29.12.07

Generazione a parte

Paranoid park di Gus Van Sant

Nel periodo che in Italia vanno di moda i teen movie, i film dedicati agli adolescenti, quei filmetti carini modulati a loro misura per fargli credere che debbano ambire ai modelli da amici degli "Amici", c'è qualcuno in America che ce li racconta, questi adolescenti, con i toni crudi e disillusi della realtà. Gus Van Sant, che scoprii, alcuni anni fa, con un film bellissimo, ipnotico, terribile, straziante come "Elephant", torna con Paranoid Park e torna con i suoi giovani, con il college americano a noi familiare per mille film e telefilm, e con gli adulti, assenti protagonisti, fuori dal gioco, lontani, falsi, inutili. Questa volta il nostro eroe si chiama Alex, sedicenne di Portland, appassionato, come molti teenagers americani, ma se ne vedono anche sui nostri marciapiedi, di Skateboard. Alex non è proprio un bullo di periferia, non disdegna frequentarli sì, ma è quasi un bravo ragazzo, ha una bella ragazza , anche se preferisce passare il tempo con Macy, la sua minuscola amica del cuore, e ha dei genitori separati e distanti dalla sua vita. Un evento quasi casuale, non voluto, ma drammatico, lo precipita in una vicenda crudele vissuta tutta interiormente. La camera di Van Sant al solito segue senza partecipazione emotiva, si limita a constatare i fatti, non giudica ma impietosamente ci mette accanto al sofferente alla pari, non dall'alto. Ricorrente elemento e chiave di lettura del film è la ripresa sgranata, al ralenti e insonorizzata che presso Paranoid Park, immortala salti e giravolte degli skateristi. Un mondo ovattato, impenetrabile, un mondo a parte. Dentro questo torpore anche un evento come un omicidio, seppur casuale, è inafferrabile, impalpabile, non può essere vero. Questa è la tremenda sensazione di disagio e di spaesamento che il film ci trasferisce. Che dire? Aspetto con ansia "Milk" l'annunciato prossimo film di Van Sant sul primo politico omosessuale che ha fatto outing. Wil

10.12.07

Caserta, via Acquaviva anni'70

Lascia perdere Jhonny di F.Bentivoglio

La colonna sonora mi fischia ancora nelle orecchie, quel tocco così anni '70 della Gibson di Mesolella è come una Madelaine proustiana, per chi ha vissuto la propria gioventu' in quegli anni, non per me ovviamente, che ero ancora un infante. In una psichedelica Caserta, la bellissima città a cui sono molto legato, si svolge il percorso di formazione umano e musicale del giovane protagonista. Commedia per lo piu' brillante, ricca di personaggi fortemente caratterizzati e accentuati come il Tony Servillo direttore d'orchestra o Ernesto Mayeux impresario poco raccomandabile, Valerio Golino la sciampista sognatrice o lo stesso Bentivoglio, musicista donnaiolo, "Lascia perdere, Jhonny" è un film godibile e simpatico, comunque non allineato al solito format del medio cinema italiano. Voglio segnalare alcuni momenti molto riusciti del film a cominciare dalla divertente trasferta a Roccamonfina con la banda, e poi la ben congeniata escursione, (con magico ritorno) a Capri ed infine la nebbia fitta nella piazza duomo (non di Milano). Il finale del film in effetti è un pò inaspettato, c'è un totale cambio di tono e di luogo che potrebbe sconcertare, ma nell'insieme di certo lo aiuta a rimanere nell'alveo del racconto di formazione malinconico, e non sfociare nella divertente macchietta e basta.
Ben-ti-voglio , per la sua prima da regista di lungometraggio, ha scelto un'esperienza, una memoria, non direttamente personale, un ricordo adolescenziale del chitarrista degli Avion Travel, Fausto Mesolella. Negli Avion Travel, Bentivoglio suona spesso il sax, e dagli Avion Travel pesca la chicca di Peppe Servillo che canta rivisitandola "Amore Fermati" di Fred Bongusto il tutto contornata da un divertente quanto improbabile ballerino. Spolverando tra i miei ricordi filmici, alcuni anni fa, Bentivoglio diresse il corto "Tipota" un filmetto stralunato e fantastico mi fece una buona impressione. Nel finale di Johnny, un pò magico e un pò ovattato, si rivede la mano di "Tipota" che credo sia la firma stilistica da ricercare anche nelle opere future. Ma anche se facesse solo l'attore a noi piacerebbe, perchè è bravo. Bel film. Wil

6.11.07

Se scendi di categoria sociale

Giorni e nuvole di Silvio Soldini

Sempre nell'ottica del cinema italiano ben fatto, cinema di provincia, cinema minimalista in senso buono :ossia "Al bando l'inutile ed eccessiva e spicciola spettacolarizzazione!" si va a vedere "Giorni e nuvole". Di Soldini non si può che parlar bene, i suoi ultimi film a partire da "Le Acrobate" e poi "Pane e tulipani", "Brucio nel vento", "Agata e la tempesta" li ho visti tutti con piacere. Racconta sempre storie diverse ambientate in città (non le solite Roma o Milano) diverse e tratta di situazioni sociali diverse, ma sempre con realismo e sobrietà. I suoi personaggi vivono accanto a noi, li vediamo, ci assomigliano o assomigliano a qualcuno che conosciamo. Giorni e nuvole tratta della possibilità che una coppia di professionisti agiati e colti possano vivere una seria difficoltà economica che rompa un equilibrio stabilito in vent'anni di matrimonio. Una bella coppia, una elegantissima casa antica nel centro storico, cenette in buoni ristoranti con gli amici, moglie elgante che può ritirarsi dal lavoro per studiare e per fare la precaria nel restauro di antiche chiese, figli alternativi eccetera eccetera. Bene, in poco tempo, questo tenore di vita non è piu' possibile. L'uomo, il garante del benessere familiare, l'imprenditore illuminato non è piu' tale, perde tutto, e la sua crisi diviene crisi familiare. Forse questa storia, non è il film simbolo dei nostri tempi, però dei nostri tempi illustra la possibilità di potere ad un certo punto tornare indietro, fare retromarch, scendere un gradino della scala sociale ed economica. Questo è terribile. Ci siamo abituati per anni di poter soltanto crescere in ricchezza e possibilità o, molto spesso rimanere al solito posto, ora i tempi ci dicono che si può tornare indietro e non è facile accettarlo, specialmente per chi è molto in alto. Albanese è un bravo attore quando non si dirige da solo e la Buy non è mai stata così in forma come in questo film. La Genova di mare, la Genova di Sottoripa, ma anche la Genova periferica, fatta di case brutte e tristi, ma piena di bella gente, come le periferie di tutt'Italia sono la scena e lo sfondo del film. Evviva il buon cinema italiano! Wil

