18.1.10

Due ore non bastano

Visita alla galleria borghese con mostra di Caravaggio e Bacon

Dopo anni e anni di "rimando a data da destinarsi", finalmente riesco a visitare il museo di villa Borghese. Sarà che il meccanismo della prenotazione non mi appassiona, ma sicuramente garantisce un flusso moderato di visitatori, sarà che è mancata l'occasione giusta. L'occasione è giunta : una mostra interessante ed una nuvolosa domenica di gennaio da sfruttare. Venirci in tram poi è rilassante, ci si delizia guardando Roma al rallentatore; dalla regale via Regina Margherita si prosegue a piedi, attraversando la bella Villa Albani. Lungo il tragitto miriamo e rimiriamo palazzi elegantissimi e silenziosi, con grandi balconi, bei terrazzi, piante e accessori, ma ci accorgiamo di camminare su marciapiedi ornati di grandi cacche prodotte da grandi cani che padroni grandi e scostumati non hanno raccolto. E allora l'eleganza è solo apparente. Ma andiamo avanti, siamo presto a Villa Borghese e ci prepariamo per questo grande evento visionario. Forse è osare troppo, ma l'accoppiata museo Borghese piu' la speciale mostra Caravaggio - Bacon non ci spaventa. Sicuramente c'è parecchia carne al fuoco, come direbbe Biscardi, forse troppa. Per iniziare non ci facciamo mancare l'audioguida che è solo per le opere stabili del museo e non per quelle della mostra, ma va bene così. La meraviglia è un pò dovunque, nel giardino che ti accoglie, ma che già conosciamo, nel palazzo negli arredi, e nei dipinti e nelle sculture che lo rivestono. La prima stanza, enorme, presenta i quadri di grandi dimensioni, le trilogie di Bacon sono sconvolgenti e di impatto violento. E' bene leggere la didascalia e la storia di questo pittore per carpirne l'anima e comprenderne i colori dolenti e le linee debordanti. Di Caravaggio invece sappiamo molto di piu', conosciamo la sua storia, abbiamo piu' vive le sue opere nel nostro immaginario, ma ci fa sempre una certa impressione vedere questa "Resurrezione di Lazzaro" da vicino. Proseguendo, per ordine di stanza e ordine di audioguida (eheh, non si può sgarrare!) non ci facciamo mancare niente. Dalla Paolina Bonaparte, luminosa custode del palazzo, alla stupenda metamorfosi di Apollo e Dafne, per non parlare della Verità, del ratto di Proserpina e di tutte le opere di Gian Lorenzo Bernini, lo scultore preferito dal padrone di casa, il Cardinale Scipione Borghese. E tra un quadro di Bacon, uno di Caravaggio, una scultura di Bernini e qualche altro dipinto del cinquecento, per non parlare poi delle decorazioni delle pareti di ciascuna stanza terminiamo il piano terra già pieni di visioni e nozioni. Ma non basta, c'è il primo piano. Ed anche qui una ricca esposizione di dipinti, ed il prosieguo della mostra. Mentre siamo intenti ad ammirare il famosissimo Amor sacro e Amor profano di Tiziano, giunge una signorina gridando che l'orario di visita è terminato. Oddio! Una corsa ed un saltello per superare l'ultima porta prima che un'altra signorina la chiuda. Non posso perdermi, almeno uno sguardo, chissà quando ci torno, la deposizione di Raffaello, ma due minuti proprio e ci fanno evacuare.
Siamo comunque soddisfatti.


17.1.10

Melodramma con storia d'Italia

La prima cosa bella di Virzì

Per una serata piacevole e tranquilla un film di Virzì è quello che ci vuole. Bella storia, bravi attori, buone battute mai volgari. Però il ragazzone livornese è ormai cresciuto e nei suoi film c'è sempre piu' spazio per riflessioni che destano malinconia. La prima parte è un pò revival anni 70-80, vecchie canzoni, vecchi vestiti, vecchi colori. Ma si fa un pò di difficolta a seguire i discorsi un pò perchè il cinema Broadway ha il volume troppo alto ( è una usanza che ormai ricorre nei cinema di massa e che nuoce gravemente al piacere di vedere un film) un pò l'audio in presa diretta che non è il massimo e così bisogna aspettare il secondo tempo per apprezzare al meglio la storia. La protagonista è una donna semplice e ingenua che non sta ai compromessi che la società le impone. Generosa, espansiva, aperta nei confronti del prossimo (per molti lo è troppo) deve far fronte ai tanti ostacoli che l'ipocrisia dei piu' le pongono davanti. Così fra mille sofferenze e dolori persevera nel suo modello di vita solare ma dignitoso fin sul letto di morte davanti ai suoi figli, felici, alla fine, di essere suoi figli. Tra questi il figlio maggiore che è l'altra figura chiave dell'opera, chiuso e timido sin da piccolo, diventa un professore cinico ed irrisolto, fin quando non recupera il rapporto con la madre e si libera dalle sue inibizioni, rinascendo. Molto commovente ovviamente, ad alta tensione emotiva, lacrime a piu' non posso. E quando un film ti prende non puoi dire che non è ben fatto. Poi c'è un bell'excursus nella provincia italiana dagli anni'70 ad oggi, un bello squarcio di costume e di vita sociale che ci mostra i cambiamenti che sono piu' negli aspetti esteriori che nell'intimo delle persone. Il contributo degli attori è notevole : Stefania Sandrelli e Valerio Mastrandrea per queste commedie sono perfetti, ma anche gli altri attori sono stati all'altezza dalla Pandolfi alla Ramazzotti.

