali, agli uomini pubblici, ad amici e parenti e finì per scrivere pure ai morti, prima ai suoi morti e poi anche ai morti famosi ” (

31.3.09

L'America di una volta

Gran Torino di Clint Eastwood

Ogni volta che esce un film del mitico Clint mi stupisco di come possa essere così prolifico mantenendo alti livelli qualitativi e di come riesca a dire qualcosa in piu' nonostante abbia già detto molto nelle pellicole precedenti. Gran Torino è un film pulito, limpido, duro, impietoso, come lo sguardo del protagonista. Uno sguardo sprezzante sul mondo che è cambiato, sull'America, che non è più la stessa. Disprezzo per i musi gialli, i nuovi vicini che non curano il prato, e che ricordano a Walt Kowalki la guerra di Corea risvegliando in lui pagine dolorose, sepolte nei meandri della memoria. Disprezzo per i suoi figli che comprano macchine giapponesi ed educano la prole lasciandola in balia della modernità (televisiva) che li involgarisce e li corrompe. Disprezzo per le gang giovanili che scorrazzano per la zona divertendosi con la violenza fine a se stessa. Però ad un certo punto una breccia rompe l'isolamento del protagonista, fatto di birre scolate sotto il portico col cane fedele, in fondo questi coreani non sono poi così male, questo Thao è un ragazzo timido ed educato che può essere formato ai valori di un tempo, gli si può trasferire il testimone. Quindi la speranza nel futuro. E poi c'è la macchina, la mitica Ford Gran Torino vecchio simbolo dell'America produttiva, del sudore e dell'orgoglio degli americani che hanno lavorato in fabbrica come Kowalski. La Torino non si tocca, è un simulacro, una divinità, reale, non come quella impalpabile e vuota rappresentata dal giovane seminarista irlandese. Un vero film western, di epica moderna, con una conclusione altamente suggestiva e simbolica. Che ve lo dico a fare, fa venire i brividi!

16.3.09

Oltre agli Etruschi ci sono stati i Falisci

Visita a Civita Castellana

La gitarelle domenicale questa volta passa per la via Flaminia. Questa strada mi mette sempre un pò a disagio perchè piena di motociclisti che ti vengono addosso sfrecciando e rombando al centro della carreggiata. Se andassero a Vallelunga, che sta a due passi, troverebbero la mia piena approvazione. Tornando a noi, Civita Castellana, l'avevo vista di sfuggita in un'altra occasione e volevo approfondire. La meta principale è il Duomo che ha un portico e una facciata di grande raffinatezza, opera della nota famiglia romana dei Cosmati. L'interno è piu' recente, ma è molto interessante una cappella attigua al presbiterio che presenta dei resti di affresco medievali e dei plutei longobardi. Soddisfatta questa primaria esigenza si può fare un giro per la bella piazza principale e poi perlustrare il mercatino d'antiquariato allestito attorno al forte San Gallo. A proposito del forte, curiosamente, notiamo che sta per partire una visita guidata gratuita che ci fa dire "Perchè no!". La guida che è poi il direttore del museo dell'agro falisco è una rivelazione. Ci illustra, scendendo in particolari assai accattivanti la storia, dalla piu' antica fino a tempi più vicini a noi, del palazzo fortificato che diventa prigione ed infine museo. Una persona appassionata riesce a coinvolgere molto il suo gruppo dando vita agli oggetti e ai muri che si vedono, così siamo stati piu' di un'ora a pendere dalle labbra della guida appassionandoci persino dei vasi poco riusciti e alle suppellettili dei Falisci. A proposito questo è un popolo che abitava queste zone al tempo degli Etruschi, ma erano meno avanzati, e questo non lo sapevo! Ora possiamo lasciare la cittadina e ci spostiamo verso l'interno per fare un salto alla "solita" Calcata. Il nome evoca tutti i passi che i molti visitatori vi pongono, in queste belle giornate, ma dopo cinque minuti ti viene la nausea e ce ne scappiamo senza neanche prendere i tradizionali biscottini. Ci dirigiamo verso la meno battuta e meno nota Mazzano Romano, che però ha un piccolo ma carino centro storico, sempre all'interno del parco della Valle del Treja. Entriamo in un piccolo bar di quelli di una volta che ormai non trovi piu' neanche nei paesi e poi percorriamo la via che ad anello che da un arco porta al palazzo baronale degli Anguillara. Come al solito molti gatti che attirano la nostra attenzione ed il consiglio a chi passa di qui di fermarsi una mezzora perchè ne vale la pena.
Wil