3.10.07

Viaggi di nozze

Parigi e Val de Loire

Per un viaggio importante si sceglie una meta importante, quella meta che non è che ci puoi andare tutti i giorni, in piu' non ci devi essere mai stato e comunque una meta a cui poter affidare un forte significato simbolico. E allora Parigi, la città a maggior flusso turistico del mondo sì, ma anche una città dal grande fascino culturale, la città dell'amore e... allora Paris. Un viaggio dei nostri tempi è bello perchè prendi un computer, al massimo un libro di viaggi, una carta di credito e un pò di tempo da dedicare all'organizzazione e alla scelta dell'itinerario. E scopri che, gli alberghi sono costosi e piccoli, c'è una rete di metropolitane e trenini che ti porterà ovunque e poi A Parigi "ce ne stanno di cose da vedè". E allora vediamo Tour Eiffel, Louvre, Versailles, Notre Dame, Montmartre eccetera eccetera, bello bellissimo, ma molti conosceranno le bellezze dei luoghi citati, quindi mi piacerebbe segnalare due mie scoperte. All'interno dell'Ile de la Citè, all'interno del palazzo di Giustizia, si trova una meraviglia dell'arte gotica, la Sainte Chapelle: divisa su due piani, quello inferiore che sa molto di alto medioevo molto bello, ma quello superiore è di una sontuosità impressionante, luce, colore, riflessioni: le vetrate piu' belle di tutta la Francia. Peccato che era molto difficile analizzare le scene immortalate, così alte e distanti per noi piccini, per ritrovarci la storia dell'umanità dalla Creazione alla Redenzione del Cristo con quel misto di alchimia e religione di tanta letteratura medievale. Ma potevamo immaginarlo. Un'altra scoperta è la pittura neoclassica francese ed in particolare Jacques Louis David che ha meravigliosamente celebrato i fasti dell'impero napoleonico, la maestosità delle tavole mi ha impressionato favorevolmente, dopo una prima sensazione di stucchevolezza. Che dire poi, una visita alla tomba di Marcel Proust a Pere Lachaise, una passeggiata al "parigino" quartiere del Marais e al suo ghetto ebraico, e la frequentazione, causa vicinanza albergo, della zona della fermata del metro Goncourt, deliziosa, ricca di colore e vivacità multietnica. Infine la cucina, francese anche, carne, volatili, agnello, ma soprattutto cucina internazionale, greca, cinese, spagnola, giapponese, italiana, magrebina. La grande scoperta in questo campo è stata la tajine, un piatto di carne in umido tipico della cucina nordafricana, succulenta in tutte le versioni possibili.
Un viaggio di nozze dura piu' di una settimana e di Parigi, della grande città dopo una settimana ti stanchi e allora si parte in macchina per la Val de Loire. Castelli, grandi latifondi, grande autostrada, belle cittadine, qualche paesotto di campagna, stradine di campagna, molte pale eoliche e una centrale nucleare ci aggolgono dignitosamente e piacevolmente. Castelli dicevamo, ce ne sono tanti, tra i piu' belli Chambord, Chenonceaux, Blois, Amboise che rievocano le vicende dell'epopea reale di Francia alle prese con luoghi di ritiro, di caccia e di piacere lontano da Parigi. Spazio alla storia architettonico-religiosa con la tappa all'antichissima ed importantissima cattedrale di Chartres, fantastica la cripta. Altre deviazioni Tours, la piccola Parigi, molto bella, e poi Orleans per devozione a Giovanna D'Arco. Stanchi ma contenti infine diciamo arrivederci, anzi, au revoir!!

