La Terra di Rubini
Bel film, davvero avvincente, ti prende e ti incolla allo schermo fino alla fine ed è italiano quindi va visto. In realtà venerdì sera la meta era la prima del "Caimano" al Sacher, ma, non avendo preso i biglietti almeno il giorno prima, non c'era assolutamente posto. Il caso vuole che a due passi di lì ci sia la sala Troisi, ampia, comoda ed unica(è un valore aggiunto) sala, con "La Terra" ad accogliere la mia voglia di buon cinema. Alla fine quindi soddisfazione doppia perchè inaspettata, da elogiare in particolare l'interpretazione di Rubini che veste gli scomodi panni di uno strozzino arricchito di un bel paese del salento, Mesagne. La vicenda riguarda questioni di eredità tra quattro fratelli completamente diversi l'uno dall'altro, Luigi professore emigrato, divenuto "milanese" che, invischiato in questa torbida vicenda, ritrova le sue radici, la sua identità, poi c'è Michele, un politico arrivista indebitato e bisognoso di vendere la terra, Aldo fratellastro agricoltore puttaniere e rustico , ostile alla vendita, ed infine il piu' piccolo Mario sensibile ed altruista, che fa volontariato in una comunità di disabili. Una commedia che si trasforma in tragedia ricca di violenza e carnalità, di sangue e tensione, di ritualità religiosa e ritualità criminale, di terra e di sole, del color sabbia delle chiese e delle piazze delle bellissime cittadine salentine.
Dicono che ci sia un legame con i Fratelli Karamazov, che non ho ancora letto, a me ha ricordato un pò il "Fratelli" di Abel Ferrara, ma questo film è tutto di Sergio Rubini, che da bravissimo attore ha raggiunto ormai il titolo di bravissimo "regista". Applausi.
Wil
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