Il grande sogno di Michele Placido
Il '68 è un anno ormai arcimitizzato, visto in mille film, in mille documentari, discusso in mille salse. Alcuni credono che abbia cambiato il mondo, alcuni che sia stato un fallimento. Ma quello che è incontestabile è l'entusiasmo, la spinta emotiva che ha unito milioni di giovani verso un sogno comune. Alla domanda "L'importante è che il sogno si verifichi o che si sogni e basta" si cerca di dare una risposta attraverso dibattiti e discussioni interminabili. Da una parte si schierano gli antisessantottini da sempre, dall'altra parte quelli che lo hanno rinnegato, dall'altra ancora quelli rimasti "giovani rivoluzionari anacronistici" ma si finisce sempre nella sterile battaglia tra schieramenti politici opposti. Anche Michele Placido con un punto di vista molto personale, per aver trascorso quegli anni tra le forze dell'ordine simpatizzando per i "rivoluzionari", irrompe sull'argomento ed anche in questa occasione le polemiche politiche non mancano : "Berlusconi non so chi è e neanche lo voto, voto da tutt'altra parte. Ma voi mi dovete dire con chi devo fare i miei film: li ho fatti con la Rai (Ovunque sei, ndr.) e mi avete contestato, ora con Medusa e protestate». Ma parliamo del film : "Il grande sogno", molto atteso, mi ricordo che se ne parla da piu' di un anno, è in effetti una pellicola coinvolgente ed emozionante. Le vicende dei tre giovani che reggono la trama ci appassionano e ci conquistano, gli attori sono molto credibili e bravi e le vicende ben ricostruite. Giovani di grandi ideali, dalle grandi aspettive per il futuro. Il futuro non è altro che speranza, sogno, ciò che, in forte contrasto con quegli anni, sembra mancare ai giovani dei nostri anni zero. Ma tornando al film, la rivisitazione di Placido è concentrata sugli scontri di Valle Giulia a Roma e sulle occupazioni a La Sapienza. Riprendendo la poesia di Pasolini, ma soprattuto pezzi di vita vissuta dal regista, il protagonista, un poliziotto attore, di origine proletaria, venuto dal sud in cerca di fortuna constata la forza e la lucentezza degli ideali di quei moti, ma si accorge d'altra parte di come sia impossibile fare davvero un "reset" delle classi sociali che riporti tutte le persone allo stesso punto di partenza. Ma probabilmente il maggior pregio del film è quello di narrare una intensa storia d'amore a tre, la bella di buona famiglia, il proletario appassionato, l'intellettuale politicizzato con Trinca, Scamarcio ed Argentero che contribuiscono in maniera importante alla buona riuscita dell'opera.