20.8.07

Triangolo di confine Umbria-Marche-Abruzzo

Norcia, Visso e dintorni

L'Umbria è ricca di borghi e cittadine che volentieri si fanno visitare. Norcia l'ho vista piu' volte, ma è sempre piacevole tornarci e poi d'estate è un posto molto gradevole. Questa volta ho pensato arrivarci passando per la montagna dei Fiori. Un giro del genere non l'avevo mai fatto, e, devo dire, ho capito perchè : tutte quelle curve danno alla testa e mettono a dura prova i nervi dei passeggeri e la pazienza della macchina. Nonostante ciò il paesaggio è discreto. Un'altra delusione è che manca un bel paesino che dia lustro alla montagna e Valle Castellana non è proprio all'altezza. Dunque si giunge a Norcia, ottimo ristoro dopo un viaggio stancante. La si può vedere da un punto di vista storico-architettonico legandola a San Benedetto e Santa Scolastica, degnamente onorati dalla bellissima Piazza e dalla Basilica benedettina, o da un punto di vista gastronomico legandola alla lavorazione del maiale, fiore all'occhiello, ma anche al nasino e alla boccuccia, dell'economia locale o infine la si può visitare come fresco borgo passeggioso quasi montano. Lasciando Norcia, siamo scesi verso Preci soffermandoci, tra le tante pievi e chiesette di campagna che vi si possono scorgere, presso la Madonna Bianca: bisogna farsi aprire la chiesa dalla famiglia che abita la casa di fronte, e ne vale la pena. Di seguito San Salvatore a Preci, curiosa per il tetto a capanna a doppio rosone ed infine una sosta lunga presso l'abbazia di Sant'Eutizio. Qui abbiamo incontrato una comunità di disabili in piena festicciola vendevano fiori profumati. Sant'Eutizio fu fondata dai monaci Siriani (i Padri del Deserto) nel V secolo ed è stata la culla del monachesimo occidentale, dunque ha una grande importanza storica, attualmente ben restaurata dispone anche di un sistema ricettivo. Altro tappa, finale, nelle Marche, a Visso. Una scoperta! Questo paesino ha una piazza, intitolata ai "Martiri Vissani", stupenda, ad esso si affacciano palazzetti del '400 e del '500. La perla di Visso è la Collegiata romanico-gotica di S. Maria che risale ai secoli XII e XIV poi c'è L'ex chiesa di S. Agostino (XIV sec.), Palazzo dei Priori e la chiesa di San Francesco. Tra l'altro è un paesino di villeggiatura estiva molto frequentato. Si sta davvero bene, penso che valga la pena rimanerci un pò di piu' che le nostre due ore. A stonare la bellezza, o dargli una prospettiva kitsch, i preparativi di un improbabile concerto di un emulo di Freddy Mercury, ma che dire! A presto. Wil

1.8.07

Parole da mangiare

I Fratelli Karamazov da Dostoevski

A volte si legge un libro così per passare il tempo,per rilassarsi, bello sì, ben scritto e poi lo si dimentica. Ci sono certi libri invece che ti nutrono, sono come una pagnotta di pane, ti saziano, ti senti crescere leggendolo, di un anno o due, di decenni, di tutta la storia del mondo. E questo è "I fratelli Karamazov". Un'esperienza mistica e umana allo stesso tempo. Ci siamo dentro tutti, c'è la storia di tutti noi, c'è il male del mondo, la perdizione, e c'è il bene, la possibilità di redenzione. La storia di per sè, la trama non è molto interessante da raccontare: c'è un omicidio di un padre e ci sono tre figli, c'è un colpevole da trovare e condannare. Ma un grande romanzo usa la trama come canovaccio per mettere in campo i protagonisti che con le loro multiformi sfaccettature danno struttura all'opera. Tra questi ricordiamo con affetto Alexej, quello buono e bravo, mistico e giusto, quello per cui si tende a tifare e poi c'è il fratello, non da meno, Ivan, preso dai dubbi metafisici, che non crede in un Dio che permette la sofferenza dei bambini. C'è Dimitri figlio violento e Fedor Pavlovic padre viscido e lussurioso, che amano la stessa "donnaccia". E poi c'è lo starec Zosima, figura chiave dello spiritualismo in chiave russa, c'è il monastero e coloro che lo frequentano. C'è Smerdiakov, creatura votata ad una vendetta sociale alla condanna a quel ruolo subalterno che la vita gli ha dato dalla nascita. E ci sono i bambini, il saggio Kolia ed il povero Iliuscia, bambini che soffrono dignitosamente, bambini da cui imparare. Il romanzo è molto lungo, più di mille pagine e coi miei tempi di lettura ci ho messo un pò di mesi, ma volendo si legge speditamente, a parte qualche angolo di divagazione filosofica e teologica, in cui c'è bisogno di meditazione e riflessione. E' una lettura sicuramente invernale, davanti ad un caminetto con un brandy in mano magari, e soprattutto è un libro di quelli che non deve mancare in una libreria che si rispetti. Se volete approfondire, ma solo dopo averlo letto, potete vedere questo commento

1.7.07

Masada completa

All'auditorium per Jhon Zorn

Curioso come non mai, avendo voglia di un concertino di livello superiore e pensando che Jhon Zorn a Roma non capita tutti i giorni ho fatto un salto all'auditorium. Masada è il progetto che il mitico sassofonista, compositore, direttore d'orchestra, scopritore di talenti, musicista a tutto tondo newyorkese ha intrapreso da una quindicina d'anni rielaborando le tradizioni musicali della sua madrecultura ebraica in chiave moderna. Il risultato è una serie sterminata di album, di cui la maggior parte di difficile ascolto, legate assieme dalla sigla "Masada" , città simbolo della causa sionista. Avendo trovato molto bello il cd "The Circle Maker" ,
che poi ho scoperto essere il piu' orecchiabile, pensavo che il concerto fosse piu' o meno su questa falsariga, bè in realtà ci voleva un palato attrezzato, ma queste cose a noi non dispiacciono. All'Auditorium Zorn ha ricomposto diverse band che hanno collaborato con lui in tutti questi anni fornendo agli ascoltatori una Masada completa in tre serate. Eravamo presenti alla terza serata dove si sono esibiti tre formazioni : il singolo Uri Caine e già mi garbava, piu' il Masada String Trio con il ben noto Greg Cohen ed in ultimo il nostro con la mitica Electric Masada comprendente tra gli altri Marc Ribot e Joy Baron. La musica piu' vicina a quello che pensavo di ascoltare, l'ho ritrovata nell'esibizione del terzetto d'archi, che riprende acusticamente e classicamente le tonalità kletzmer, diretto magnificamente da terra su un comodo cuscino dal nostro Jhon. E poi che dire dell'esibizione di Uri Caine, forse un pò pesantuccia , piano solo su questi temi poco orecchiabili, ma sempre Uri Caine. Per terminare degnamente il roboante, stridulo, strepitoso, dissonante, dissacrante e sfondaorecchiante concerto dell'Elecric Masada. Un incubo per qualcuno, ma prelibatezze per altri, certamente ci vuole una certa preparazione, ma sai che hai vissuto una serata in cui la musica ha detto anche qualcosa di nuovo.
Ed ecco un bel video.
Saluti. Wil

