20.8.07

Triangolo di confine Umbria-Marche-Abruzzo

Norcia, Visso e dintorni

L'Umbria è ricca di borghi e cittadine che volentieri si fanno visitare. Norcia l'ho vista piu' volte, ma è sempre piacevole tornarci e poi d'estate è un posto molto gradevole. Questa volta ho pensato arrivarci passando per la montagna dei Fiori. Un giro del genere non l'avevo mai fatto, e, devo dire, ho capito perchè : tutte quelle curve danno alla testa e mettono a dura prova i nervi dei passeggeri e la pazienza della macchina. Nonostante ciò il paesaggio è discreto. Un'altra delusione è che manca un bel paesino che dia lustro alla montagna e Valle Castellana non è proprio all'altezza. Dunque si giunge a Norcia, ottimo ristoro dopo un viaggio stancante. La si può vedere da un punto di vista storico-architettonico legandola a San Benedetto e Santa Scolastica, degnamente onorati dalla bellissima Piazza e dalla Basilica benedettina, o da un punto di vista gastronomico legandola alla lavorazione del maiale, fiore all'occhiello, ma anche al nasino e alla boccuccia, dell'economia locale o infine la si può visitare come fresco borgo passeggioso quasi montano. Lasciando Norcia, siamo scesi verso Preci soffermandoci, tra le tante pievi e chiesette di campagna che vi si possono scorgere, presso la Madonna Bianca: bisogna farsi aprire la chiesa dalla famiglia che abita la casa di fronte, e ne vale la pena. Di seguito San Salvatore a Preci, curiosa per il tetto a capanna a doppio rosone ed infine una sosta lunga presso l'abbazia di Sant'Eutizio. Qui abbiamo incontrato una comunità di disabili in piena festicciola vendevano fiori profumati. Sant'Eutizio fu fondata dai monaci Siriani (i Padri del Deserto) nel V secolo ed è stata la culla del monachesimo occidentale, dunque ha una grande importanza storica, attualmente ben restaurata dispone anche di un sistema ricettivo. Altro tappa, finale, nelle Marche, a Visso. Una scoperta! Questo paesino ha una piazza, intitolata ai "Martiri Vissani", stupenda, ad esso si affacciano palazzetti del '400 e del '500. La perla di Visso è la Collegiata romanico-gotica di S. Maria che risale ai secoli XII e XIV poi c'è L'ex chiesa di S. Agostino (XIV sec.), Palazzo dei Priori e la chiesa di San Francesco. Tra l'altro è un paesino di villeggiatura estiva molto frequentato. Si sta davvero bene, penso che valga la pena rimanerci un pò di piu' che le nostre due ore. A stonare la bellezza, o dargli una prospettiva kitsch, i preparativi di un improbabile concerto di un emulo di Freddy Mercury, ma che dire! A presto. Wil

1.8.07

Parole da mangiare

I Fratelli Karamazov da Dostoevski

A volte si legge un libro così per passare il tempo,per rilassarsi, bello sì, ben scritto e poi lo si dimentica. Ci sono certi libri invece che ti nutrono, sono come una pagnotta di pane, ti saziano, ti senti crescere leggendolo, di un anno o due, di decenni, di tutta la storia del mondo. E questo è "I fratelli Karamazov". Un'esperienza mistica e umana allo stesso tempo. Ci siamo dentro tutti, c'è la storia di tutti noi, c'è il male del mondo, la perdizione, e c'è il bene, la possibilità di redenzione. La storia di per sè, la trama non è molto interessante da raccontare: c'è un omicidio di un padre e ci sono tre figli, c'è un colpevole da trovare e condannare. Ma un grande romanzo usa la trama come canovaccio per mettere in campo i protagonisti che con le loro multiformi sfaccettature danno struttura all'opera. Tra questi ricordiamo con affetto Alexej, quello buono e bravo, mistico e giusto, quello per cui si tende a tifare e poi c'è il fratello, non da meno, Ivan, preso dai dubbi metafisici, che non crede in un Dio che permette la sofferenza dei bambini. C'è Dimitri figlio violento e Fedor Pavlovic padre viscido e lussurioso, che amano la stessa "donnaccia". E poi c'è lo starec Zosima, figura chiave dello spiritualismo in chiave russa, c'è il monastero e coloro che lo frequentano. C'è Smerdiakov, creatura votata ad una vendetta sociale alla condanna a quel ruolo subalterno che la vita gli ha dato dalla nascita. E ci sono i bambini, il saggio Kolia ed il povero Iliuscia, bambini che soffrono dignitosamente, bambini da cui imparare. Il romanzo è molto lungo, più di mille pagine e coi miei tempi di lettura ci ho messo un pò di mesi, ma volendo si legge speditamente, a parte qualche angolo di divagazione filosofica e teologica, in cui c'è bisogno di meditazione e riflessione. E' una lettura sicuramente invernale, davanti ad un caminetto con un brandy in mano magari, e soprattutto è un libro di quelli che non deve mancare in una libreria che si rispetti. Se volete approfondire, ma solo dopo averlo letto, potete vedere questo commento