23.6.08

Il borgo mangereccio di Roma

Sabato sera a trastevere

Uno dei luoghi classici romani del sabato sera, soprattutto se ti va di mangiare fuori casa è Trastevere. Quartiere tradizionale della Roma papalina, di Rugantino, di Belli e Trilussa ormai è stato espropriata dei romani di sette generazioni per far spazio a ricchi signori per lo piu' stranieri che riescono ad acquistare appartamentini microscopici a prezzi esorbitanti. Ma Trastevere è bellissima lo stesso anche se ormai è molto commerciale. E allora ci piace andarvi, per passeggiare e cenare e poi ripasseggiare. L'orario strategico, che consiglierei, è quello del tramonto, quando ancora c'è un pò di luce, prima dell'orario di cena. Uno perchè c'è meno traffico e si trova piu' facilmente parcheggio, provate a venirci dalle 23 alle 2 di notte , due perchè è molto bello vedere le chiese, le piazze, i vicoli in varie condizioni di luce dal giorno alla notte.
non abbiamo grossi problemi di parcheggio. Una serie di piazze stupende, a partire da piazza Santa Maria in Trastevere, piazza San Cosimato, piazza Trilussa, piazza S.Egidio e una serie di vicoli affascinanti, chiese, palazzi d'epoca e fontane. A Trastevere però ci si viene soprattutto per mangiare, ci sono decine di ristorantini, centinaia di tavoli, stretti stretti, all'aperto che occupano gran parte del terreno calpestabile delle stradine, e camerieri zelanti che trasportano bucatini all'amatriciana, carbonare, spaghetti alle vongole, fritti in quantità dai supplì ai fiori di zucca, ma anche buone pizze. Qui si mangia bene ed in maniera abbondante, certo non cene dietetiche o leggere perchè qui siamo a Roma, nel cuore della Roma romanesca e poi, non si spende tanto. Però c'è spesso la fila e devi mangiare in fretta e furia perchè i camerieri sono sempre in agguato se ti vedono col piatto vuoto, ne sanno qualcosa le due americane vicino a noi che fortemente invitate a prendere qualcos'altro, fanno le gnorri, non ne vogliono proprio sapere di andarsene tanto sono prese da due ragazzi del tavolo a fianco. Tornando alla romanità su questo si potrebbe aver da ridire vedendo gestori egiziani, camerieri cingalesi, cuochi maghrebini e lavapiatti bengalesi, bè non sono tutti romani, ma ne hanno acquisito i tratti salienti, la bonarietà e la strafottenza. Infine si può proseguire per i vicoli digerendo il tutto con lo shopping tra negozietti e bancarelle o rincarando la dose con un buon cornetto appena sfornato od un gelato. Un' estate senza una sera a Trastevere non è estate.

20.6.08

Cupa provincia italiana

Il resto della notte di F.Munzi

Al duetto regale Sorrentino-Garrone si è unito, a Cannes, un film minore, perchè piu' piccolo e con meno budget, ma interessante e ben diretto da Francesco Munzi. Il resto della notte tocca il tema dell'immigrazione dall'est Europa e dei furti nelle ville del nord Italia. Da una parte due fratelli romeni emigrati in Italia, che vivono in un quartiere popolare, lavorano e, per arrotondare compiono dei furti, dall'altra una matura famiglia borghese con una bella villa fuori città. Questi mondi ovviamente non sono così separati e si incontrano, in questo caso in maniera tragica. Molto equilibrato e riuscito nella ricostruzione della storia dei fratelli Ianut e Victor, un pò meno incisivo nel raccontare le vicende della famiglia italiana. Cupo e duro, per nulla addolcito da pietismi o melenserie varie, il film cerca di dare una visione piu' distante possibile senza prendere le parti di un personaggio o dell'altro. Per fotografare il film in breve si potrebbe raccontare di una giovane governante rumena licenziata per un furto sospetto che alla fine si scoprirà reale, di un assalto armato compiuto dai due rumeni e da un cocainomane nostrano terminato tragicamente, di un marito borghese traditore con la giovane collega anche se pieno di sensi di colpa e di una moglie alle prese con la ricerca della migliore tecnica di rilassamento. Tanti aspetti, tanti tagli, tante angolazioni del presente. Se ne possono dare varie interpretazioni. Qualcuno continuerà a dire che i rumeni sono pericolosi criminali, violenti e senza regole, e dirà anche che le loro donne sono altrettanto pericolose o forse ancor piu' perchè subdole e senza scrupoli, qualcun altro invece dirà che la povertà, il lavoro in condizioni difficili, la ricerca di migliori condizioni di vita a volte può portare all'illegalità violenta indipendentemente dalla nazionalità. Anche gli italiani infatti hanno le loro "debolezze" così come il tossicomane protagonista negativo, cattivo padre, persona irrecuperabile, il peggio di tutti, ma non sono impeccabili, anzi, neanche i molli e ricchi borghesi dalla villa lussuosa, ma dalla vita insulsa. Chi si salva dal film? Probabilmente i due ragazzi, che ancor giovani, hanno la possibilità di vivere in un'epoca ed un mondo piu' giusto. Chissà!