22.6.07

Eravamo proprio tanti

Al festival delle Letterature con Saviano

La Basilica di Massenzio è uno dei più grandi edifici della Roma imperiale. Si trova nel Foro Romano, ne è rimasta in piedi la sola navata minore settentrionale con la grande abside e le arcate delle volte a botte. E' un monumento molto suggestivo, un palcoscenico, che già di suo vale la visita, che ospita ogni anno, a giugno, il festival delle letterature. Quest'evento richiama alcuni fra i maggiori scrittori italiani e mondiali a Roma e li mette alle prese con un testo breve inedito, recitato dal vivo. Vengono inoltre letti, da bravi attori professionisti, alcuni brani dei loro testi piu' noti. Il tutto è accompagnato da musica soft e videoinstallazioni. La serata dedicata a Roberto Saviano ce la ricordiamo per la ressa al botteghino (per la cronaca bisogna fare il biglietto anche se è gratuito, probabilmente devono contare le persone, visto lo spazio "esiguo"). Quasi scoraggiati e dubbiosi sulla riuscita ci siamo messi in fila. Ci sono alcune file che non sono poi così male, c'è il Colosseo che ti fa compagnia, non hai nessuna fretta e hai un panino da mangiare nello zainetto, anzi la fila a volte può essere piacevole. Poi nelle file c'è sempre da tenere d'occhio quello che si inventa una nuova fila, quello che ti sorpassa perchè ha un amico davanti, quello che gli fa male il piede, quello che ha un biglietto speciale e ... proprio quando stavamo perdendo la speranza di entrare, siamo entrati. L'impatto visivo è stato davvero emozionante, tanta gente, una bella illuminazione e un posto a sedere per la verità un pò scomodo, ma che ce frega, siamo arrivati giusto in tempo per l'inizio. Sentire Saviano è incredibile, ha quella capacità che hanno alcuni di tenerti lì e farti pendere dalle sue labbra. Ha il dono del racconto, il dono del sapere narrare e affascinare il lettore o ascoltatore che sia. Dice parole belle e forti, intense e scomodode. Così inizia il suo inedito con un attacco folgorante "La prima volta che portai una ragazza del Nord nel mio paese mi facevano male le mani. " e poi continua "mi chiese: "Partigiani?" "Sì, partigiani" e così ancora "Esistono luoghi dove nascere comporta avere colpa. Il primo respiro e l'ultimo catarro hanno valore equivalente. Il valore della colpa. Non importa quale volontà t'abbia guidato, non importa che vita tu abbia condotto" per dare vita ad un racconto stupendo e vivo, cinematografico, ma vero, reale piu' di qualsiasi servizio telegiornalistico. Una serata davvero emozionante.
Per la cronaca la seconda esibizione è stata di Vikram Chandra, grande scrittore indiano, che si è prestato anche lui in un bel racconto, sul significato del romanzo, del suo genere di romanzo. Bisognerà approfondire, ma per ora non ho letto ancora niente. Lo consiglio ugualmente.
Wil

30.5.07

A piazza Vittorio

... con l'orchestra di piazza Vittorio


Piazza Vittorio è indubbiamente una delle molte anime di Roma. Essa sta vivendo un passaggio importante della sua storia recente. Da residenza degli austeri burocrati scesi da Torino al seguito del governo reale di Vittorio Emanuele II, (si osservino le vie: Via Cavour, Via Carlo Alberto, Via Principe Amedeo.. )a zona ad alta vocazione commerciale, che, dopo aver rischiato di divenire terra di degrado irreversibile ora è uno sperimentale esempio di vita (abbastanza) pacifica tra persone di razze e culture, le più disparate, nel cuore della città eterna. Qui a maggio si svolge Intermundia, manifestazione che porta in piazza gruppi provenienti dal sud del mondo. Non potevamo non cogliere l'occasione di farci una scappatina per ascoltare Mario Tronco da Caserta e i suoi orchestrali. L'Orchestra di Piazza Vittorio, la Roma multiculturale che suona nel Mondo, è ormai una matura ed apprezzata band, con già alcuni cd alle spalle. Il clima gradevole, la piazza stracolma, la musica, come al solito, trascinante e coinvolgente con le sue melodie sudamericane, atmosfere mediorentali, ritmi africani e direzione orchestrale all'occidentale, con questi ingredienti ci siamo davvero divertiti ed abbiamo passato una bellissima serata. Poi se ci arrivate col 5 (il tram) è una vera poesia. Roma di sera, a Piazza Vittorio si spera.... Saluti. wil

4.5.07

Galeotto fu Ulisse...

Cripta Balby, Palazzo Altemps, Palazzo Massimo e Terme di Diocleziano.

