16.3.08

Oscenamente Parigi

Morte a credito di Louis Ferdinand Celine

Dopo l'entusiasmante lettura di "Viaggio al termine della notte" ho preso in mano quest'altro romanzo anch'esso citato tra i capolavori di Celine, scrittore maledetto e poco reclamizzato. L'ho iniziato, l'ho interrotto per qualche mese, la lettura non è agevole nella prima parte, l'ho ripreso e poi terminato in crescendo. Non tutto di un fiato dunque, altrimenti sarei rimasto senza, fiato. Le prime cento pagine sono ostiche, non calano proprio, a volte l'autore salta di palo in frasca, si fatica a capire che sta dicendo, ma poi si entra nel linguaggio viscerale e carnale di Celine e, ci si adegua al suo interloquire madido di sudore, rigonfio di pus, maleodorante e sensuale allo stesso tempo che ti coinvolge e non ti lascia piu' fino alla fine. Fortemente autobiografico, racconta dell'adolescenza di un "ribelle", un "anarchico" nella Parigi dei primi anni del novecento. Con energia, odio, furia, impeto, a volte delirio, cinismo ed ironia lo scrittore ci narra della miseria dell’animo umano, della poverta nei sobborghi parigini, dell'impossibilità di trovare soddisfazione, ma anche dell'inventiva e dell'intraprendenza di alcune persone che si battono per resistere. Ricordo qualcosa di simile nella trilogia di Beckett, un medesimo livello di schifo umano e disperazione senza possibilità di salvezza. Tanti personaggi tra il drammatico e l'ironico : i genitori Auguste e Clémence, lo zio Édouard, lo stravagante inventore Courtial des Pereires con lo Zelante ed il Genitron, la sua baffuta moglie Irene, il prete matto, e poi quelli del college inglese. Si rimane legati un pò a tutti.
Bellissima la traduzione di Giorgio Caproni. Per rendere l'idea ed istigare alla lettura un pò di citazioni :

Eccoci qui, ancor soli. C'è un'inerzia, in tutto questo, una pesantezza, una tristezza... Fra poco sarò vecchio. E la sarà finita, una buona volta. Gente n'è venuta tanta, in camera mia. Tutti han detto qualcosa. Mica m'han detto un gran che. Se ne sono andati. Si son fatti vecchi, miserabili e torpidi, ciascuno in un suo cantuccio di mondo
il Passage des Bérésinas era diventato una specie di chiavica. La piscia crea un viavai. Poteva pisciarci chiunque addosso a noi, anche chi già aveva il dente del giudizio; soprattutto quando in mezzo alla strada pioveva. Ci venivano apposta. Nella cunetta formatasi per caso dall’Allée Primorgueil, farci la cacca era affar corrente.
Avevamo tutti il cacacciolo al culo. Insegnai io, ai compagni, a tenersi l’orina in dei bottiglini

A furia d’annusar tanta polvere, le caccole gli eran diventate dure come mastice. Non venivan più via… Era la sua più forte distrazione staccarsele e poi mangiarsele delicatamente.

Appena entrati, lei chiude la porta, spranga tutto, mette per giunta i due lucchetti... Mi precede, passa in camera sua... Mi fa cenno d'entrare anch'io... M'avvicino... Mi chiedo che sta succedendo... Lei si mette a farmi il solletico... Mi soffia sul naso... -Ah! Ah!- mi fa. La eccita, questo... Anch'io la palpeggio un pocoletto...
-Ah! il porcaccioncello, a quanto sembra guardi dai buchi, eh?... Prova un po' a dirmi che non e vero...-.
[Con una sola mano mi massaggia la patta...]
- Andrò a dirlo a mamma tua, io. Uhi lala! il porcelloncino!... Il maialoncino mio!...-
Arrota i denti, dal piacere... Si contorce... M'abbranca... Mi rifila una bella linguatona in bocca, un bacioccone da galeotta... io vedo tutte le stelle del firmamento... Mi schiaffa a sedere accanto a lei sul letto... Si arrovescia... [Alza di colpo le sottane...]
[-Tocca! Tocca qui, dunque!- mi fa...
Le metto la mano tra le cosce......

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