29.9.08

Commedia arzilla

Il pranzo di ferragosto di G. Di Gregorio a Piazza Fiume.

Che piacere quando ti scontri con questo genere di film. Gradevole, scorrevole, leggero, pulito, una vera rarità. Il bravissimo Gianni Di Gregorio, che come attore si rivela formidabile, ha inventato una storiella perfetta, di raro candore. Metti quattro vecchiette arzille ed un bamboccione un pò in là con gli anni, metti un quartiere come Trastevere a Ferragosto e d'incanto ti ritrovi una commedia divertente e scansonata come non si ricordava da anni. In un festival veneziano che quest'anno è parso ai critici molto scarso, si è fatto strada questo film spumeggiante di cui hanno subito iniziato a parlare. Si tratta di una piccola produzione, fatta con pochi soldi, che ha avuto la luce grazie al regista di Gomorra, Matteo Garrone e che è diretto da uno dei suoi sceneggiatori, il protagonista Gianni di Gregorio. Subito uscito in poche sale ha mietuto consensi su consensi, perchè è impossibile resistervi. Così si decide di impiegare un bel sabato pomeriggio di fine settembre a piazza Fiume, un pò alla Rinascente, visto che giusto che sei lì devi accoppiare l'utile al dilettevole e successivamente al Mignon, uno dei miei cinema preferiti. Dopo due ore passate tra borse, borsette, ombrelli, abiti e profumi puoi gustarti un pò di aria di una delle zone che preferisco a Roma, magari un bell'aperitivo e subito dopo entrare in sala. L'idea è gagliarda, ma l'interpretazione di questi attori improvvisati è superiore delle attese. Un signore sessantenne che vive con la madre, alcuni suoi amici che non sanno dove piazzare le loro di madri per il ponte ferragostano e il film è fatto. Il protagonista poi è davvero un "personaggio" : elegante ma bevitore, abile in cucina, un romano di una volta. Bei dialoghi, bravissime le vecchiette, una un pò nobildonna, una con un pò di demenza senile, un'altra impasticcata e messa a dieta dal figlio, un'altra ancora passionale ed amante del divertimento e se ci aggiungiamo pure l'alcolizzato amico barbone del protagonista, carinissimo abbiamo messo su un bel gruppo. Il luogo, la magnifica vuota Trastevere d'estate è una cornice magnifica ed anche metaforica. Esci e ti senti quella sensazione di buonumore che fa tanto bene di questi tempi.

26.9.08

L'isola letteraria

L'isola di Arturo di Elsa Morante.

Come scelgo i libri da leggere? Tra quelli che ho acquistato e non ho ancora letto, che sono sempre tanti, in genere preferisco cercare tra quelli piu' antichi. Quelli che hanno piu' polvere. Uno di questi è L'Isola di Arturo che stava lì da tre quattro anni, e poi mi piaceva qualcosa di ancora estivo e scorrevole, prima dell'arrivo dell'inverno. In inverno mi darò al librone lungo e pesante.
Dopo essermi appassionato e avere quasi pianto su "La storia", quest'altro romanzo di Elsa Morante non mi ha troppo entusiasmato. Credo che possa appassionare piu' gli adolescenti o un pubblico femminile, visto che tratta temi piu' aderenti a questi contesti. Certo, la mia lettura distratta e poco regolare, non mi ha aiutato nel calarmi nella trama e partecipare attivamente ai moti emozionali del protagonista. D'altra parte a tratti ho subito il fascino della crescita di questo bambino isolano ma in altri momenti mi ha annoiato. La prima fase del romanzo ha con sè il tema dell'avventura, il ragazzino solo sull'isola deserta, bella ed incontaminata, che si cresce da sè, che fantastica su letture mitiche, su viaggi salgariani inseguendo il mito del padre-eroe. Nella seconda invece c'è la crescita, la delusione delle proprie speranze, c'è l'amore, sotto forma di un erotismo torbido, adolescenziale, edipico e c'è il dolore. C'è un miscuglio fascinoso tra realtà e leggenda, a favore del sogno e dell'immaginazione nella prima parte, a favore della delusione per gli ostacoli da affrontare nella triste realtà, nella seconda. Un romanzo di formazione diremmo, ma c'è qualcosa di mistico, di atavico, di primordiale che lo rende diverso dagli altri. Bei personaggi, fortemente caratterizzati, dal nostro protagonista Arturo, al padre, l'indecifrabile Whilelm, alla Nunziatina, giovanissima moglie e madre, snodo cruciale del romanzo. Strane cose, cose strane per noi che appena si parla di "Isola" e di personaggi pensiamo subito a Simona Ventura, Vladimir Luxuria, Belem e compagnia bella. Strani tempi i nostri.

