31.3.08

La villa dell'imperatore

Villa Adriana a Tivoli

Per una gita domenicale a due passi da casa, senza troppa fatica, ho pensato a Villa Adriana. Il ricordo che ne conservavo risaliva ad una delle mie prime gite, quella di quinta elementare ed è chiaro che di tempo ne è passato e la memoria andava restaurata. A quel tempo, in giovine età, ero rimasto molto piu' affascinato dall'altra villa quella dei D'Este, ricca di fontane e giochi d'acqua. Serviva una "rivisitazione". Il risultato è stato davvero piacevole, una giornata tra archeologia, natura e relax. Per la buona riuscita era necessario il bel tempo primaverile ed in questo siamo stati fortunati, il resto c'era già. A ciò aggiungiamo che - non lo sapevamo, lo giuro - siamo capitati nel giorno di apertura gratuita dei musei e parchi archeologici dei beni culturali. Visitare Villa Adriana è anche fare una passeggiata in campagna, lontano dalla città, circondati da grandi distese di campi coltivati, lontano dai rumori, se non quelli dei pochi, rispetto all'enorme spazio, turisti presenti. Il percorso inizia con una breve salita che ci porta al Pecile, anticamente grandioso quadriportico con piscina, ora ne restano le grosse mura da un lato soltanto ma soprattutto un bellissimo specchio d'acqua con del verde attorno, e delle ottime paperelle che non sfigurano mai in nessun posto. Proseguendo lentamente, perchè questa è la maniera di godersi la scampagnata, si giunge, attraversando altre pietre e altri resti di antichi edifici al secondo grande bacino d'acqua, il Canopo, circondato da colonnati e statue greche, molto elegante ancora oggi. Da qui si può fare una breve escursione tra ulivi secolari e profumi primaverili fino a giungere in un luogo isolato dal resto della villa, ottimo per appartarsi un pò e fare magari uno spuntino, la torre di Roccabruna : dall'alto si ha una magnifica vista sull'agro romano per chilometri e chilometri e si può vedere il mare e i monti circostanti. Dopo il ristoro si continua andando su e giù per le costruzioni di questa immensa villa, attraversando le biblioteche, le terme, le caserme dei pompieri, soffermandoci dunque presso la cosiddetta piazza d'oro, fino a scoprire un pezzo davvero unico che mi ha colpito particolarmente: il teatro marittimo, uno spazio circolare con un ingresso a colonne un canale circolare ed un isolotto all'interno, grande inventiva e gran gusto, molto moderno. Lasciamo, infine, ripercorrendo la stradina iniziale questo bel posto, pensando di avere avuto ancora una volta una buona idea. Wil

27.3.08

Una pasquetta invernale


A sulmona e dintorni

A Pasquetta, anche se bassa, freddo o non freddo, neve o non neve devi partire. Bè se c'è la neve può essere un pò scomodo, ma alla fine siamo stati fortunati. Una giornata di discreto tempo. Itinerario scelto : abruzzo citeriore, Sulmona e dintorni. La prima fermata è presso San Pelino, a Corfinio, una delle tante e bellissime chiese medievali abruzzesi. E' una fermata ormai ricorrente quando siamo da quelle parti. Quindi Sulmona, città d'arte, storia, patria di Ovidio, patria dei confetti e questi ultimi sono i primi ad accoglierci nella passeggiata sotto i portici del centro storico. I confetti in tutte le modalità, confezionati come fiori colorati, belli e tipici. E' stata una pasquetta anticipata, lo sapevamo, un pò fredda, meno partecipata, infatti la città si è presentata poco popolata, ma questo non è che un bene per noi amanti del turismo minimalista. Partendo dalla villa comunale, superati i portici, abbiamo mirato e rimirato la bellissima facciata della SS Annunziata entrando nel vivo della cittadina attraverso Corso Ovidio. Il cuore della città è Piazza Garibaldi, grande e spaziosa, introdotta dal simbolo, direi, della città, l'acquedotto medievale coi suoi grandi archi di pietra ed a fianco, la chiesa ed il bellissimo portale di San Francesco della Scarpa. Ci si sofferma e si contempla il panorama architettonico , presidiato dall'alto dalle innevatissime vette della Maiella. Pausetta, caffè, chiacchierata, negozi di confetti. Si prosegue fino a Piazza Plebiscito della romanica Santa Maria della Tomba che è chiusa e così si torna indietro e poi, visto che hanno aperto San Panfilo, una visita alla cattedrale con sosta gradita alla cripta mi pare una degna conclusione. A questo punto ci dirigiamo verso un paesino limitrofo, Pacentro, a 700 metri d'altitudine, ben conservato, il classico gioiellino. Un piacevole dedalo di viuzze, ci porta fino ai piedi del Castello, in corso di restauro. Nei pressi notiamo una casetta con al campanello il cognome Ciccone e pensiamo a come abbia avuto origine, tra queste pietre, il dna di quella ragazza diventata stella mondiale della musica e del costume. Giungiamo a Piazza del Popolo, dove sorge la chiesa Parrocchiale di Santa Maria della Misericordia, anche qui si può effettuare una sosta. Prima di riprendere l'autostrada, ci allunghiamo, per i saluti, a Popoli, famoso per le bottigliette d'acqua che ci propinano in ufficio, ma anche per la Taverna Ducale bellissimo esempio di architettura civile del quattordicesimo secolo. E dall'Abruzzo è tutto.

