4.5.09

Sicilia, Sicilia canta la pastoredda...

Conversazioni in Sicilia di Elio Vittorini

Dopo aver visto l'interessantissimo film "Sicilia" di altrettanto interessantissimi registi Straub e Huillet, quest'ultima prematuramente scomparsa, mi è venuta la curiosità di leggere Conversazioni in Sicilia e scoprire Elio Vittorini. Ho aperto questo piccolo libricino conscio della sensazione di intenso stupore prodotto dal film. Un viaggio onirico a volte inafferrabile, ma bello, poetico, un'ottima fotografia. Nel romanzo c'è innanzitutto un pezzo in piu', tutta la la parte finale ed inoltre è piu' leggibile, ma bisogna essere imboccati, la chiave di lettura allegorico-politica.
Io ero, quell'inverno, in preda ad astratti furori. Non dirò quali, non dirò quali, non di questo mi son messo a raccontare. Ma bisogna dica ch'erano astratti, non eroici, non vivi; furori, in qualche modo, per il genere umano perduto...
E' chiaro che, sapendo che il libro è stato scritto durante la guerra di Spagna, questo incipit può rimandare alla condizione di chi, intellettuale, è mosso da una voglia repressa di gridare e di opporsi al regime fascista. Ovviamente tale condizione non può essere esplicitata sulla carta. Così viene raccontato il ritorno dell'emigrato nella natia terra di Sicilia. La Sicilia in realtà è molto poco Sicilia, è un luogo immaginario, simbolico. Simbolici sono i personaggi incontrati dal protagonista Silvestro lungo il viaggio. Dal venditore delle arance, all'uomo coi baffi a quello senza, fino al Gran Lombardo che pensa ad "alti doveri" e rappresenta allegoricamente "il socialista". La Sicilia che vede il nostro è una terra malata, sofferente, la mamma che si ciba di sole aringhe (tra l'altro le aringhe rimandano ad una cultura nordica) , la gente che soffre di malaria nel giro delle iniezioni. E poi il racconto dei felici tempi passati, la casa cantoniera, l'arrivo del treno, il padre che andava giu' nel vallone con le donne, questa cosa mi fa molto ridere, un buono a nulla al contrario del nonno lui sì un grand uomo come il gran lombardo.

Mia madre mi guardò. “Sì,” disse. “Tuo padre prendeva del denaro ogni fine mese, e allora per dieci giorni si stava bene, eravamo l’invidia di tutti i contadini e la gente delle zolfare... Ma dopo i primi dieci giorni si diventava come loro. Si mangiavano chiocciole.”

“Chiocciole?” dissi io.

“Sì, e cicoria selvatica,” disse mia madre.

E io chiesi: “Non mangiavano che chiocciole, loro?”

E mia madre: “Sì, tutti i poveri non mangiano che chiocciole, di solito. E noi eravamo poveri gli ultimi venti giorni di ogni mese.”

E io: “E mangiavamo chiocciole per venti giorni?”

E mia madre: “Chiocciole e cicoria selvatica.”

Io ci pensai su, sorrisi, poi dissi: “Immagino ch’erano buone, dopotutto.”

E mia madre: “Ottime... Si possono fare in tanti modi.”

E io: “Come, in tanti modi?”

E mia madre: “Semplicemente lesse, per esempio. O con aglio e pomodoro. O infarinate e fritte.”

E io: “Che idea! Infarinate e fritte? Con il guscio?”

E mia madre: “Ma si capisce! Si mangiano succhiandole dal guscio... Non ricordi?”

E io: “Ricordo, ricordo... Tutto il gusto è a succhiare il guscio, mi sembra.”

E mia madre: “Si passano ore, succhiando...”


Infine c'è l'incontro con altri curiosi personaggi simbolici l'arrotino Calogero "il rivoluzionario ", che sostiene che nessuno ha più coltelli da affilare. Calogero lo porta così dall'uomo Ezechiele "la filosofia consolatoria", che gli racconta di come il mondo sia "offeso". Il trio si sposta poi dal venditore di stoffe Porfirio "la cultura cattolica" che predica "la necessità dell' acqua viva" e infine alla bottega di Colombo "l'intellettuale", dove bevono alcuni bicchieri di vino. Un romanzo fatto di squarci, di fotografie, tra il realismo poetico, e l'onirico, il sognante. Una scrittura accattivante che ti trascina con sè nel fascino di luoghi e personaggi misteriosi. Un'invenzione geniale resa possibile grazie al "contributo" dalla censura e dalla repressione fascista. Visto che si è sempre detto che durante le dittatura si genera grande letteratura. Allora ce ne aspettiamo di grande letteratura anche nei tempi che andremo a vivere a breve....Salutamm



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