23.2.09

Spiritualità ciociara

Abbazia di Casamari e dintorni

Uno delle piacevoli mete dei nostri viaggi sono le abbazie, antichi centri di cultura e potere ormai destituiti di ogni contatto con la realtà. Per questo sono un ottimo ristoro per lo spirito, ma anche per il corpo come vi andrò a spiegare. Obiettivo del viaggio di fine febbraio è l'abbazia di Casamari, una delle piu' importanti del Lazio. Facilmente raggiungibile sulla Frosinone Sora se non si sbaglia uscita, ma anche se si sbaglia si può tornare indietro e prendere la via giusta, perdendo qualche minuto. Dopo le poche case che costituiscono l'abitato di Casamari si giunge in una verde vallata tra resti di antiche mura romane presso le quali prese il via la costruzione del monastero. Vi si entra da un'ampia porta ad arco. Qui un'ampia scalinata ci introduce alla bella facciata della Chiesa, anticipata da un grande portico. Alla fine della messa percorriamo le tre navate, lo stile gotico cistercense è di grande impatto e di gran gusto. A questo punto, visto che i frati quando pranzano chiudono tutto, torniamo nel parcheggio e cogliamo l'occasione per assaporare i taralli delle bancarelle e per studiare come mai nel baretto di fronte si raduno folle di incalliti giocatori di gratta e vinci. Il tarallo risulta gradevole, infatti raddoppiamo, ma per quanto riguarda il gratta e vinci non abbiamo capito come mai si crede che qui si vinca piu' che in altri posti solo perchè hanno visto il titolare ospite di Porta a Porta che raccontava di vittorie memorabili. Ma come si dice tutto fa spettacolo ed anche questo è costume. Prima di tornare in convento perlustriamo le stradine della zona, belle viuzze di campagna, salendo fino al paesino di Boville Ernica, piccolo centro agricolo con un carinissimo centro storico, scorci caratteristici, antichi palazzi, ed un gustoso caffè a piazza Sant'Angelo. Tornando a Casamari ci reintroduciamo nell'ambiente monastico ed ammiriamo il bellissimo chiostro, da cui si accede alla sala capitolare gotica. In ultimo, ma dulcis in fundo, l'erboristeria che è poi il posto piu' gradevole in ogni monastero. Qui trovi miele, cioccolato e marmellata, infusi e lozioni curative delle piu' svariate. Scegliamo del miele d'arancio e di castagno e usciamo soddisfatti anche se qui di arance non ne vedo.... lo faranno in Sicilia e poi ci mettono il marchio di Casamari. Sulla strada del ritorno ci fermiamo a Veroli ed anche questa è una scoperta. Dapprima scorgiamo con la macchina le mura, alcune ciclopiche, dalle quali è circondato questo borgo fortificato, fino in cima, dove è situata la chiesetta di San Leucio. Poi, anche se siamo già stanchi percorriamo alcune stradine, erte, prima attorno alla cattedrale di Sant'Andrea e poi salendo attraverso via Garibaldi la bellissima basilica di Sant'Erasmo e l'interessante organizzazione urbanistica attorno. Ciociaria per lo spirito e per il corpo...