17.6.08

Gonzalo e le pere butirro

La cognizione del dolore di Carlo Emilio Gadda

Tempo fa lessi "Quer pasticciaccio brutto.." e, pur non riuscendo a carpirlo fino in fondo e tenendo testa con difficoltà alla trama e al linguaggio incredibile dell'autore, lo avevo trovato estremamente intelligente ed originale. E così sono tornato ad approfondire Carlo Emilio Gadda con questa "Cognizione del dolore". Titolo bellissimo, stupendo direi, ma ovviamente non avrei mai immaginato quale romanzo fosse nascosto dietro quel titolo. L'inizio è stato quanto di piu' assurdo mi aspettassi, un fantomatico dopoguerra tra Maradagal e Parapagal, poi di un Nistitùo de Vigilancia para la Noche e di villette che questo ente difende tramite reduci di guerra alquanto subdoli ed imbroglioni. La prima parte è anche molto comica, ci sono personaggi curiosi, delle donne che fanno pettegolezzi, si ride e non si capisce dove si va a parare; successivamente si introducono i tre grossi personaggi: un dottore di campagna, la madre e l'hidalgo Gonzalo, il protagonista. Gonzalo è una figura chiave della letteratura italiana, un personaggio emblematico che è anche l'alter ego dello scrittore. Sarebbe necessario dare una letta alla biografia del nostro amato ingegnere, alla cartina geografica della Brianza e alla storia dell'Italia del fascismo, in questo modo tutte le metafore e le allegorie utilizzate nel libro potranno essere dipanate ed associate correttamente, io ho letto prima il libro. Tornando a Gonzalo Pirobutirro, dalle pere butirro coltivate nel Maradagal, egli è un ritratto della sofferenza di chi, incapace di adeguarsi ad una società ottusa vive covando un "male oscuro" carico d'odio verso l'ipocrita "imbecillaggine generale del mondo" e la sua tragica, "orrida solitudine". Libro complesso ed incredibile, tra l'altro incompleto (chi uccide la madre?) pare per una misteriosa volontà dell'autore, poco lineare, linguaggio barocco che comprende dialettalismi, spagnolesismi, tecnicismi,arcaismi,neologismi, con toni che passano dal comico al tragico al grottesco al surreale ma in questo baillame di parole si viene introdotti ad un mondo a parte o alla lettura mascherata del mondo reale in cui viviamo. Perchè Gadda è il miglior scrittore italiano del novecento.
Di seguito alcuni stralci :
Sarebbe trasceso alle bestemmie, ch'ella non poteva udire: ad accuse troppo vere, forse, per essere udibili: coinvolgendo nella turpitudine pazza che lo animalava in quei momenti financo il sacro nome di Pastrufacio (il Garibaldi del Maradagàl) e il Prado, e Lukones, ed Iglesia, e i rispettivi campanili, con le campane, i sindaci, i parroci, i cocchieri, e via via tutto il Serruchón maledetto e testa di cavolo (così, o press'a poco, si esprimeva); tutte le infinite ville del Serruchón, i calibani gutturaloidi della Néa Keltiké, lerci, ch'egli avrebbe impiccato volentieri, se potesse, dal primo all'ultimo.
La madre, viceversa, fin da quando i muratori ci accudivano nel '99, aveva incorporato in sé, subito, - avvampante splendore di giovinezza - il trionfo serpentesco della "sua" villa sopra le rivali keltikesi che non credevano alla possibilità di una villa: (degli spelacchiatissimi Pirobutirro).
... Pace non conosceva, Gonzalo, né conoscerebbe: la madre, accudendo in quelle stoviglie, le parve di dover disperare: il viso di lui, sconvolto, denunciava, a certi momenti, ch'egli non poteva aver ragione del suo deliro.
Non bevevo mai liquori. Non fumava. Non era neppur pensabile che dopo lo stento faticoso de' suoi giorni, cosí avaramente retribuiti dalla Compañia de Destribución, ci fosse denaro per gli alcaloidi costosi di cui avevano riferito, fino a quel tempo, i giornali, un po' tutti, sia del Maradagàl vincitore che del debellato Parapagàl;