15.9.08

Weekend agrotermale

La maremma e le terme.

Accoppiata vincente di un fine settimana di grandi festeggiamenti. Non è molto lontano, è un posto nuovo da visitare, scegliamo come alloggio, un agriturismo immerso nella natura. Siamo a Manciano, un comune sterminato, il centro abitato è distante almeno trenta chilometri dal luogo in cui troviamo il cartello stradale. Non si vede un'anima, campi e campi coltivati ed ogni tanto di qui o di là un'azienda, che è anche e sistematicamente un agriturismo. Sembra lontana Roma da qui, nel senso che è lontana la modernità del cemento. Abbiamo scelto bene. Ma il tempo non è clemente, pioggia, temporali, lampi, tuoni, non manca niente. Per la prima sera ci ristoriamo con un pò di specialità culinarie. Da queste parti va forte l'acqua cotta, una brodaglia gustosa, un minestrone rinforzato da uova e pane raffermo, poi si degustano ottimi primi, al sugo di lepre o di cinghiale o di anatra, sapori rustici, e poi le mitiche grigliate con bistecche di manzo e salsicce di maiale. Se ci mettete anche del buon vino della casa non c'è da lamentarsi. Ma descriviamo subito la giornata dedicata alle terme di Saturnia, tanto note, scopriremo perchè. Ci vuole un pò per arrivarci, da Manciano, ed è consigliabile godersi il viaggio andando piano con l'auto. Poco prima della meta scorgiamo, con meraviglia, le cascatelle, delle piccole pozze di acqua termale in uno scenario agreste fantastico. Lo stabilimento ufficiale è molto ben organizzato. Ci sono gli spogliatoi, la cassetta per mettere portafogli, chiavi ed effetti personali. Ci si spoglia e subito si è ai bordi dell'immensa serie di piscine d'acqua calda che è Saturnia. Dopo il primo tuffo, ah, si gode, ma proprio tanto, ah che piacere. Se non ci si va non si immagina, di piscina in piscina, idromassaggianti, funghi, acqua alta, bassa, media non ci si stanca mai. E si fanno le cinque e ancora non si vuole uscire, neanche con la pioggia che ti cade in faccia. Qui bisogna tornare di quando in quando.
Per la serata invece siamo ospiti della "Festa delle cantine" di Manciano che si svolge nel centro storico. Disseminate per tutto il borgo, che si dipana, come tutti i paesini collinari, in maniera piramidale, le cantine, piccole grotte, colme di vino e prodotti tipici che vengono distribuiti ai visitatori in cambio di una piccola offerta. Diversificando l'assaggio, da cantina a cantina ,dai fritti di vario tipo, all'acqua cotta, alle bruschette, ai fagioli,ai panini con salsiccia, dolci e via dicendo ad accompagnare le leccornie si esibiscono gruppi musicali e cori poco piu' che improvvisati. Le canzoni, di quelle che la goliarda piu' irriverente ama di piu', tipo le varie "Le osterie" oppure una che par si chiami "La norma", oppure "El torero" tutte a sfondo sessual-novat. Divertente, irriverente ed inebriante... Una sana mbriacata come quando si era giovani, rinvigorisce.
Per il giorno di partenza torniamo alla cultura, scegliamo di passare la mattinata presso un vicino borgo , Pitigliano, arrocato in maniera strepitosa su un blocco di tufo. L'impatto è notevole, soprattutto se si viene da Manciano, fermandoci un chilometro prima di arrivare, presso una chiesetta, da dove si può fare una bella foto, c'è pure un bel gattone che si lascia accarezzare dai turisti. Pitigliano è un borgo affascinante, come ce l'aspettiamo noi, turisti della domenica, con stradine strette, case antiche con i fiori sui balconi e alle finestre, chiesette carine. Pitigliano è detta "La piccola Gerusalemme" per la sua tradizione ebraica che risale al '400. Conserva un piccola il ghetto, con la sinagoga ed un museo di cultura ebraica con gli ambienti originari della tradizione. Come non citare poi palazzo Orsini, situato al centro del paese con la sua importante mole. Ma soprattutto, essendo un weekend dedicato al relax e agli ozi, abbiamo apprezzato i negozi di prodotti tipici, acquistando miele, legumi e formaggi. Insomma un weekend rilassante e gustoso