16.3.08

Oscenamente Parigi

Morte a credito di Louis Ferdinand Celine

Dopo l'entusiasmante lettura di "Viaggio al termine della notte" ho preso in mano quest'altro romanzo anch'esso citato tra i capolavori di Celine, scrittore maledetto e poco reclamizzato. L'ho iniziato, l'ho interrotto per qualche mese, la lettura non è agevole nella prima parte, l'ho ripreso e poi terminato in crescendo. Non tutto di un fiato dunque, altrimenti sarei rimasto senza, fiato. Le prime cento pagine sono ostiche, non calano proprio, a volte l'autore salta di palo in frasca, si fatica a capire che sta dicendo, ma poi si entra nel linguaggio viscerale e carnale di Celine e, ci si adegua al suo interloquire madido di sudore, rigonfio di pus, maleodorante e sensuale allo stesso tempo che ti coinvolge e non ti lascia piu' fino alla fine. Fortemente autobiografico, racconta dell'adolescenza di un "ribelle", un "anarchico" nella Parigi dei primi anni del novecento. Con energia, odio, furia, impeto, a volte delirio, cinismo ed ironia lo scrittore ci narra della miseria dell’animo umano, della poverta nei sobborghi parigini, dell'impossibilità di trovare soddisfazione, ma anche dell'inventiva e dell'intraprendenza di alcune persone che si battono per resistere. Ricordo qualcosa di simile nella trilogia di Beckett, un medesimo livello di schifo umano e disperazione senza possibilità di salvezza. Tanti personaggi tra il drammatico e l'ironico : i genitori Auguste e Clémence, lo zio Édouard, lo stravagante inventore Courtial des Pereires con lo Zelante ed il Genitron, la sua baffuta moglie Irene, il prete matto, e poi quelli del college inglese. Si rimane legati un pò a tutti.
Bellissima la traduzione di Giorgio Caproni. Per rendere l'idea ed istigare alla lettura un pò di citazioni :

Eccoci qui, ancor soli. C'è un'inerzia, in tutto questo, una pesantezza, una tristezza... Fra poco sarò vecchio. E la sarà finita, una buona volta. Gente n'è venuta tanta, in camera mia. Tutti han detto qualcosa. Mica m'han detto un gran che. Se ne sono andati. Si son fatti vecchi, miserabili e torpidi, ciascuno in un suo cantuccio di mondo
il Passage des Bérésinas era diventato una specie di chiavica. La piscia crea un viavai. Poteva pisciarci chiunque addosso a noi, anche chi già aveva il dente del giudizio; soprattutto quando in mezzo alla strada pioveva. Ci venivano apposta. Nella cunetta formatasi per caso dall’Allée Primorgueil, farci la cacca era affar corrente.
Avevamo tutti il cacacciolo al culo. Insegnai io, ai compagni, a tenersi l’orina in dei bottiglini

A furia d’annusar tanta polvere, le caccole gli eran diventate dure come mastice. Non venivan più via… Era la sua più forte distrazione staccarsele e poi mangiarsele delicatamente.

Appena entrati, lei chiude la porta, spranga tutto, mette per giunta i due lucchetti... Mi precede, passa in camera sua... Mi fa cenno d'entrare anch'io... M'avvicino... Mi chiedo che sta succedendo... Lei si mette a farmi il solletico... Mi soffia sul naso... -Ah! Ah!- mi fa. La eccita, questo... Anch'io la palpeggio un pocoletto...
-Ah! il porcaccioncello, a quanto sembra guardi dai buchi, eh?... Prova un po' a dirmi che non e vero...-.
[Con una sola mano mi massaggia la patta...]
- Andrò a dirlo a mamma tua, io. Uhi lala! il porcelloncino!... Il maialoncino mio!...-
Arrota i denti, dal piacere... Si contorce... M'abbranca... Mi rifila una bella linguatona in bocca, un bacioccone da galeotta... io vedo tutte le stelle del firmamento... Mi schiaffa a sedere accanto a lei sul letto... Si arrovescia... [Alza di colpo le sottane...]
[-Tocca! Tocca qui, dunque!- mi fa...
Le metto la mano tra le cosce......

9.3.08

Non è un film per vecchi, ma neanche per bambini

Non è un paese per vecchi dei Cohen

I Cohen uno se li ricorda, o almeno io, sempre in relazione alle commedie brillanti tipo Mister Hula Hoop o Il grande Lebowski, ma poi vedi questo film e ti vengono in mente che hanno realizzato opere "con sangue sparso qua e la" come Fargo o Barton Fink. "Non è un paese per vecchi" è un film di quelli, anzi peggio. Un personaggio come quello di Javier Bardem che ti fa crepare di paura e sudare anche a febbraio, con quei capelli a caschetto, quello sguardo da matto, e quella bombola ad aria compressa col proiettile pronto a bucare il cranio di chicchessia, non si dimentica facilmente. Non è piu' il tempo degli indiani e delle frecce, i luoghi sono gli stessi, grandi steppe assolate e desertiche ai confini col Messico, ma ora si gioca pesante, ci sono traffici di droga, valige piene di soldi, armi micidiali e personaggi senza scrupoli. Lo sceriffo invece viene dal vecchio West, duro e aspro, ma leale, uno di quei personaggi così cari a Clint Eastwood, ma la brutalità, la disumanità crescente e la mancanza del senso di giustizia odierna non fanno piu' per lui. Violenza, violenza e violenza, quasi parodistica per quanto è eccessiva, si soffre, si è sempre sotto tensione, ma la storia è avvincente, vuoi vedere la fine, speri nella fine, ma arriva prima la fine di qualche personaggio in cui hai riposto speranze che la fine del film. Alla fine morti tutti, o quasi, il film può finire. Una regia perfetta, uno dei migliori risultati dei Cohen sicuramente all'altezza del bellissimo Fargo. Chi non ama il sangue e le immagini forti, li capisco, ma in questi ultimi anni si perdono molti film interessanti. Wil