Quando si lottava per i diritti

Milk di Gust Van Sant

Ormai pochi film, ma scelti. Preferenze per alcuni autori , solo se se ne parla bene e qualche spunto di novità se opportuno. Queste le linee guida, da cui ovviamente si può deviare ma poco. Dunque si va a vedere Gus Van Sant con questo Milk di cui si parla già da un pò. Sean Penn è una garanzia, va bè che gli danno ruoli importanti, ma lui ci mette molto di suo per consegnarci dei personaggi di grande spessore cinematografico.Il film è basato sulla storia di Harvey Milk primo militante gay con cariche pubbliche, assassinato prematuramente, che assurge a simbolo della lotta per la libertà sessuale, che è poi lotta per i diritti delle minoranze e contro le ipocrisie. Ma se si vuole, un film di chi lotta, si batte per la giustizia, è un classico del cinema americano e ne abbiamo visti a valanghe. Quelli di Hollywood alla fine vincono, quelli indipendenti alla fine perdono ma la loro battaglia non è stata vana. Nel nostro caso la seconda. Quello che è piu' interessante in "Milk" è, però, secondo me l'immagine, bellissima la fotografia, della California anni '70, dei movimenti alternativi, pacificisti, idealisti in genere, politici. E poi la musica, il look, le feste, lo sballo. Altri tempi ormai lontani in cui si lottava, ci si divertiva e si produceva anche cultura. Qualcosa che manca ai nostri tempi e che questa pellicola è possibile a "ri/vivere" in prima persona. Poi certo c'è la tematica omosessuale che nel film è molto forte, molto esplicita, ricca di particolari; l'autore non si tira indietro nel mostrare gli aspetti piu' scabrosi e piu' intimi della vita sessuale dei protagonisti, e questo potrebbe risultare indigesto a molti, ma è parte integrante della vicenda raccontata e ne completa il senso. Per quanto riguarda gli aspetti piu' cinefili ritroviamo alcuni elementi dei vecchi film del regista come il gusto per l'elaborazione espressiva della pellicola, qui giallognola anni'70, mentre in Paranoid park si usava quella sgranata e rallentata. Poi molto carino l'uso di immagini di repertorio che si sovrappongono molto bene al filo del film. Inoltre c'è la camminata paranoica del consigliere comunale omicida che mi ricordano le passeggiate nei corridoi di Elephant. Un bel film, importante, che non raggiunge magari le vette dei precedenti che ho citato ma che è degno sicuramente di Gus Van Sant.

7.1.09

Saldi e antichi mercati

Visita ai mercati traianei

Un inverno fatto di tanti giorni piovosi non può che mettere in risalto una giornata di sole come quella del lunedì preepifanico. Questo è il giorno dei grandi saldi, i saldi invernali, occasione buona per qualche maglione o cappotto o scarpa il cui acquisto è stato rimandato. Ma l'occasione, chi ci conosce lo sa bene, è buona anche per visitare qualche bel posto della nostra amata Roma. E' da tempo che li puntavo, i mercati Traianei. Sono forse stati un antico "centro commerciale" o forse no, comunque sono un monumento assai interessante e decisamente alternativo alle "solite" rovine romane. Notando spesso l'ingresso e i suoi mosaici mentre ci si dirige verso piazza Venezia o contemplando il foro di traiano da via dei fori imperiali ho pensato fosse il caso di fare una visita. Non vi dico quant'è piacevole andarci al di fuori dalle classiche visite di gruppo, gratuite, in cui non si riesce a cogliere quel piacevole senso del tempo che fu. Non è che io sia un grande appassionato di rovine antiche, a Roma ce ne sono parecchie, poi qui ci sono anche belle installazioni moderne ma tutto ciò non basta a tenere l'attenzione alta. Quello che invece risulta apprezzabile è l'incastonamento di costruzioni antiche, tardo antiche e medievali che si coglie uscendo all'aperto verso l'emiciclo esterno. Qui si mirano la torre delle milizie e la torre del grillo, presso uno dei punti di vista privilegiati che offre la città eterna. Si può dunque scendere verso il grande emiciclo e percorrerlo attraverso le sue ostiche scale rimirando i suoi antichi laterizi rossastri. Di sera poi, con la nuova illuminazione, lo spettacolo è notevole. A fine visita si può tornare a vedere scarpe, maglioni, cappotti e giubbini lungo via del Corso o via Nazionale o se volete a Via Appia, Viale Marconi, Viale Libia, Via dei Castani, ormai le so tutte!!! Wil