8.9.08

Giornata europea della cultura ebraica

Visita alla sinagoga di Roma

Con l'occasione della giornata europea della cultura ebraica cogliamo l'occasione per tornare al ghetto di Roma. Posto passeggiosissimo, luogo importante della tradizione romana, ma ahimè, legato anche ai tristi ricordi delle deportazioni naziste. Ogni anno, da alcuni anni, c'è questa manifestazione, distribuita nelle varie città d'Italia che hanno delle importanti tradizione giudaiche.A Roma, non mancano le iniziative. In questo giorno è possibile visitare anche per i "gentili" la sinagoga o tempio maggiore che si vede dal lungotevere e gratuitamente. Arriviamo nel tardo pomeriggio e la prima impressione è che c'è un servizio di sicurezza che manco fossimo terroristi, ma si sa, questi hanno nel dna i cromosomi del Mossad. E allora passateci metal detector e guardateci di sguincio tanto noi non abbiamo intenzioni velleitarie. Si scende nel museo della storia ebraica romana, ma ci fermiamo poco perchè sta per partire la visita guidata al tempio spagnolo. Qui ci sediamo, indossiamo la kippà, i maschi soltanto, e ascoltiamo. Sefarditi, Askenaziti, rito spagnolo, rito romano, le cinque scole, la scola catalana sono alcune tra gli argomenti illustrati dal ragazzo che ci fa da Cicerone. A me viene in mente il romanzo di Bassani, i passaggi iniziali, e cerco di associare le immagini del libro agli spazi del tempio spagnolo. Una cosa che non sapevo affatto è che il ghetto storico in pratica non c'è piu' perchè demolito ai primi del novecento in quanto fatiscente e malsano e situato ad un livello stradale quasi all'altezza del Tevere. Soddisfatti delle nozioni acquisite, ci trasferiamo dunque nella sinagoga piu' nota, edificio ai limiti del massonico, un pò art nouveau, non è che sia molto aggraziato, soprattutto l'interno, c'è un certo gusto assiro-babilonesem, non so, non ispira certo meditazione, ma anche qui ascoltiamo, in massimo silenzio e senza scattare foto, i racconti di una signora dalla severità che potrete immaginare. Colmata questa lacuna quindi sulla comunità romana giudaica, che è un pò quella che abita Roma da sempre, possiamo tornare per le strade del ghetto (quello moderno) e fermarci presso il portico d'Ottavia, per mangiare qualche specialità kosher, c'è la ressa però, e terminare la nostra passeggiata.

