Ho superato la paura che avevo di intraprendere letture di libri pesanti (nel senso della massa). Settecento pagine e piu' per "La terra sotto i suoi piedi" in tempi lontani le avrei rimandate a data da destinarsi. E così ho fatto per anni. Ma ora non ho piu' paura, anzi ora so che solo un libro grande può essere un grande libro. Ovviamente non basta, ma se uno scrittore è bravo e riesce a mantenere alto il livello della narrazione, la lettura ti resta appiccicata addosso anche molto tempo dopo la parola "FINE". Salman Rushdie, scrittore indiano, famoso per la storia della fatwa, ha realizzato un libro che è uno sterminato mondo di parole, di filosofie di vita, di ritmi rock, di personaggi bizzarri, di assurdità fantastiche. Oriente contro occidente, il mondo terreno contro quello ultraterreo, il mito contro il reale. E l'amore che vince sempre.... Perchè prima di tutto, il romanzo è una storia d'amore alla "Romeo e Giulietta", tempestata di riferimenti mitologici antichi e moderni. L'archetipo da cui trae origine è la storia oraziana di Orfeo e Euridice, sia per la presenza del terzo incomodo, tale Rai Merchant, il triangolo non l'avevo considerato, sia per la ricerca dell'amore fin dopo la morte, nell'aldilà. Gli iperuranici protagonisti Ormus Cama e Vina Apsara sono insuperabili per bellezza e armonia. Musicisti senza pari, muovono folle deliranti, fascino, carisma, trasgressione. Chi se non loro destinati a questo "folle" amore. Si incontrano, si perdono, si ritrovano, rimangono casti (fra loro) per dieci anni fino al matrimonio, e poi di nuovo appaiono distanti per l'isolamento di Ormus fino alla morte di Vina, nel terremoto di Città del Messico, ma non è ancora finita, l'amore va oltre. Tanti, troppi spunti in questo che è un romanzo infinito e strabarocco, che si svolge in tre città simboliche : l'indiana Bombay filo-inglese degli anni Quaranta e Cinquanta, la Londra dei favolosi anni Sessanta e la New York degli anni '70 e '80. Tre mondi, tre epoche. E poi troviamo di tutto, filosofia, mitologia classica e orientale, religioni antiche come lo zoroastrismo e poi incendi, suicidi, omicidi, terremoti distruttivi, musica rock, fotografia, allevamenti di capre, droghe, incidenti d'auto, coma, erotismo, cricket .. e altro ancora. La narrazione è affidata a Rai, amante di Vina, che non riuscirà mai a portare via ad Ormus. Ma sarà il rivelatore di questa grande storia. La lettura è avvincente anche se a volte assurda e incomprensibile, non si riesce sempre a stare sempre dietro alle manie linguistico-immaginarie dello scrittore. Ma inseguendolo lo si riprende e si possono godere, magari a tratti, delle belle emozioni. Ne è valsa la pena
Un pò di citazioni :
Ma quello che io intendevo per amore, e quello che Ormus Cama - per esempio - intendeva con la stessa parola, erano due cose diverse. Per me era sempre un' arte, l'ars amatoria: il primo approccio, la rimozione delle ansie, la creazione dell'interesse, la finta pazienza, il lento e inesorabile ritorno. La pigra spirale interiore del desiderio. Kama. L' arte dell' amore.
Mentre per Ormus Cama era questione di vita e di morte. L'amore era per tutta la vita, e durava dopo la morte. L'amore era Vina, e dopo Vina non c'era nient' altro che il vuoto.
Tre di noi, da Bombay, presero la via dell'occidente. Dei tre fu Vina, per la quale era un viaggio di ritorno, la prima a sentire i morsi della fame spirituale del mondo occidentale, a restare intrappolata nei suoi abissi d'incertezza e a trasformarsi in una tartaruga: un guscio coriaceo sopra una massa molliccia.
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