C'è sempre bisogno di una scintilla, di un casus belli per dare il via ad un incendio o ad una guerra, ma anche un'idea, un pensiero, un proposito, hanno bisogno di qualcosa che te li faccia scoccare. Senza dilungarmi troppo, un passaggio di una puntata di Ulisse di fine aprile relativa alla Roma sotterranea mi ha ispirato la doppia passeggiata culturale del ponte del primo maggio. La crypta Balbi è un museo unico nel suo genere, anni di scavi e ricerche hanno portato alla luce una serie di trasformazioni e riutilizzazioni dello stesso monumento che favorisce la conoscenza dei costumi sociali e delle attività economiche dell’oscuro periodo che segna il passaggio dall’antichità al Medioevo. La visita, ben guidata, prevede un percorso, che ci porta a rivivere le esperienze di Alberto Angela. Una di quelle cose che, anche se stai a Roma, non vedresti mai senza una piccola "spinta".
Il caso vuole che il biglietto di questo museo è collegato ad altri musei archeologici romani e così basta attraversare il centro di Roma, respirare un pò d'aria fresca, ristorarsi con un caffè per poi dirigersi verso Palazzo Altemps. Quest'ultimo è un esempio dell’equilibrio architettonico cinquecentesco, di grande impatto visivo, e già di suo vale il prezzo del biglietto, conserva anche molte preziose sculture di epoca romana. Con lo stesso biglietto, due giorni dopo, il primo maggio, si continua il percorso archeologico visitando le Terme di Diocleziano. Sì che c'ero passato mille volte, è di fronte alla stazione Termini a cui da il nome, ma mai mi ero inoltrato oltre la porta di ingresso. Ci troviamo di fronte ad un immenso sacrario di marmi, lapidi, statue, oggetti dell'antica Roma. Sarebbe stato bello visitare questo luogo durante gli anni delle scuole in cui si studia l'epopea di Giulio Cesare e compagni...E per completare l'opera, basta attraversare la strada e prendersi il solito caffè per visitare Palazzo Massimo alle Terme. Spossati da tanta cultura non si riesce a gustare al meglio capolavori marmorei e sculturei provenienti da tutto il mondo romano, però non si può assolutamente rimanere indifferenti di fronte alla straordinaria esposizione di affreschi e mosaici dell'ultimo piano, fra i quali gli affreschi del triclinio della Villa di Livia e quelli della villa detta della Farnesina. Un bel ponte dedicato alla Roma antica, nella moderna Roma.
Wil

2.5.07

Aria fresca per il cinema italiano


Mio fratello è figlio unico di Daniele Lucchetti

Sai quando hai voglia di vedere un bel film, con una storia un pò romantica, un pò avventurosa, che attraversi la nostra storia italiana recente e sia bello, giovane e fresco, sì fresco è il termine giusto! "Mio fratello è figlio unico" colma questo desiderio. Lucchetti, era un pò che non lo sentivo, dicono che i suoi ultimi film erano un pò deludenti e così ho pensato che non avesse girato piu' nulla dai tempi de "La scuola". Dopo tutti questi anni dunque il grande ritorno con una "pellicola" che ha creato molte attese per l'argomento affrontato: la storia di un ragazzo che vive gli anni '70 da una parte e dall'altra dello schieramento ideologico e ne sperimenta le contraddizioni. Lo scenario è la Latina razionalista, figlia delle bonifiche fasciste e terra di voti del MSI, terra di nostalgici del ventennio. Questo ha scatenato le attese sui giornali visto la novità di un film che trattava "la guerra civile italiana" dal punto di vista di chi era nello schieramento "oscurato". Si è detto finalmente abbiamo il coraggio di rileggere la nostra storia elaborando con distacco le vicende degli anni '70. Ma le storie di fascisti e comunisti non sono approfondite dal punto di vista piu' prettamente politico, come le attese hanno fatto credere, sono invece il vestito, l'abito indossato da due fratelli dal carattere diverso. Accio piu' piccolo, inquieto, insicuro ed impulsivo , Manrico piu' grande, disinvolto e di successo. La grande forza del film sta quindi soprattutto nella storia raccontata, nella grande bravura degli attori, Elio Germano e Scamarcio e degli sceneggiatori, Rulli e Petraglia, gli stessi de "La meglio gioventu'" e si vede. Di notevole spessore anche gli altri attori, da Zingaretti alla Finocchiaro alla Bonaiuto. Quindi bella storia, sfondo storico, niente retorica, questo è il cinema italiano che vogliamo!!

25.4.07

Non fate camorra!!

Gomorra di Roberto Saviano

Quando ero piccolo, mi ricordo, che c'era chi diceva a noi bambini "Non fate camorra!!", per dire di non fare rumore, non disturbare. Chissà da dove è venuta questa espressione, ma è certo che la Camorra fa casino e disturba parecchio. Anche "Gomorra", il primo libro di Roberto Saviano, con uno stile limpido e chiaro, appassionato e lucido allo stesso tempo "fa Camorra", cioè disturba parecchio e provoca disagio. Sono stato spinto alla lettura di questo libro, dopo averne sentito tessere le lodi da migliaia di lettori che mi hanno preceduto su ritagli ascoltati in televisione o carpiti qua e là sulla stampa. Il crimine svelato nei suoi retroscena, nel suo backstage, dietro le quinte, è sempre un argomento di successo, lo trovi sparso nei film di culto, nei libri piu' venduti, in televisione, di sicuro intriga ed appassiona, quindi un libro con questo argomento potrebbe già incuriosire di suo. Ma Gomorra ha molto di piu' del semplice racconto di malavita. Gomorra è la realtà, c'è la vita dentro, ci sono storie di persone, e ci siamo anche noi, chi piu' chi meno: basta cercare un pò per trovare le nostre responsabilità all'interno del "Sistema". Gomorra è anche un manuale sul capitalismo moderno che attinge all'illegalità per favorire i propri profitti apparentemente puliti. Ed infine Gomorra ci aiuta ad interpretare certe notizie del telegiornale fredde e banali come "hanno ucciso quello, ma era pregiudicato" o "a Napoli rifiuti da tutte le parti" oppure "Sequestrato container cinese" o "Arrestati per spaccio di cocaina". Finalmente possiamo riflettere sulla complessità nascosta dietro le semplificazioni televisive e privarci di luoghi comuni così ben radicati sugli abitanti di certe zone della Campania. A me è piaciuto molto e lo consiglierei a tutti. Wil

1.4.07

La Cina che non si vede


Still Life di Jia Zhang-Ke.

