29.3.06

Votate bene e se volete un consiglio guardate..

Il Caimano di Nanni Moretti

Andiamo sul sicuro, c'è Nanni Moretti al cinema!!! Adoro tutti i suoi film ed "Il Caimano" è meraviglioso nel suo incastonarsi in questo periodo di decadenza socioeconomicoculturale. Uno strillo, un lamento, un dolore: abbiamo perso, abbiamo perso qualcosa, lui ha vinto, ci ha vinto. Ma il Caimano ha mille volti, non solo la "sua", e ci può assalire e azzannare come accade al protagonista, un perfetto Silvio Orlando, sotto forma di un amore non piu' corrisposto o di un lavoro che non da piu' le soddisfazioni di una volta. Ma c'è tempo per rimediare!!! E allora produciamo un bel film sull'anomalia e la vergogna italica per eccellenza degli ultimi cinquant'anni farcendolo con rielaborazioni di film di seconda fascia degli anni '70, alcune belle risate di quelle che piacciono a noi e un pò di attori-registi con ruoli memorabili. Che malinconia e che sofferenza la rappresentazione della fine di un matrimonio, che spettacolo doloroso e grottesco nel sorprendente finale interpretato da un inquietante Moretti.
Mi piacerebbe comunque vederlo di nuovo, non credo di averlo gustato tutto in un colpo solo, ma soprattutto non vedo l'ora che arrivi il festival di Cannes, incrociamo le dita. Wil

27.3.06

Fratelli salentini

La Terra di Rubini

Bel film, davvero avvincente, ti prende e ti incolla allo schermo fino alla fine ed è italiano quindi va visto. In realtà venerdì sera la meta era la prima del "Caimano" al Sacher, ma, non avendo preso i biglietti almeno il giorno prima, non c'era assolutamente posto. Il caso vuole che a due passi di lì ci sia la sala Troisi, ampia, comoda ed unica(è un valore aggiunto) sala, con "La Terra" ad accogliere la mia voglia di buon cinema. Alla fine quindi soddisfazione doppia perchè inaspettata, da elogiare in particolare l'interpretazione di Rubini che veste gli scomodi panni di uno strozzino arricchito di un bel paese del salento, Mesagne. La vicenda riguarda questioni di eredità tra quattro fratelli completamente diversi l'uno dall'altro, Luigi professore emigrato, divenuto "milanese" che, invischiato in questa torbida vicenda, ritrova le sue radici, la sua identità, poi c'è Michele, un politico arrivista indebitato e bisognoso di vendere la terra, Aldo fratellastro agricoltore puttaniere e rustico , ostile alla vendita, ed infine il piu' piccolo Mario sensibile ed altruista, che fa volontariato in una comunità di disabili. Una commedia che si trasforma in tragedia ricca di violenza e carnalità, di sangue e tensione, di ritualità religiosa e ritualità criminale, di terra e di sole, del color sabbia delle chiese e delle piazze delle bellissime cittadine salentine.
Dicono che ci sia un legame con i Fratelli Karamazov, che non ho ancora letto, a me ha ricordato un pò il "Fratelli" di Abel Ferrara, ma questo film è tutto di Sergio Rubini, che da bravissimo attore ha raggiunto ormai il titolo di bravissimo "regista". Applausi.
Wil

20.3.06

Qualcosina di pesantuccio

La donna del mare di Ibsen

Ibsen mi mancava ed ora non mi manca piu'. Il teatro non è il mio forte e dunque mi viene spesso la voglia di recuperare assistendo a spettacoli di grosso calibro. Solo che bisogna fare i conti con la propria resistenza alla fatica. Per il primo atto ce l'ho fatta egregiamente e mi sono anche appassionato alla vicenda, ma il secondo atto l'ho subito tutto come un sogno che disturbava(allietava) il mio sonno. Troppo lungo, non finiva mai, roba del genere va vista di mattina. Però di sostanza ce n'è tanta : esseri umani stranieri gli uni agli altri bisognosi di poter toccare con mano la propria vita e fra tutti, Ellida, che, in un delirio visionario, attende un segnale dal passato da colui che è “straniero”. Spettacolo sulla distanza tra "il tempo interiore” e “il tempo esteriore”, tra l'intimità e la realtà che crea un attesa spasmodica di qualcosa che li ricongiunga. E alla fine la realtà prende il sopravvento....
Da vedere, ma fatevi un sonnellino prima, dura due ore e mezza!!! ;-)
Wil