15.1.10

Questo è un libro serio

Necropolis di Boris Pahor

Come si può essere uguali a se stessi mentre si legge Necropolis? C'è qualcosa che ti invade, ti sconcerta, ti interroga, ti fa sentire inadeguato. Ti senti in colpa per qualcosa che non hai commesso in un tempo in cui neanche eri nato. Ti viene da pensare parafrasando Primo Levi "Se questo è un uomo", ma Pahor ha scritto un libro diverso da quello. Non che me lo ricordi bene visto che l'ho letto negli anni della scuola, ma in Necropolis ad esempio cambia il luogo : qui siamo in Francia, non piu' l'arcinota Auschwitz ma l'alsaziana Natzweiler-Struthof, qui non si parla di ebrei, bensì di prigionieri di guerra; in ogni caso le condizioni degli internati sono lo stesso inimmaginabili. L'autore ricorda i luoghi della sua sofferenza e della morte di molti suoi amici prendendo spunto da un ritorno sul luogo, che è ora divenuto un museo per visite guidate per scolaresche. E' evidente il contrasto tra l'aria scansonata e divertita che respirano gli studenti, e la serietà, il rispetto, la tensione emotiva di chi lì dentro ha vissuto sofferenza e morte. Ad esempio la vista di due innamorati :
"Noi eravamo immersi in una totalità apocalittica nella dimensione del nulla; quei due invece galleggiano nella vastità dell'amore, che è altrettanto infinito, e che altrettanto incomprensibilmente signoreggia sulle cose, le esclude o le esalta."
C'è dentro anche una lucida visione politica, legata alla discriminazione subita dagli sloveni in Italia.
"La paura si era impadronita della nostra comunità a cominciare dalla fine della prima guerra mondiale, dai giorni in cui i libri delle nostre biblioteche erano stati accatastati davanti al monumento di Verdi e la gente se la godeva a vederli bruciare. E poi la paura era diventata nostro pane quotidiano quando le nostre case di cultura erano state trasformate in bracieri, quando un fascista aveva sparato al predicatore nel tempio sul Canale, quando un maestro con una tosse sospetta aveva punito con la sua saliva le labbra della scolara che si era azzardata a chiacchierare nella lingua proibita."
Ma soprattutto ci sono tante storie, tanti racconti di uomini che cercano di conservare sino all'ultimo un lume di sopravvivenza. Gli esempi sono innumerevoli :
"Centottantasei gradini. Dieci pianerottoli. I corpi zebrati dovevano inerpicarsi sei volte al giorno fino alla cima, con una pesante pietra sulle spalle". Lungo lo stretto sentiero, sull'orlo di un precipizio, "stava un kapò che buttava giù con uno spintone chi a suo giudizio aveva una pietra troppo piccola sulle spalle". Sembra un girone infernale: "Quando alle guardie saltava il ghiribizzo, respingevano indietro, dalla cima della gradinata, quelli che si erano trascinati ansimando sin lassù, facendoli rovinare su chi stava sopravvenendo".
Una lettura necessaria

7.1.10

Saldi napoletani e saldi romani

In giro per le vie di Napoli e di Roma

Superate fortunatamente le piovose e noiose vacanze natalizie e scavallato l'allegro capodanno si parte con i saldi. L'occasione è buona per fare un giro in centro. La prima città a partire con questo rituale pagano è Napoli. La mattinata non è il massimo, umida, grigia, vetrine in allestimento, mosceria generale. L'aspetto positivo è che l'affascinante Napoli è tutta per noi, poca gente, poca confusione, poca fila per la sfogliatella. Come resistere infatti alla tentazione di questo dolce raffinato, gustato nella classica cornice di Via Toledo? Impossibile. Ma per aver percorso già tutto Corso Umberto ce la siamo meritata. E ci siamo meritati pure un bel tarallo di quelli " ’nzogna e pepe" e mandorla che sì, hanno lo strutto, ma che delizia morderli mentre si percorre Via Caracciolo e si guarda il mare.
Il tempo si riapre, le gambe sono buone, e nulla ci vieta di proseguire verso Posillipo sulla ripida funiculì funiculare. Non abbiamo trovato la casa di "Un posto al sole" ma da quassu' il panorama è da cartolina. I saldi ce li siamo dimenticati, ma Napoli ce la siamo vissuta in pieno.
Qualche giorno dopo anche Roma si apre alla corsa all'acquisto "scontato". Ne proviamo l'ebrezza, senza dover ci infognare, come fanno in tanti, nei centri commerciali, ma con un altra visita del centro storico. In fondo c'è meno gente, i negozi sono piu' eleganti, i prodotti piu' diversificati e le antiche mura, le chiese, i palazzi, le piazze e le fontane ristorano l'anima. Tra un pantalone e una giacca, una gonna e un paio di scarpe, ci scappa una visita gratuita alla mostra di pittura sacra nel palazzo del potere a Piazza Montecitorio. Allora mettiamoci in fila, visto che è difficile avere nuovamente la possibilità di respirare l'aria marcia delle stanze dei deputati. Il palazzo ovviamente è sfarzoso e ti viene da sputare per terra pensando a quante mignotte e puttanieri fanno i fighetti da queste parti, ma non si può, i commessi ci guardano. Non pensiamoci ma rifacciamoci lo spirito con qualche bel dipinto di Rubens, Signorelli, Zanobi Machiavelli.. . I saldi per oggi sono terminati