Nonostante il Leone D'Oro questo film cinese non ha avuto molto battage pubblicitario, sicuramente a causa del suo basso tasso di spettacolarità o di americanità viste le pellicole che gli vengono preferite nelle sale. "Still Life" si dota di toni spenti e opachi calati in un paesaggio grigio e umido, specchio delle due anime inquiete protagoniste del film. Lo sfondo in cui si svolgono le due storie di Zhangke, è un villaggio nel cuore della Cina, in via di demolizione, ci sono centinaia di operai che martellano i muri dei palazzi addirittura a mano , in via di sommersione dall’acqua a causa della costruzione della diga delle Tre Gole. Per anni il governo cinese ha perseguito questo immenso progetto, tanto che (come evidenzia una scena del film) in alcune banconote correnti vi è da una parte l'immagine di Mao e dall'altra quella delle Tre Gole. La diga è chiara rappresentazione del progresso.
Due tristi storie d’amore, un uomo che cerca la moglie ed una moglie che cerca il marito dopo anni di lontananza, narrate con uno stile essenziale e minimalista fanno da contrappunto a uno spaccato sulla realtà sociale della Cina odierna, opulenta, veloce, occidentalizzata, arida di valori. Questo regista, a me sconosciuto finora, ma pare che abbia destato, già nelle precedenti due opere proprio a Venezia, molto interesse tra i cinefili si muove con umana partecipazione attraverso una macchina da presa delicata e spesso immobile, descrivendo due storie sommesse, sussurrate e silenziose. Inoltre Zhangke apre, sorprendentemente, in alcune scene del film ad immagini surreali o addirittura "fantascientifiche" : una bizzarra costruzione si alza verso il cielo come un razzo, il ponte sul fiume si illumina di notte, un funambolo su un filo volante, un bambino che canta malinconiche canzoni d'amore, quest'ultima in particolare mi ha entusiasmato per la potenza espressiva, ma non sono ancora riuscito a scaricarne(in senso di download) la melodia. Un film che non mi aspettavo proprio e che mi ha davvero incantato.

28.3.07

Una domenica a regola d'arte

Carracci e Palazzo Farnese

Certe domeniche mi vien voglia di uscire, e passeggiare per Roma, senza avere in testa un'idea precisa ma solo delle sensazioni o delle vaghe pensate. Questa domenica di quasi primavera si va in centro, il solito giro, sempre bello, magari poi c'è una bella mostra... così vagando raggiungo Piazza Farnese. Qui non credo ai miei occhi quando vedo una sparuta coda di persone che attende di entrare nella tanto decantata ambasciata piu' bella d'Italia. Che fortuna, è una delle pochissime giornate in cui si entra e per giunta gratuitamente. Così ho l'occasione di ammirare per la prima volta questa magnifico palazzo rinascimentale. Subito si rimane stupiti dai particolari architettonici quali il bellissimo atrio di accesso del Sangallo o il cornicione di Michelangelo, ma Palazzo Farnese custodisce, come si addiceva alla residenza di una nobile famiglia di vaste ambizioni politiche, preziose opere decorative fra le quali spicca una serie di stucchi e pitture a tema mitologico realizzato su una superficie di circa 120 metri quadrati noto come "Galleria dei Carracci". E qui l'incanto è servito, Annibale Carracci ha realizzato una stanza con scene di grande sensualità, che celebrano senza alcun ritegno l’onnipotenza dell’amore. Non mancano di colpire lo sguardo del visitatore anche le altre nobilissime stanze. Il caso vuole che in questo periodo a Roma ci sia una bella mostra di Carracci e allora già che ci siamo completiamo l'opera andando a visitare il chiostro del Bramante, bellissimo di suo, che ospita per l'occasione alcune tra le piu' belle tele del maestro della pittura bolognese. L'autore del mitico "Mangiafagioli" si è presentato in questa occasione con il meglio della sua produzione, dagli autoritratti, agli impressionanti dipinti del laboratorio del 'vivo', come la stupenda "Bottega del macellaio", inoltre quadri sacri o altro di "gusto veneziano". Ma è inutile dilungarsi nella descrizione di qualcosa che va solamente visto e gustato. Bella giornata!
Saluti
W