16.3.06

Da Ponticelli al Vomero

La guerra di Mario by Antonio Capuano

Penso che dovremmo vedere piu' film italiani. La mia è anche un'autocritica visto che ultimamente ne ho visto davvero pochi e poi quando te ne capita uno come "La guerra di Mario" ne vale davvero la pena. La commovente storia del piccolo e disadattato Mario nato a Ponticelli e dato in affidamento ad una coppia benestante dei quartieri alti di Napoli rivela ancora una volta la qualità della scuola registica partenopea. Il film è incentrato sul tema dell'anarchia educazionale, che ricorda in certi frangenti il Jean Vigo di "Zero de conduite", lanciando una critica ad insegnanti e psicologi poco aperti e troppo legati ai loro sistemi di riferimento. A queste figure conservatrici si contrappone la mamma affidataria, una Valeria Golino di grande qualità interpretativa, insegnante di storia dell'arte che, per amore e convinzione, asseconda le tendenze scugnizzesche del bambino mettendo in difficoltà la relazione col suo compagno. C'è poesia e c'è realismo in questa storia che commuove e fa arrabbiare, ma fa anche sorridere; un film che andrebbe molto bene come fiction televisiva e questo può essere sia una critica che un elogio, dipende dai punti di vista.
Forza Capuano e forza Napoli.
Wil

15.3.06

La voce della Campania

Ho avuto modo di partecipare ad un incontro su "politica e massoneria" tenuto da due giornalisti d'assalto di "La voce della Campania". La mia impressione è che si cerchi di ricondurre tutto a complotti, accordi di potere, manovratori oscuri della politica ufficiale, scenari affascinanti che fanno sembrare piccole ideuzze le strutture dei romanzi fantastorici: ma se se ne parla, qualcosa di vero ci sarà.
E allora www.lavocedellacampania.it

14.3.06

Tra le borgate di Roma cinquant'anni fa

Ragazzi di vita di P.P.Pasolini

Approfondendo un pò Pasolini mi sono trovato a leggere un suo romanzo, ci ho messo un pò di tempo, ma l'ho terminato. La lettura mi ha lasciato dentro amarezza e delusione, una sensazione di impotenza contro un destino distratto. Come non affezionarsi a questi ragazzi, che sono sì dei criminalucci, ma molto terra terra, degli emarginati che la vita la conoscono fin dentro le sue increspature e le sue difficoltà. Bambini che nascono già grandi, che giocano a fare i mafiosetti di periferia ma che ne prendono di bastonate, poveri cristi. Un pò come "Accattone", il protagonista del primo film dello stesso Pasolini, un ex ragazzo di vita ed ora uomo di vita, il seguito ideale di questo romanzo, la sua riduzione cinematografica posticipata. Ma gli elementi piu' affascinanti del libro sono senz'altro il linguaggio utilizzato, un dialetto romanesco primordiale, di grande impatto scenico, e l'ambientazione, le aride e cementificate (ex)periferie di Roma da Pietralata al Tiburtino a Donna Olimpia al fiumne Aniene. Uno spaccato di umanità e di verità che in questi tempi di falsa onestà e di malcelata criminalità, ci fa rimpiangere la vita povera ma verace del Riccetto, del Caciotta, del Begalo di Marcello e compagnia. Buona lettura.
Wil

8.3.06

Non ho tempo o voglia o argomenti da postare e allora.....

José Emilio Pacheco - La freccia

Non importa che la freccia
non raggiunga il bersaglio.
Meglio così.
Non catturare nessuna preda.
Non far danno a nessuno
perché ciò che importa
è il volo, la traiettoria, l’impulso,
il tratto d’aria percorso nel salire,
l’oscurità che sgombra al conficcarsi
vibrante
nell’estensione del nulla.