...Camerieri neri, nei "restaurants", avevano il frac, per quanto pieno di padelle: e il piastrone d'amido, con cravatta posticcia. Solo il piastrone s'intende: cioè senza che quella imponentissima fra tutte le finità pettorali arrivasse mai a radicarsi in una totalitaria armonia, nella fisiologia necessitante d'una camicia. La quale mancava onninamente.
Pervase da un sottile brivido, le signore: non appena si sentissero onorare dell'appellativo di signora da simili ossequenti fracs. "Un misto panna-cioccolato per la signora, sissignora!". Era, dalla nuca ai calcagni, come una staffilata di dolcezza, "la pura gioia ascosa" dell'inno. E anche negli uomini, del resto, il prurito segreto della compiacenza: su, su, dall'inguine verso le meningi e i bulbi: l'illusione, quasi, d'un attimo di potestà marchionale. Dimenticati tutti gli scioperi, di colpo; le urla di morte, le barricate, le comuni, le minacce d'impiccagione ai lampioni, la porpora al Père Lachaise; e il caglio nero e aggrumato sul goyesco abbandono dei distesi, dei rifiniti; e le cagnare e i blocchi e le guerre e le stragi, d'ogni qualità e d'ogni terra; per un attimo! per quell'attimo di delizia.

16.6.08

La scoperta di Tuscolo


Domenica a Frascati

E' primavera, è tempo di gitarelle, piu' organizzate, meno organizzate, improvvisate. Questa è abbastanza improvvisata. Domenica mattina, proviamo a fare un salto a Frascati. Bella cittadina alle porte di Roma, capitale incontrastata dei Castelli Romani, da cui si gode un ottimo panorama della città eterna. La zona piu' animata ci sembra quella del grande parco, villa Torlonia, tante piante, una grande fontana, ci sono degli sposi che fanno le foto, dei bambini che giocano ed una gara di breakdance in corso. Quest'ultima desta la nostra attenzione. Un gruppo di giovani, vestiti alla moda street o hip hop americana, fa acrobazie in coppia, coordinandosi all'interno di coreografie autoprodotte. Questa versione italiana addolcita ci piace, ci sembra civile, carina, educativa, sembra avere poco a che fare con l'idea del Bronx nero e pericoloso. C'è una coppia, fratello e sorella, molto bravi, speriamo vincano, ma non lo sapremo mai perchè proseguiamo, sperando di vedere la famosa villa Aldobrandeschi, ma di domenica è chiusa. Vabbè, tanto oggi non ci andava, è una giornata così, spensierata. Giriamo un pò, visitiamo la bella piazza principale, un gelatino e poi riprendiamo la macchina e proseguiamo per la collina. Qualche anno fa avevo visto un segnale turistico indicante l'antica "Tusculum" ed ero interessato a raggiungerla. Così saliamo, saliamo e raggiungiamo una piazzola con parcheggio delle macchine e ci fermiamo, c'è scritto TUSCOLO. Iniziamo a camminare e arriviamo su un'altura, con qualche rudere poco interessante, ma si gode di una vista meravigliosa. Ti si apre un mondo. Verdi pascoli, aria buona, poca gente che gioca con gli aereomodellini, i fiori di campo, delle caprette, un bel sole, una panchina, un libro. Che vuoi di piu'. Tuscolo è una scoperta! Tra i resti dell'antica città sconfitta da Roma, si sta alla grande e quasi non ce ne vogliamo piu' andare.
Wil