4.3.07

Carnevale sabino

Il carnevalone liberato a Poggio Mirteto

Una domenica fuori porta, una domenica con gli amici, pranzo in agriturismo, tante cose buone che non descriverò. E poi le bellezze della Sabina, luoghi che riposano la mente. Ma non avrei molto da meravigliarmi, in fondo sono cose che sapevo, da queste parti sono venuto piu' volte, se non fosse che nel tardo pomeriggio mi portano al Carnevale, ma non capisco, è la prima domenica di Quaresima e mi pare un pò strano ma è così. A Poggio Mirteto c'è un'antica tradizione nata per manifestare lo scontento nei confronti della Chiesa che vuole il Carnevale in periodo di Quaresima. E' una festa che trae origine dalla Autoliberazione dallo stato pontificio avvenuta nel 1861, ebbene sì i cittadini di questa località hanno chiesto l'annessione prima della breccia di Porta Pia, al nascente Stato italiano. Ripristinata da trent'anni la festa presenta ancora un carattere marcatamente anticlericale. Un mare di gente, un'infinità di giovani, mascherati e non, moltissimi "alternativi" e una bella e grande piazza piena. Tanti gruppi emergenti sparsi qui e là, a partire dai locali Ratti della Sabina, ma anche gruppi del Salento, con annessi i balli popolari, ed anche, dall'accento mi è sembrato coglierne la presenza, gruppi provenienti dal Norditalia a dare all'evento rilevanza nazionale. A questi si aggiungono saltimbanchi vari, suonatori, teatranti, truccati come nel vero Carnevale. Inoltre c'era una nutrita rappresentanza dell'UAAR, (unione atei e agnostici razionalisti) che con i loro buffi travestimenti irriverenti e con la diffusione di volantini inneggianti allo "Sbattezzo" hanno fortemente contribuito a dare lustro alle antiche tradizioni antipapali del paesino sabino. E poi vino a volontà, tantochè non sono mancati alcuni spettacolini vomitevoli. Ma in fondo, nonostante il caos, una festa godibile e divertente che è culminata con l'accensione del "Bammoccio", pupazzo travestito da politico, quest'anno è toccato ovviamente a Prodi. Curiosa scoperta questo Carnevalone!
Wil
Wil

2.3.07

Contro Saturno Contro

Saturno contro di Ferzan Ozpetek

Ma non è che non mi sia proprio piaciuto. Ci sono scene davvero commoventi e coinvolgenti con musiche appassionanti, ma qualcosa non va, non scatta. Ozpetek è bravo, i suoi film si vedono tranquillamente, con piacere anche, ma è lontanissimo dai livelli dei Sorrentino, Crialese e Garrone. Tornando a "Saturno contro", il grande difetto è che sembra una ripetizione di "Le fate ignoranti". I temi sono gli stessi, le grandi comitive, le cenette scicchettose a casa di quello che ha la casa piu' grande e sa cucinare meglio, chiacchierate, amicizie e confidenze sentimentali, abbracci, baci, amori omo ed eterosessuali trattati alla pari, la morte che rompe l'idillio, ma in "Saturno Contro" tutto ciò sa di già visto. "Le fate ignoranti" iera una piacevole e ben riuscita pellicola, la sua migliore, allegra e conturbante nella Roma degli ormai traslocati Mercati Generali. Un 'altra cosa che non mi piace è questa visione del gruppo di amici come scudo e difesa dai problemi del mondo. A volte sembra un reality, qualcosa di "falso", di sganciato dalla realtà, un'immagine che poco offre ad uno spettatore piu' esigente e desideroso di avere degli spunti piu' ampi e meno limitati ed autoreferenziali. Comunque tornando agli aspetti positivi il piu' evidente è la grande scoperta di Ambra attrice, che all'inizio del film non avevo ben capito, ma alla fine la sua immagine canterina, "Remedios, niña pequeña, chiquita, hermosa, preciosa.." mi è rimbombata deliziosamente in testa per molto tempo. Brava proprio. Bene Favino e gli altri così così. La musica è ancora protagonista, però, Ozpetek sceglie bene e da a Neffa la possibilità di fare la sua miglior performance con "Passione". In questi momenti, una canzone latina, una bella carrellata di sguardi lasciano delle impressioni, delle istantanee che fanno dimenticare a tratti la noia complessiva. Perciò, dicevo, il film è comunque consigliabile.
Salut.

8.2.07

Un prestanome come capo

Il grande capo di Lars Von Trier

Mi ha colpito subito questo film, sarà che mi ha fatto pensare a vicende di lavoro che ho conosciuto bene. Ci sono infatti delle aziende, di informatica e non solo, che vanno avanti senza un capo (ne coda direi io), o con un falso capo, impunibile o incompetente. I cosiddetti "prestanome" sono messi lì per coprire i veri manovratori in caso di operazioni finanziarie losche o poco sagge. Nelle decisioni aziendali come nel nostro bel film, i dipendenti non contano alcunchè, sono avvertiti dalla dirigenza come un ostacolo e non come un valore aggiunto. Ma veniamo a "Il grande capo" e al nostro amato Lars Von Trier che, cimentandosi per la prima volta in una commedia, non abbandonando l'aspra critica sociale antiborghese che lo ha sempre contraddistinto, e scagliandosi contro il capitalismo selvaggio e senza scrupoli, questa volta, dopo molti pianti, reca in dono allo spettatore tante intense risate. Con attori di grande abilità, fortissimo Jens Albinus, e non perdendo di vista i suoi "Dogmi", i suoi tecnicismi e soprattutto non perdendo di vista la sua genialità, che quando uno è bravo è bravo, è riuscito a dare una sterzata al suo cinema percorrendo nuovi territori. Il film non è assolutamente facile da raccontare. I punti di vista rappresentati sono molteplici : c'è il vero capo, una persona che ama gli affari, ma teme di non essere apprezzato per le decisioni impopolari che deve prendere, così inventa "il grande capo", un suo alter ego nascosto per anni e che finalmente fa capolino in azienda "interpretato" da un attore che, con i suoi metodi di teatro d'avanguardia, nulla sa di informatica e delle persone che "comanda" dando luogo ad una serie di buffissime situazioni. Ci sono poi i dipendenti, per anni mobbizzati e presi in giro, c'è il simpatico compratore islandese-leghista, la consulente-ex fidanzata del "grande capo", insomma un groviglio incredibile. Una matassa che l'autore aggroviglia e dipana con grande leggerezza ed umorismo. Si ride e si pensa, si pensa e si ride. Parecchio!!!