2.9.08

Ritorno a Subiaco

Visita ai monasteri benedettini

Qualche tempo fa avevamo lambito Subiaco, cittadina ai piedi dei monti Prenestini, senza addentrarci nei suoi luoghi piu' noti. Ed ecco che ora possiamo finalmente visitare, c'è pure un bel sole, i santuari che tanti "peregrini" apprezzano. Prima fermata al ponte San Francesco, poco prima di giungere in città, un bel ponte medievale sull'Aniene. Si da il caso che oggi, su questo fiume ci sia una gara di pesca, pescatori da tutta Italia con famiglie al seguito alle prese con la pesa del pescato. Risaliamo il fiume fino alla chiesa di San Francesco, purtroppo è chiusa, ci fermiamo un pò, qui si respira una buona aria e c'è molto verde. Si sta bene. Ma dirigiamoci verso gli obiettivi della giornata. Saliamo verso San Benedetto, il monastero incastonato nella roccia. Troviamo dei bravi volontari che ci accompagnano per una visita guidata "che è meglio" come diceva il puffo quattrocchi. L'ingresso è suggestivo, si passa subito alla Chiesa superiore che è meravigliosamente affrescata da pittori senesi del trecento, quindi si scende alla Chiesa inferiore, piu' antica e attigua alla grotta di San Benedetto, dove il santo si ritirava in eremitaggio. Ci viene indicato un celebre dipinto rappresentante San Franscesco, l'unico senza aureola perchè rappresenta il fraticello di Assisi ancora in vita. Altro interessante dipinto che ho notato è quello di Innocenzo III, uguale a quello che avevo nel libro delle medie. Il mitico Innocenzo III, Lotario di Segni, papa di San Francesco, "protettore" di Federico II. Tornando ai monasteri di Subiaco, terminato il giro, scendiamo fino al monastero di Santa Scolastica. Qui, ancora visita guidata, il complesso è l'unico rimanente di una serie di monasteri seguiti alla venuta di San Benedetto da queste parti, quindi è piu' antico rispetto all'altro precedentemente descritto, ma è stato, negli anni, piu' volte restaurato. Conserva diversi chiostri interessanti, da quello cosmatesco con le colonnine scolpite, a quello gotico, con un'interessante pozzo fino a quello rinascimentale. La chiesa non l'abbiamo vista, a causa della lunga messa in corso, ma abbiamo apprezzato il bellissimo campanile. La parte piu' bella di queste visite ai monasteri però è la sosta allo spaccio. E non posso fare a meno di prendere delle caramelle aromatizzate al rabarbaro, ma qui ci sono creme, unguenti, cioccolate, mieli, tisane. Tutti prodotti dal profumo accattivante, che riportano ai tempi delle antiche farmacie medievali. Ed e' sempre un piacere.
Wil

1.9.08

Tra i rioni di Roma c'è la Garbatella

Una pizza diversa

A Roma, il sabato sera, se non vai al centro, se non vai a Piazza Navona o Fontana di Trevi a Campo dei Fiori o a Trastevere, non è che ci siano molti luoghi dove puoi fare una bella passeggiata. O almeno non ti vengono in mente, così, su due piedi. Ma se ci pensi bene e hai voglia di scoprire la città puoi puntare su una serie di rioni storici che, pur non molto frequentati dalle masse, e pur se non ci sono molti negozi, bancarelle, gelaterie, pizzerie , sono interessanti da visitare. In questo sabato di fine estate abbiamo scelto Garbatella, citata spesso come esempio di eccellenza urbanistica. Si va un pò prima di cena, così c'è ancora un pò di luce e ci possiamo godere il paesaggio. Si può parcheggiare dalle parti di Circonvallazione Ostiense presso il famoso albergo Rosso, fantastica costruzione, recentemente ritinteggiata, presso piazza Biffi. Di qui ci si può addentrare nel quartiere e ammirare le scalinate, i cortili, le piazze, le case, i giardini. Un esempio di urbanizzazione fatta a misura d'uomo, al contrario di quello che è successo in Italia, dagli anni sessanta in poi. Negli anni del boom e ancora oggi non si segue piu' un ordine, un piano armonico, ma si costruisce come viene, senza regole, seguendo soltanto le convenienze di questo o quest'altro palazzinaro di dubbio gusto. I nostalgici del fascismo troveranno un motivo in piu' per celebrare il duce osservando queste pietre, costruite durante la sua dittatura, ma bisogna pur ricordare che qui venivano ammassati, gli abitanti dei quartieri del centro, sfrattati forzatamente dalle loro abitazioni. Ma torniamo alla passeggiata, che prevede il passaggio presso gli altri alberghi popolari, quindi la sbirciatina di un pò di case private, chissà quanto costano, e il passaggio per la piazza del "bar dei Cesaroni", anche se provo ribrezzo per il modo con cui ho ribattezzato piazza Giovanni da Triora e il suo Roma Club Garbatella. C'è anche il mitico Teatro Palladium, altra costruzione arrotondata in equilibrio col quartiere e poi Piazza Brin detto il pincetto della Garbatella, e finiamo con un gelato nella bella piazza Sant'Eurosia. Ma, dimenticavo la pizza. Sì abbiamo trovato e provato un locale, carino, popolare, molto informale, pieno di gente, di ogni età. Si è mangiato bene, abbondantemente e si è pagato poco. Non fanno la fattura ma per il resto un'ottima pizza. Si può passare una serata diversa, dunque, impegnandosi un pochino ed avendo un pizzico di curiosità.