6.4.10

Passeggiata sulle macerie

Pasquetta a L'Aquila

Prima o poi doveva accadere. Da una parte ti porti dietro una voglia smisurata di rivederla che sa di morbosità televisiva, dall'altra vorresti portare rispetto e conservarne il ricordo intatto. Ma a L'Aquila prima o poi si deve tornare. A Pasquetta si fanno le gite fuori porta, e noi ne facciamo una, in punta di piedi, proprio il giorno che precede la ricorrenza del primo anniversario del sisma. La giornata non è bella, ci sono ampie nuvole all'orizzonte, speriamo che non piova tanto. Avvicinandoci alla città, dal lato di via Strinella, constatiamo che una buona parte delle costruzioni, almeno guardando le case dal di fuori, potrebbe riprendere la vita con poche riparazioni. Ma non ci sono molti lavori in corso. Il primo simulacro presso il quale sostiamo è la chiesa di Santa Maria di Collemaggio. Non c'è piu' il prato e non c'è piu' il tetto, sostituito da un impalcatura tecnologica che da sicurezza, ma appare un affronto alla bellezza, ormai perduta. Qui fervono i preparativi per le celebrazioni e per la fiaccolata dell'anniversario dalla tragedia. Riprendiamo la macchina e percorriamo alcune stradine del centro, che resta, per buona parte, chiuso, e poi proseguiamo oltre, verso Pettino. Da queste parti raggiungiamo alcune delle case mostrate in televisione, per la storia del cemento con la sabbia di mare, che poi non era vera. Mi ricordo che mostravano le colonne tranciate di netto dal terremoto. Alcune di queste case sono crollate sui garage e i primi piani sono diventati piani terra. La carcassa di una macchina schiacciata, sotto il peso dell'edificio è un'immagine inquietante e bloccata, come la fotografia che scattiamo, a quel 6 aprile. Ci fermiamo poi per la sosta panino, presso il convento di San Giuliano, nel bosco che, tra le altre disgrazie, è andato in fumo due anni fa. Privo di frati e chiuso anch'esso è uno dei tanti luoghi non piu' occupati della città. Successivamente viviamo le emozioni piu' forti passando davanti alla Casa dello Studente, luogo simbolo del sacrificio di giovani vite. Altri giovani sono morti nelle zone limitrofe, dalle parti della villa comunale che è la zona piu' devastata. Il paesaggio è quello di un bombardamento, alcuni edifici non ci sono piu', sono stati completamente rimossi per motivi di sicurezza. Le storie che ci raccontano i vigili del fuoco fanno venire i brividi e ci restano addosso. C'è poco da dire.
Ma oggi è anche una giornata di volontà di ripartire, di riappropriazione del centro storico de L'Aquila. Vediamo tante persone che percorrono corso Federico II fino ai quattro cantoni. Il bar della villa ha ripreso le attività ed è in pieno fermento. C'è la visita alla chiesa, riaperta a metà, delle Anime Sante, quella della cupola barocca imbragata dai vigili del fuoco. Ma per queste stradine laterali non passa piu' nessuno, la città è spenta, gli edifici sono tutti oscurati dai puntellamenti e dalle impalcature. Chissà quanto tempo trascorrerà prima che le serate si ripopolino di studenti, prima che i negozi e gli uffici riprendano le attività. Si ha la sensazione che nulla sarà piu' come prima.

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