5.2.07

Che spasso il Medioevo

L'uomo medievale a cura di Jacques Le Goff

Ritagliando un pò di tempo qua e là e sfuggendo di tanto in tanto alla pigrizia che ti vuole fisso davanti ad uno schermo: televisore o pc che sia, sono riuscito a terminare questo saggio storico. Ho l'età per cui le letture "impegnate" iniziano ad affiancare e pian piano a togliere spazio alla lettura dei romanzi. Così ho terminato da poco "L'uomo medievale" una raccolta di quadretti sulla vita nell'evo mediano.
La storia mi è sempre piaciuta, sin dalla scuola elementare e le peregrinazioni mi danno la possibilità di recuperare briciole di informazioni dalle località visitate facendomi rendere conto che l'Italia odierna si fonda su una cultura solidificatasi proprio nell'età di mezzo.
Jacques Le Goff, massimo medievista vivente, ha curato quest'opera mettendo assieme piccoli saggi di studiosi europei sulle tipologie di uomo piu' rappresentative. E così troviamo il monaco, figura cardine, custode della cultura, riferimento spirituale ed economico e poi a seguire "Il guerriero e il cavaliere" , "Il contadino", "Il cittadino", "L'intellettuale","L'artista","Il mercante","La donna","Il santo" e "L'emarginato". Piccole panoramiche, con citazione di fonti originali, che svelano retroscena interessanti e a volte sfatano luoghi comuni su un periodo che per troppo tempo è stato considerato "oscuro". Spesso divertono, meravigliano e impressionano. E soprattutto si fa leggere come un romanzo, ma bisogna amare la storia, perciò lo consiglio.
Wil

23.1.07

Mi piace la mattina

...ascoltare Melog su radio24

Lui è un guru, la sua parola è un oracolo, ascoltarlo è un'ipnosi, e, se stai in coda sulla Roma L'Aquila, il traffico quasi quasi ti piace quando sei sintonizzato sulle frequenze di Gianluca Nicoletti. Lo ascoltavo poco nei tempi lontani di Golem, gli orari non mi aiutavano ma ora con Melog sto colmando questo peccato di gioventu'. Come non trovare geniale la "corsa al riarmo del fanciullo" o la campagna revival di Carosello e della mucca Carolina, "i cattivi ragazzi degli anni '70" o i commenti delle meravigliose "Groupies" adoranti. Disincatato fustigatore dei luoghi comuni e dei banalizzatori imperanti, le sue analisi sono l'interpretazione piu' lucida della realtà virtuale che impacchetta le nostre giornate del 2007, dalla tv ad internet. A proposito di internet grazie a lui conosco le ultime tendenze, so cos'è "Second Life" il mondo "alternativo" del momento, grande idea!! E neanche lo si può accusare di parlare solo soletto, dall'alto del suo egocentrismo/narcisismo visto che si avvale saggiamente di commenti ed opinioni di ascoltatori diversificati. La rai ha commesso un grave errore a lasciarselo scappare, forse Nicoletti è troppo colto e troppo avanti per un'impresa nazional popolare che può trovare scomodi certi "Mostri". Tanto per noi non cambia nulla, basta cambiare stazione. Ogni mattina dal lunedì al venerdì alle 8,30.

Little boxes on the hillside,
Little boxes made of ticky-tacky,
Little boxes, little boxes,
Little boxes, all the same.

Malvina Reynolds

18.1.07

Urbanesimo e società


Conversazione con Marc Augè e Stefano Boeri all'Auditorium

E' un tema che mi ha sempre affascinato e mi affascina negli ultimi tempi piu' che mai: lo studio della società legata allo sviluppo urbano. Senza essere architetto nè sociologo mi piace osservare riflettere e pensare a delle teorie che spieghino le mie rilevazioni molto personali e legate spesso ad un ambito molto ristretto che io generalizzo spesso a dismisura. Così sono andato ad un dibattito con Marc Augè, nell'ambito del Festival della scienza. Augè è un antropologo francese famoso per la definizione piu' attraente degli ultimi tempi sugli spazi urbani collettivi i cosiddetti "Nonluoghi": posti in cui manca un riferimento al luogo, posti uguali a se stessi in ogni parte del mondo: stazioni, aeroporti, centri commerciali. E la sorpresa in realtà è stata Stefano Boeri, l'altro invitato, che non conoscevo e che ho apprezzato molto. Boeri insegna a Venezia e studia da sempre le città del mondo, da architetto qual'è, ma dichiara che l'architetto ha solo una piccola parte nell'ambito dello sviluppo urbano, egli subisce le impostazioni derivanti dalla politica e dall'utilizzo degli spazi da parte di chi ci vive. Deresponsabilizza quindi la sua professione vista spesso come quella di un demiurgo, dicendo che comunque l'opera gli viene commissionata e dunque non ha tutta la responsabilità del mondo sociale che si sviluppa attorno certo ha un ruolo importante.
Si è parlato dunque di città, della sua definizione, "Dove finisce la città" e dove inizia la periferia, la città come insieme di aree completamente diverse tra loro, perchè spesso ghetti di comunità divise e sempre meno omogenea. Si è parlato di banlieu, di "non luoghi" ovviamente , che pur senza identità hanno una funzione : sostituiscono la piazza come luogo di incontro, anche se spesso le persone non si parlano anche se si incontrano. E poi di città del futuro senza macchine, un pò triste perchè la città disabitata perde di vitalità e diventa archecittà. Boeri poi ha citato un pò di esempi tratti dai suoi viaggi: PyongYang che è un conglomerato architettonico vario ma vive in un "mondo fuori dal mondo" legato al regime e Teheran la città con piu' automobili al mondo dove tutto si svolge da dentro un abitacolo. E ha decantato infine la città europea come unico modello possibile per la città del futuro.
Bene, un sacco di parole, a volte un pò noiose, il moderatore non aiutava, a volte risapute ma ho colto molti spunti interessanti di riflessione.
Wil