9.6.08

Due Einaudi al Quirinale

Domenica dal presidente

Domenica mattina, mi porto dietro una mezza idea, visto che non è tanto tardi, di andare al Quirinale, so che c'è un concerto e si può visitare il palazzo. Penso, se c'è fila, e spesso ce n'è, si cambierà programma . Non ero mai riuscito ad entrare nei miei pochi tentativi precedenti. Questa è la domenica giusta. Non c'è nessuno in fila, che strano, entriamo tranquillamente, qualche guardia ci da semplicemente una squadrata e ci lascia passare. Il cortile di ingresso è un bel posto sì, ma ben piu' importante è il significato simbolico: quante macchine di presidenti del consiglio abbiamo visto entrare nei servizi dei telegiornali, senza che nessuno ci abbia mai mostrato cosa ci fosse oltre quella soglia. Comunque la nostra prima intenzione stamane è di vedere il concerto di Ludovico Einaudi, un grande pianista, mimalista alla Nyman, le cui composizioni sono molto utilizzate in pubblicità o nei documenti televisivi. Purtroppo i biglietti per l'ingresso alla cappella paolina, quelli sì, son finiti, ci dicono nella prima fastosa stanza, ma restano quelli di ingresso semplice al palazzo. Così iniziamo a visitare il doratissomo e decoratissimo piano nobile. Arazzi, specchi, affreschi, lampadari, scrigni, marmi : di gran lusso ogni stanza, il gusto si riferisce a varie epoche visto che la storia del palazzo parte dal '500, dal periodo pontificio a quello napoleonico fino a quello sabaudo. Notevole una scalinata che scorgo quasi per caso, visto che non possiamo salire sopra, al torrino, assomiglia a quella di palazzo Barberini e si tratta della cinquecentesca scala del Mascarino, fornita di bellissime colonne binate. Proseguendo incrociamo la mostra dedicata all'Einaudi, primo presidente eletto della Repubblica e nonno del pianista. Un video che illustra la vita di quest'uomo, già presidente della banca d'Italia, ci fa riflettere sul suo profilo politico, culturale ed umano che farebbe comodo ai nostri tempi, regno incontrastato di ciarlatani e buffoni. Altra epoca, altra gente, altre condizioni, ma nelle foto scorgo un Andreotti d'annata, unico elemento di continuità col passato. Proseguiamo ed arriviamo al salone bellissimo e famosissimo dei corazzieri, bestioni alti due metri che difendono la massima istituzione repubblicana. Da qui si accede alla cappella paolina, dove si tengono i concerti, piena come un uovo, dalla quale fuoriescono diverse persone in tacito ascolto delle note di Le onde del maestro Ludovico. Ci fermiamo anche noi e riuscendo ad ascoltare le ultime due esecuzioni piu' il bis. Niente male per una domenica mattina senza pretese

8.6.08

Allegri, anche troppo

Toh il Gay-Pride a Roma!

Di sabato pomeriggio, se non ti stendi sul divano con qualche gara ciclistica o non devi andare a fare qualche acquisto, puoi andare al centro per turismo e shopping. A Roma capita spesso di incontrare manifestazioni, specie se in primavera, ma non ci aspettavamo proprio, all'uscita della stazione Termini, la vista di alcuni coloratissimi e allegrissimi carri musicanti : è arrivato il Gay Pride!!
E la sorpresa è che la musica simpaticissima, i balli, i costumi, la spensieratezza introdotta dalla festosa compagnia è coinvolgente come non mai e così li seguiamo. Una fantastica Via Cavour chiusa al traffico, piena di gente, tra turisti curiosi e la gaia brigata, tra festoni, palloncini, fischietti, e colori colori colori non si può che essere allegri. Diversi carri, ballerini, drag queen, travestiti che mostrano le forme ipersiliconate, persone piu' moderate che mostrano lo striscione delle famiglie arcobaleno con i figli appresso, limousine da dove escono tipi e tipe eccentrici ed anche molti con cartelloni irriguardosi verso il ministro dagli occhi di fuori che non li ha sponsorizzati. Sarà che Roma è bella, sarà che è primavera, sarà che questi sono proprio forti, sarà che poi passi per i fori imperiali, piazza Venezia e arrivi a piazza Navona, è proprio una bella giornata. E poi riscoprire la vecchia Raffaella Carrà con "Ahi ahi che dolor" e notare che c'è tutto un balletto strepitoso dietro non fa che accrescere la rabbia per la nuova Raffaella Carrà, quella delle lacrime a tutti i costi. E poi alla fine c'è il palco, qualcuno che parla, ma forse è un pò noioso, oggi ci interessa solo la festa

Che Dolor