Gran Torino di Clint Eastwood
Ogni volta che esce un film del mitico Clint mi stupisco di come possa essere così prolifico mantenendo alti livelli qualitativi e di come riesca a dire qualcosa in piu' nonostante abbia già detto molto nelle pellicole precedenti. Gran Torino è un film pulito, limpido, duro, impietoso, come lo sguardo del protagonista. Uno sguardo sprezzante sul mondo che è cambiato, sull'America, che non è più la stessa. Disprezzo per i musi gialli, i nuovi vicini che non curano il prato, e che ricordano a Walt Kowalki la guerra di Corea risvegliando in lui pagine dolorose, sepolte nei meandri della memoria. Disprezzo per i suoi figli che comprano macchine giapponesi ed educano la prole lasciandola in balia della modernità (televisiva) che li involgarisce e li corrompe. Disprezzo per le gang giovanili che scorrazzano per la zona divertendosi con la violenza fine a se stessa. Però ad un certo punto una breccia rompe l'isolamento del protagonista, fatto di birre scolate sotto il portico col cane fedele, in fondo questi coreani non sono poi così male, questo Thao è un ragazzo timido ed educato che può essere formato ai valori di un tempo, gli si può trasferire il testimone. Quindi la speranza nel futuro. E poi c'è la macchina, la mitica Ford Gran Torino vecchio simbolo dell'America produttiva, del sudore e dell'orgoglio degli americani che hanno lavorato in fabbrica come Kowalski. La Torino non si tocca, è un simulacro, una divinità, reale, non come quella impalpabile e vuota rappresentata dal giovane seminarista irlandese. Un vero film western, di epica moderna, con una conclusione altamente suggestiva e simbolica. Che ve lo dico a fare, fa venire i brividi!
31.3.09
16.3.09
Oltre agli Etruschi ci sono stati i Falisci
Visita a Civita Castellana
La gitarelle domenicale questa volta passa per la via Flaminia. Questa strada mi mette sempre un pò a disagio perchè piena di motociclisti che ti vengono addosso sfrecciando e rombando al centro della carreggiata. Se andassero a Vallelunga, che sta a due passi, troverebbero la mia piena approvazione. Tornando a noi, Civita Castellana, l'avevo vista di sfuggita in un'altra occasione e volevo approfondire. La meta principale è il Duomo che ha un portico e una facciata di grande raffinatezza, opera della nota famiglia romana dei Cosmati. L'interno è piu' recente, ma è molto interessante una cappella attigua al presbiterio che presenta dei resti di affresco medievali e dei plutei longobardi. Soddisfatta questa primaria esigenza si può fare un giro per la bella piazza principale e poi perlustrare il mercatino d'antiquariato allestito attorno al forte San Gallo. A proposito del forte, curiosamente, notiamo che sta per partire una visita guidata gratuita che ci fa dire "Perchè no!". La guida che è poi il direttore del museo dell'agro falisco è una rivelazione. Ci illustra, scendendo in particolari assai accattivanti la storia, dalla piu' antica fino a tempi più vicini a noi, del palazzo fortificato che diventa prigione ed infine museo. Una persona appassionata riesce a coinvolgere molto il suo gruppo dando vita agli oggetti e ai muri che si vedono, così siamo stati piu' di un'ora a pendere dalle labbra della guida appassionandoci persino dei vasi poco riusciti e alle suppellettili dei Falisci. A proposito questo è un popolo che abitava queste zone al tempo degli Etruschi, ma erano meno avanzati, e questo non lo sapevo! Ora possiamo lasciare la cittadina e ci spostiamo verso l'interno per fare un salto alla "solita" Calcata. Il nome evoca tutti i passi che i molti visitatori vi pongono, in queste belle giornate, ma dopo cinque minuti ti viene la nausea e ce ne scappiamo senza neanche prendere i tradizionali biscottini. Ci dirigiamo verso la meno battuta e meno nota Mazzano Romano, che però ha un piccolo ma carino centro storico, sempre all'interno del parco della Valle del Treja. Entriamo in un piccolo bar di quelli di una volta che ormai non trovi piu' neanche nei paesi e poi percorriamo la via che ad anello che da un arco porta al palazzo baronale degli Anguillara. Come al solito molti gatti che attirano la nostra attenzione ed il consiglio a chi passa di qui di fermarsi una mezzora perchè ne vale la pena.
Wil
La gitarelle domenicale questa volta passa per la via Flaminia. Questa strada mi mette sempre un pò a disagio perchè piena di motociclisti che ti vengono addosso sfrecciando e rombando al centro della carreggiata. Se andassero a Vallelunga, che sta a due passi, troverebbero la mia piena approvazione. Tornando a noi, Civita Castellana, l'avevo vista di sfuggita in un'altra occasione e volevo approfondire. La meta principale è il Duomo che ha un portico e una facciata di grande raffinatezza, opera della nota famiglia romana dei Cosmati. L'interno è piu' recente, ma è molto interessante una cappella attigua al presbiterio che presenta dei resti di affresco medievali e dei plutei longobardi. Soddisfatta questa primaria esigenza si può fare un giro per la bella piazza principale e poi perlustrare il mercatino d'antiquariato allestito attorno al forte San Gallo. A proposito del forte, curiosamente, notiamo che sta per partire una visita guidata gratuita che ci fa dire "Perchè no!". La guida che è poi il direttore del museo dell'agro falisco è una rivelazione. Ci illustra, scendendo in particolari assai accattivanti la storia, dalla piu' antica fino a tempi più vicini a noi, del palazzo fortificato che diventa prigione ed infine museo. Una persona appassionata riesce a coinvolgere molto il suo gruppo dando vita agli oggetti e ai muri che si vedono, così siamo stati piu' di un'ora a pendere dalle labbra della guida appassionandoci persino dei vasi poco riusciti e alle suppellettili dei Falisci. A proposito questo è un popolo che abitava queste zone al tempo degli Etruschi, ma erano meno avanzati, e questo non lo sapevo! Ora possiamo lasciare la cittadina e ci spostiamo verso l'interno per fare un salto alla "solita" Calcata. Il nome evoca tutti i passi che i molti visitatori vi pongono, in queste belle giornate, ma dopo cinque minuti ti viene la nausea e ce ne scappiamo senza neanche prendere i tradizionali biscottini. Ci dirigiamo verso la meno battuta e meno nota Mazzano Romano, che però ha un piccolo ma carino centro storico, sempre all'interno del parco della Valle del Treja. Entriamo in un piccolo bar di quelli di una volta che ormai non trovi piu' neanche nei paesi e poi percorriamo la via che ad anello che da un arco porta al palazzo baronale degli Anguillara. Come al solito molti gatti che attirano la nostra attenzione ed il consiglio a chi passa di qui di fermarsi una mezzora perchè ne vale la pena.
Wil
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